«Ha preso il tuo sangue per far rinascere il suo corpo! Il tuo sangue nelle sue vene, Harry, la protezione di Lily dentro di te e dentro di lui! Ti ha legato alla vita finché lui vive». (16)

E questo non è il solo effetto: l’Amore altruista del ragazzo, che lo spinge a sacrificarsi per il bene della comunità – poiché morire è l’unico modo per distruggere l’ultimo pezzo di anima di Voldemort che alberga in lui e che garantisce l’immortalità al mago oscuro quand’anche tutti gli altri Horcrux siano stati distrutti – opera infatti un altro miracolo: allo stesso modo in cui Lily aveva immunizzato suo figlio attraverso il sacrificio della propria vita, sempre grazie al legame di sangue, esso attiva la protezione magica e impedisce a Voldemort di nuocere a quella stessa gente che Harry ha voluto salvare. È come se il sangue-anima del ragazzo fosse un anticorpo capace di provocare una malattia autoimmune nel corpo dello stesso Mago Oscuro e gli si ritorcesse contro.

Harry, rivolto a Voldemort, lo evidenzia chiaramente a pagina 678 dei Doni della morte:

«Non ucciderai nessun altro questa notte […] Non potrai uccidere nessuno di loro, mai più. Non capisci? Ero pronto a morire per impedirti di fare del male a queste persone…»

«Ma non l’hai fatto».

«…era mia intenzione, ed è questo che importa. Ho fatto quello che ha fatto mia madre. Sono protetti da te. Non hai notato che nessuno dei tuoi incantesimi funziona su di loro? Non puoi torturarli. Non puoi toccarli. Non impari dai tuoi errori, Riddle, vero?».

Voldemort non può imparare alcunché perché, in quanto posseduto dal principio maschile del Potere non può, per dirla con le parole di Marie-Louise Von Franz (17), “seguire le vie nascoste della spiritualità femminile e l’atteggiamento dell’amore”. A differenza di Harry, Voldemort non ha conosciuto l’affetto di una madre, né quello di una compagna o comunque di una effettiva figura di riferimento e non ha potuto quindi assorbire l’essenza del femminino che ha condotto invece il ragazzo a imitare Lily per la salvezza di chi ama. In un’intervista (18), la Rowling ha sottolineato quanto il fatto di essere stato concepito grazie all’influsso di un filtro d’amore sia emblematico dell’incapacità del Signore Oscuro di afferrare questo sentimento:

«È stato un modo simbolico per mostrare che proveniva da un’unione senza amore ma, naturalmente, tutto avrebbe potuto cambiare se Merope fosse sopravvissuta e lo avesse tirato su lei e lo avesse amato. L’incantesimo sotto il quale Tom Riddle senior diede i natali a Voldemort è importante perché mostra una coercizione e non ci sono molti modi più pregiudizievoli per venire al mondo del risultato di un’unione del genere».

Anche Silente ci conferma questa incapacità limitante del Signore Oscuro quando spiega a Harry che “di elfi domestici e storie per bambini, di amore, fedeltà e innocenza Voldemort non sa e non capisce niente. Niente. Che tutti hanno un potere che va oltre il suo, oltre la portata di qualunque magia, è una verità che non ha mai afferrato”. (19)

Se non fosse stato per il legame di sangue con la sua controparte viva, Harry, dal canto suo, non sarebbe sopravvissuto fisicamente all’esperienza del secondo Avada Kedavra, così come non è sopravvissuta Lily.

Né rileva il fatto che Harry sia nel frattempo divenuto immortale secondo la leggenda dei Doni, in base alla quale il proprietario che li avesse riuniti avrebbe messo in scacco la Morte. Perché la pietra gli scivola via dalle mani (20) e la Bacchetta di Sambuco, nel momento in cui viene colpito dalla Maledizione, non è in suo possesso, anche se ne è il legittimo padrone. Un’allusione al fatto che non si domina la morte perché si hanno i tre oggetti leggendari – sia che si voglia intendere una disponibilità letterale degli stessi all’esatto momento del trapasso o anche solo una mera e generica proprietà – ma perché si è domata la paura di perire, considerando la propria morte mezzo di altrui salvezza, così come fece Gesù Cristo.

A questo punto, quando ha luogo il duello tra le mura di Hogwarts fra Protagonista e Antagonista, il potere insito nella Bacchetta di Sambuco è solo un mezzo meccanicistico per sgombrare fisicamente il campo dall’ormai spuntata minaccia del Signore Oscuro. Privo dei suoi Horcrux e dei suoi poteri nei confronti della comunità, a Voldemort non rimane infatti che la superiorità dell’abilità magica con cui vincere il duello. Il punto non è dipanato dalla Rowling in modo cristallino, tuttavia si deve desumere che il sacrificio di Harry abbia immunizzato gli altri ma non lui stesso (e a dire il vero non appare chiaro neppure il motivo per cui il legame di sangue operi solo a senso unico, trattenendo Harry dalla morte ma non Voldemort, se non con la spiegazione implicita per cui tale “ancoraggio” si attivi solo in virtù dell’autosacrificio compiuto poco prima dal ragazzo, circostanza che lo rende superiore al Mago Oscuro). Pertanto la sfida a “singolar tenzone” con un mago dalle abilità superiori rappresenta per Harry ancora una minaccia. Ed è qui che entra in gioco il fatto che, essendo diventato il padrone della Bacchetta di Sambuco – dopo avere disarmato Draco Malfoy,  che ne era a sua volta entrato in possesso disarmando Silente sulla Torre d’Astronomia – si trova ormai al riparo dalla superiorità magica di Voldemort alla quale, diversamente, soccomberebbe.