Anche per Lo Specchio Magico, a distanza di anni, vi è stato il riutilizzo di alcune delle tematiche e delle idee di fondo. In Un Fiocco per Sognare, un Fiocco per Cambiare (tit. or. Hime-chan no Ribbon) di Legumi Mizusawa, un manga del 1990, alla protagonista Himeko (Himi in Italia) viene regalato un fiocco in grado di trasformarla, solo per un’ora, in chiunque lei voglia. Con questo potere (a cui se ne aggiungeranno altri, col proseguo della storia), lei dovrà riuscire a cambiare il mondo, naturalmente in meglio. Ad aiutarla, come mascotte, il suo leoncino di peluche Pokotà, col quale può parlare grazie al fiocco magico. Il maggiore successo del genere delle maghette, però, è sicuramente dovuto a quelle che sono comunemente conosciute come le maghette dello Studio Pierrot: una serie di personaggi e di cartoni che hanno fatto la fortuna di questo studio di animazione e che a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90 sono divenuti dei classici anche in Italia. Titoli come L’Incantevole Creamy (tit. or. Maho no Tenshi Creamy Mami, trad. L’Angelo della Magia Creamy Mami) del 1983, Magica Magica Emi (tit. or. Maho no Suta Majikaru Emi, trad. La Stella della Magia Magica Emi) del 1985 o Sandy dai Mille Colori (tit. or. Maho no Idol Pastel Yumi, trad. L’Idolo della Magia Pastel Yumi) del 1986, hanno stabilito dei veri e propri canoni per questo genere che, a distanza di anni, continuano ad essere rispettati, a volte in maniera addirittura pedissequa.
Terzo e ultimo sottogenere del maho-shojo è quello che potrebbe definirsi delle eroine. Si tratta di un filone che tendenzialmente si rivolge a un pubblico più ampio rispetto ai due precedenti perché, con le sue frequenti scene d’azione, può attirare anche lettori maschili. In questo caso le protagoniste ricevono (o, in alcuni casi, sono già dotate dalla nascita) dei superpoteri, che le rendono vere e proprie protettrici della Terra. Il plot si articola generalmente in una serie di scontri, il più delle volte sempre più violenti e di grandi dimensioni, tra il nemico di turno e le protagoniste. In alcuni casi, queste ultime non sono del tutto inermi (perché spesso superforti, veloci o esperte di arti marziali) neanche quando non indossano i panni dell’eroina come, invece, capita alle normali maghette, capaci di fare magie solo se si trasformano.
Il primo titolo della storia ad appartenere a questo sottogenere è Hela Supergirl (tit. or. Okashina Okashina Anoko) un manga di Shotaro Ishinomori (più famoso per il suo capolavoro Cyborg 009) del 1969. La protagonista Hela sembra una normalissima bambina, in realtà è l’ultima discendente di un ninja leggendario, addestrata fin dalla più tenera età alle arti marziali e per questo dotata di superforza, supervelocità e altre capacità, tra cui l’ipnotismo e la telepatia. Il titolo di Shotaro Ishinomori, inoltre, si distingue anche per essere il primo ad introdurre il personaggio della mascotte che, come abbiamo visto, in seguito diventerà un tratto distintivo e quasi obbligatorio per tutte le opere del genere majokko. Nel caso di Hela Supergirl si tratta del cane parlante Buk, amico fidato della protagonista, sempre pronto a proteggerla, aiutarla o consigliarla nei momenti di dubbio.Vari manga e anime rientrano più o meno nel sottogenere delle eroine, alcuni rivolti a un pubblico più propriamente femminile, altri nati come shonen per quello maschile e, a distanza di anni, oggi considerati shojo a tutti gli effetti.
E’ il caso di due titoli come Nanà Supergirl (tit. or. Nanako SOS) del 1983, che vede coinvolto anche il disegnatore di Pollon, Azuma Hideo, e Cutie Honey (tit. or. Kyuti Hani) del 1973 creato da un mostro sacro dei manga come Go Nagai (autore di personaggi come Mazinga, Getter Robot e DevilMan).
Quest’ultimo in particolare nacque come il primo shonen con una protagonista femminile (e con frequenti scene di nudo), ma a distanza di anni il titolo ora viene considerato a tutti gli effetti appartenente al genere del maho-shojo.
Scendendo nel particolare, il sottogenere delle eroine vede un ulteriore sottofilone originarsi da esso, si tratta del sentai mono (trad. it. gruppo d’attacco). In questo caso l’eroina non agisce da sola contro i cattivi che minacciano la terra, ma fa parte di un gruppo le cui componenti, spesso, sono dotate di poteri complementari o diversi che, uniti, danno origine ad attacchi speciali.
Il primo titolo di questo filone è l’ormai famosissimo Sailor Moon (tit. or. Bishojo Senshi Sailor Moon, trad. La Bella Ragazza Guerriera Sailor Moon) di Naoko Takeuchi del 1992. Come tutte le opere apripista, anche quella di Takeuchi definisce gli standard del genere e viene seguita da una miriade di emulazioni più o meno valide. Questo anche perché si tratta di uno dei primi titoli rivolti esplicitamente a un pubblico femminile ad attirare un nutrito numero di lettori maschili, soprattutto grazie alle molte scene d’azione e ai combattimenti di volta in volta sempre più spettacolari.
3 commenti
Aggiungi un commentoHo dei ricordi d'infanzia di Ransie, Bia, Lo specchio Magico, Nana Supergirl, L'incantevole Creamy, Magica Emy (i bei tempi di quando c'era Bib Bum Bam ) anche se non è che mi prendessero molto (anche se certe gag in Ransie erano carine).
Mi è capitato di vedere alcune puntate di Madoka Magica e il soggetto mi è sembrato veramente interessante.
Anche se già all'epoca, o ormai dovrei definirla "era", la mia passione per la SF mi portava a preferire robottoni e astronavi, non disdegnavo qualche maghetta (e orfanella); Bia era quello che mi piaceva di più, ovviamente avevo già mi piacevano i malvagi e quindi il mio personaggio preferito era Noa.
Più avanti, non so come, mi sono lasciata intrippare da Sailor Moon, probabilmente lo trasmettevano ad un orario comodo e riuscivo a seguirlo.
Quanti bambini svezzati da Bum Bum Bam ... meglio non pensare a cosa c'è adesso e cosa fa ora Bonolis.
Anch'io preferivo robottoni e astronavi
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID