Per il mondo intero, si sa, è un periodo difficile. Un periodo che speravamo breve, ma che non accenna ad affievolire la sua tragicità, passando da un continente all’altro portando con sé l’ombra nera della morte. Terrorismo che sfocia in atti suicidi, fino alla degenerazione recente che non ha fatto distinzioni tra uomini e bambini.
Un sito come il nostro che parla di mondi fantastici, di sogni che si espandono in un’altra direzione, di avventure magiche e di intrattenimento è orgoglioso quando riesce a constatare che la fantasia a volte può essere utilizzata come arma contro i mali del mondo.
Questo è il caso di Pace of Peace, Ritmo di pace, un cartone animato della lunghezza di otto minuti realizzato da un’équipe speciale e patrocinato dall’Ufficio per la pace del comune di Roma. Sì, perché la squadra degli ideatori e scrittori è formata da sedici studenti, tra i 15 e i 18 anni: otto vivono nella città palestinese di Qalqilia e otto in quela israeliana di Raanana.
Il soggetto è semplice e al contempo molto potente. Un cammello vola per il Medioriente, portando sulle gobbe un bambino israeliano e uno palestinese. Un cammello volante è già qualcosa di magico, ma la vera caratteristica che lo contraddistingue è ancora più magica. Sì, perché i bambini scoprono che tirandogli le orecchie il cammello sputa e trasforma tutto ciò che colpisce. Ecco quindi i carri armati diventare trattori, i kamikaze trasformarsi in maghi da circo, le pietre diventare fiori.
Avrebbe potuto essere un altro gesto qualsiasi, ma la scelta dello sputo è geniale e racchiude con sé tutto il senso del film: un gesto che in fondo fa ridere ma che è sprezzante allo stesso tempo.
Il progetto, nato due anni fa durante il festival dei Castelli animati di Genzano, ha dovuto scontrarsi con continue difficoltà, sempre superate dalla determinazione e dalla forza degli intenti che stavano alla base. I ragazzi si sono incontrati a Roma, hanno lavorato a stretto contatto per una settimana e la freddezza iniziale si è presto trasformata in amicizia (e pare anche in un primo amore). Guidati dal giornalista Roberto Davide Papini e dal vicepresidente dell’Asifa Italia Attilio Valenti, i ragazzi hanno superato brillantemente enigmi a tratti anche imbarazzanti. Come risolvere il problema delle bandiere (visto che Israele non riconosce quella palestinese)? Proviamo a trasformare le bandiere in magliette. E così via, fino a raggiungere la versione definitiva della storia, passata subito al lavoro di storyboarding di Gregory Panaccione.
Dodici studi di animazione italiani hanno poi dato vita alle scene, aderendo gratuitamente al progetto, mentre la colonna sonora è stata affidata alla cantautrice palestinese Rim Banna e a Noa, di Tel Aviv.
Il cortometraggio è stato proiettato lunedì 6 settembre nella Sala Perla, a Venezia, durante il festival del cinema. Seguirà una seconda proiezione sabato 11, a Roma, durante la serata per la pace, in piazza del Campidoglio.
Una piccola grande iniziativa che certo non cambierà il mondo, ma che di sicuro fa riflettere e sperare che se i figli di uomini tra loro nemici possano ridere e divertirsi insieme, forse c’è ancora la speranza di un mondo senza guerre.
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