Amore, Morte e Sacrificio
Emblematiche dell’intreccio fra Amore e Morte che permea l’intera saga, sono le due citazioni che la Rowling sceglie come epitaffi sulla tomba dei genitori di Harry e di Ariana Silente che si trovano a Godric’s Hollow.
La prima è tratta dalla Prima Lettera di S. Paolo ai Corinzi (15:26): L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
Per la dottrina cristiana, ciascuno eredita la condanna alla mortalità a causa dal Peccato Originale commesso dal Primo Uomo; ma grazie a Colui che si è fatto Uomo e ha sconfitto la morte, ognuno riceverà la vita in Cristo. Alla fine, il Male sarà dunque definitivamente sconfitto dal Bene e dall’Amore.
Tuttavia, secondo l’Apocalisse, il trionfo del Regno di Cristo non avrà luogo senza l’ultimo assalto delle forze del Male. Il nemico di Dio, il demonio, subirà l’ultima sconfitta di fronte a Cristo resuscitato. Allo stesso modo, metaforicamente, Harry abbraccia la propria morte (e resurrezione) perché l’ultimo assalto del Signore Oscuro al mondo possa essere reso vano e la comunità magica possa continuare a vivere una vita degna di tale nome, anziché sopravvivere in una schiavitù di terrore di cui ha avuto già un assaggio per ben due volte.
Ma il concetto di Morte vista come ultimo nemico viene da ben più lontano, rispetto al Cristianesimo. Marie Louise Von Franz scrive infatti22 che “nella mitologia egizia e in alcune fiabe africane, la morte viene rappresentata come il nemico che ci uccide alla fine della vita, il che trova risonanza nella parola agonia, che significa lotta. Oggi ciò viene razionalizzato con l’idea che il moribondo lotta per la vita, per respirare, ma originariamente era una lotta con il nemico invisibile. Rostand rispecchia la stessa concezione nel suo dramma Cyrano de Bergerac, in cui la morte è l’ultimo nemico con il quale Cyrano combatte la sua ultima battaglia”.(23)
La seconda iscrizione tombale è tratta invece dal Vangelo secondo Matteo (6:19): Là dove è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
Il cuore vive se gli offriamo un tesoro per cui valga la pena mettersi in cammino, la nostra vita è davvero tale se abbiamo coltivato persone, azioni, speranze e passioni volte a costruire il Bene e l’Amore possibili, in vista della creazione di un mondo migliore. Harry – come Lily prima di lui, ma anche come Piton e ancora come tutti i membri dell’Ordine caduti prima di loro e mossi dalla stessa ragione – sceglie il sacrificio motivato dall’Amore. Ma a differenza di tutti gli altri personaggi, che si sono sacrificati per degli affetti particolari, concepisce il proprio sacrificio in virtù di un Amore ecumenico, transpersonale, esattamente come lo concepisce Gesù Cristo.
La Rowling ha dichiarato in proposito:
«Per me [i paralleli religiosi] sono sempre stati ovvi, ma non ho mai voluto parlarne troppo apertamente perché pensavo che avrebbe potuto mostrare alla gente che voleva solamente la storia, la direzione ove stavamo andando». (24)
Secondo la scrittrice, anche le due citazioni all’inizio dei Doni della morte – la prima tratta dalle Coefore di Eschilo e la seconda da Altri frutti della solitudine di William Penn – sono una chiave di lettura per la serie:
«Mi è davvero piaciuto scegliere queste due citazioni perché una è pagana, naturalmente, mentre l’altra viene dalla tradizione cristiana […]. Sapevo che sarebbero stati quei due passaggi sin da quando venne pubblicata 'La camera dei segreti'. Ho sempre saputo che, se fossi riuscita a usarli
all’inizio del settimo, allora avrei dato perfettamente continuità al finale. Se fossero stati pertinenti, allora sarei andata nella direzione in cui avevo bisogno di andare». (25)
Tuttavia, in questo caso, la dichiarata pertinenza non è così chiara. O almeno, appare chiara solo nella citazione tratta da 'Altri frutti della solitudine', dove William Penn parla del valore dell’amicizia, della compenetrazione fra la vita e la morte e di un attraversamento di questa esperienza che ricorda molto la concezione di Silente relativa alla “prossima grande avventura”.
Di fronte all’estratto delle Coefore, preso dalla lamentazione funebre contenuta nel primo episodio della tragedia, si rimane invece perplessi.
Anzitutto va detto che il testo inglese della citazione – e di conseguenza anche la traduzione italiana – non specifica chi sia a pronunciare ogni frase, cosicché sembra che stia parlando un unico personaggio, quando in realtà si tratta di un pezzo a tre voci, che include Oreste, Elettra e il Coro.
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