Siamo arrivati al quarto capitolo dell'approfondimento del mondo dei manga, degli anime e dei loro rapporti con il fantasy e il fantastico in generale. Dopo il fantasy all’occidentale e il fantasy all’orientale, questo nuovo articolo si concentrerà su un genere che tutti conoscono: quello delle maghette.
Il termine usato in Giappone è maho shojo, che significa ragazza magica, ma questo filone narrativo viene definito più colloquialmente majokko, cioè streghetta.
Come già il nome lascia intuire, si tratta di una variante del più comune genere shojo. Infatti il pubblico di riferimento è quello femminile adolescenziale e le protagoniste sono generalmente bambine o ragazzine. Oltre ai temi fondanti del genere shojo, come le storie romantiche, l’amicizia, i primi amori, etc. il majokko integra anche l’elemento fantastico.
Benché a un occhio poco attento possa sembrare che i manga e gli anime di questo filone siano tutti uguali, in realtà vi sono notevoli differenze all’interno del genere. In particolare vi sono tre sottogeneri principali, ciascuno con caratteristiche peculiari che lo rendono diverso dagli altri.
Il primo sottogenere è quello delle streghette, in cui le protagoniste non sono terrestri, o esseri umani, ma provengono da altri mondi o altre dimensioni. Possono essere aliene o streghe originarie di realtà parallele alla nostra. I loro poteri, quindi, sono parte integrante della loro natura.
Si inserisce in questo filone il primo titolo maho shojo della storia, cioè Sally la Maga (tit. or. Mahotsukai Sari) di Mitsuteru Yokoyama, un anime del 1967, la cui protagonista Sally è la principessa del regno magico di Astoria. Desiderando ardentemente poter visitare il mondo dei mortali, ottiene il permesso di recarsi sulla Terra. Qui assume le sembianze di una bambina e fa amicizia con diversi compagni di scuola, ritrovandosi spesso a usare la magia per aiutarli. Naturalmente l’esistenza stessa dei suoi poteri è e deve rimanere un segreto, pena il suo ritorno anticipato ad Astoria.
Altri titoli di maggiore rilievo di questo sottogenere sono il classico Bia, la Sfida della Magia (tit. or. Majokko Megu-chan) di Makiko Narita, un anime del 1974, in cui le due streghette Bia e Noa, provenienti da un altro pianeta, si scontrano in segreto sulla Terra per decretare chi sarà eletta Regina delle Streghe. Leggermente diversa la situazione di Ransie la Strega (tit. or. Tokimeki Tonight, letteralmente Batticuore Notturno) di Koi Ikeno, un manga del 1982, in cui la protagonista, figlia di un vampiro e di una lupa mannara e proveniente da un altro mondo, ha la capacità di assumere le sembianze di coloro che morde. Niente bacchette magiche, quindi, ma solo il potere di trasformarsi.
Tra i classici, infine, merita una menzione anche Il Magico Mondo di Gigì (tit. or. Maho no Princess Minky Momo) di Takeshi Shudo (poi creatore anche dei Pokemon), un manga del 1982, in cui la protagonista è un’inviata del Regno della Fantasia sulla Terra. Il suo compito è quello di far tornare a sognare gli esseri umani, perché i due mondi si stanno pericolosamente allontanando sempre più. In una simile trama e nel nome originale della protagonista è facile vedere l’ispirazione delle opere di Michael Ende (La Storia Infinita, Momo, etc.). In tempi più recenti si segnala Sugar Sugar Rune della famosa Moyoco Anno, un manga del 2003, che ci presenta quello che sembra quasi un remake aggiornato di Bia, la Sfida della Magia, per la somiglianza di molti elementi, in particolare la natura di strega di entrambe le protagoniste e la sfida che le vede impegnate in segreto sulla Terra per la conquista del trono.
Un secondo sottogenere del maho-shojo è quello delle maghette. Le protagoniste, in questo caso, sono normali bambine e ragazzine della Terra che, attraverso l’incontro con uno spirito o, più generalmente, un animale molto tenero e carino, ottengono da quest’ultimo degli speciali poteri magici.
Quello della mascotte è un elemento che si presenta frequentemente in tutti i generi, tanto da esser ormai divenuto un tratto distintivo e spesso fondamentale. Che sia esso a donare i poteri alle protagoniste, un famiglio (nel caso delle streghette) o solo un aiutante, ha di solito l’aspetto di un animaletto che potremmo definire puccioso (per usare un termine spesso utilizzato dalle fan di queste serie), il più delle volte parlante o, quantomeno, in grado comunicare telepaticamente.
Il primo titolo del filone delle maghette è Lo Specchio Magico di Fujio Akatsuka (tit. or. Himitsu no Akko-chan), un manga del 1962. Pur essendo precedente a Sally la Maga, in realtà il manga di Akatsuka non viene generalmente considerato il progenitore del genere majokko in quanto il successo e la diffusione maggiore per questo titolo arriva solo nel 1969 (quindi due anni dopo l’opera di Mitsuteru Yokoyama) con l’adattamento in anime. Si tratta della storia di Stilly (in originale Akko), una ragazzina che riceve, da uno spirito, uno specchio magico in grado di trasformarla in chiunque o qualsiasi cosa lei voglia.
3 commenti
Aggiungi un commentoHo dei ricordi d'infanzia di Ransie, Bia, Lo specchio Magico, Nana Supergirl, L'incantevole Creamy, Magica Emy (i bei tempi di quando c'era Bib Bum Bam ) anche se non è che mi prendessero molto (anche se certe gag in Ransie erano carine).
Mi è capitato di vedere alcune puntate di Madoka Magica e il soggetto mi è sembrato veramente interessante.
Anche se già all'epoca, o ormai dovrei definirla "era", la mia passione per la SF mi portava a preferire robottoni e astronavi, non disdegnavo qualche maghetta (e orfanella); Bia era quello che mi piaceva di più, ovviamente avevo già mi piacevano i malvagi e quindi il mio personaggio preferito era Noa.
Più avanti, non so come, mi sono lasciata intrippare da Sailor Moon, probabilmente lo trasmettevano ad un orario comodo e riuscivo a seguirlo.
Quanti bambini svezzati da Bum Bum Bam ... meglio non pensare a cosa c'è adesso e cosa fa ora Bonolis.
Anch'io preferivo robottoni e astronavi
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID