Dopo l'anteprima a Venezia, andiamo a curiosare per vedere come è stata accolta l'ultima opera del genio del cinema d'animazione giapponese. Giudizio quasi unanime e positivo per il film tratto dal romanzo di Diana Wynne Jones (di cui potete leggere il primo capitolo all'indirizzo http://www.fantasymagazine.it/notizie/1564)

Giuseppina Manin - Corriere della Sera

Dal mondo di carta cinese al mondo dei cartoni giapponesi. Firmato Miyazaki, Oscar 2003 per La città incantata, è Il castello errante di Howl, primo film d’animazione in gara, ma anche «primo cartoon per anziani». Perché, colpa del solito incantesimo, una 18enne si ritrova di botto novantenne. Ma, senza crema antirughe, riesce a far innamorare un maghetto, giovane e carino. Per la serie, c’è speranza per tutti.

http://www.corriere.it/speciali/2004/Spettacoli/venezia/articoli/07092004.shtml

Chiara Ugolini - Kataweb

Tra i film più applauditi e amati al festival c'è sicuramente Il castello errante di Howl del premio Oscar Hayao Miyazaki, la prima pellicola di animazione in lizza per il Leone d'oro da trent'anni a questa parte.

Il poeta delle anime giapponesi ha mandato a Venezia, in anteprima mondiale, una favola che parla d'amore e guerra, delle relazioni fra bambini e anziani, delle difficoltà della terza età.

http://www.capital.it/trovacinema/detail_articolo.jsp?idContent=277535

Valerio Salvi - filmfilm.it

Questo è il Maestro giapponese ormai consacrato anche all'estero.

Howl's moving castle riprende - forse anche troppo, e questo potrebbe essere uno dei difetti - tutte le tematiche che hanno popolato i precedenti lungometraggi. Un'ambientazione decisamente europea in un'epoca indefinita in cui la tecnologia si fonde con la magia, i costumi dei personaggi in stile, l'accoppiata dei due protagonisti con uno quasi selvaggio e l'altro più razionale, il gusto per i costrutti giganti dalle forme composite, il dito puntato contro una tecnologia che può essere fonte di distruzione e - novità - la valorizzazione degli anziani, concetto molto giapponese che forse dovremmo far maggiormente nostro.

http://www.filmfilm.it/film.asp?idfilm=25937

Antonello Rodio – Castlerock.it

Divertimento assicurato quindi per lo sguardo curioso dei più piccoli, ma anche temi di riflessione per gli adulti più attenti. Dove Miyazaki finisce però per eccedere è nella lunghezza dell’opera (alcune lungaggini sembrano inutili ai fini della storia e tolgono brio alla narrazione) e nel finale piuttosto ostico da decifrare, fitto com’è di continui colpi di scena tanto da sembrare racchiuso in infinite scatole cinesi.

http://cinema.castlerock.it/review.php/id=799

Il Messaggero

Sicché alla fine, come dubitarne, nel gruppo svetta il cartoon di Miyazaki, storia di una ragazzina trasformata per magia in vecchietta, di un mondo devastato da una crudele guerra aerea, di un mago ambiguo ma giovane e seducente (come quello de La città incantata) che vive in un assurdo e sbuffante castello semovente.

Metà grosso insetto e metà sommergibile alla Jules Verne, fatto di legno e metallo con cerniere a vista e torrette mobili, issato su zampe di gallina come la casa della strega russa Baba Yaga, il castello è l'invenzione migliore del film - e una perfetta metafora del cinema di Miyazaki, che fonde forme e motivi della più varia provenienza. Riscaldandole al fuoco di un'immaginazione senza limiti come le forze del buffo demonietto Calcifer, il fuoco che arde nelle viscere del castello alimentando viaggi e prodigi. Gran divertimento e lunghi applausi, anche se i film tutti giapponesi erano un'altra cosa e la sensazione è che qui Miyazaki si ripeta un poco.