Fata Mysella si levò la mimetica e aprì le ali, due membrane iridescenti. Sentì i muscoli addormentati risvegliarsi. Le sbattè leggermente e si sollevò di qualche centimetro dal pavimento, leggera ed eterea.

Nello stretto cubicolo della doccia, sotto il getto di acqua, iniziò a ricordare quando secoli prima risaliva le cascate volando e bagnandosi nei loro vapori. All'epoca danzava con le ninfe nelle radure, cercava funghi assieme agli gnomi dei boschi e nei prati estivi cantava con grilli e fauni.

Poche lacrime fuggitive si mescolarono con l'acqua della doccia. Stava di nuovo cedendo. Le capitava sempre più spesso.

Il Mondo Antico non esisteva più, inghiottito dall'apertura dei Portali. Il denaro aveva sostituito il mana e la magia lottava contro la burocrazia per la sopravvivenza. Nei boschi e nei prati ormai giravano bande di fauni stupratori, gli gnomi spacciavano droga e le ninfe si ammalavano di cancro nei fiumi inquinati dagli scarichi industriali. 

Dopo la cena nella mensa aziendale, si mise a guardare la televisione nel salottino comune. Altre fate giocavano rumorosamente a biliardo, discutevano sottovoce o fumavano narghilè, semidistese sui divanetti. La luce soffusa delle lampade scendeva sui loro corpi diafani e si rifletteva sulle pieghe delle ali, lasciate libere da tagli sugli abiti.

– Questa sera – annunciò il presentatore, un elfo in giacca e cravatta, – assisteremo alla battaglia tra una creatura di carne, dalla pelle squamosa e dal sangue nero come la notte, e una creatura di metallo, con superfici d'acciaio e plasma ionico nelle vene. Signore e signori, chi vincerà la battaglia tra un drago di carne e un drago di ferro?

Lo schermo mostrava l'arena, una piazza antica punteggiata di colonne che giaceva sotto un cielo viola nel quale troneggiava un gigante gassoso color crema. Ai lati opposti della piazza, le due creature si preparavano allo scontro.

Questo non me lo voglio perdere, pensò Fata Mysella.

Al suono del corno, i due draghi balzarono l'uno contro l'altro. Si avvinghiarono e rotolarono a terra mietendo le colonne come fossero spighe di grano.

Mysella notò con la coda dell'occhio che una fata si era avvicinava e ora le stava affianco, in piedi. Continuò a guardare la televisione.

– Fata Mysella?

Sullo schermo, il drago di ferro sputò plasma incandescente verso il suo avversario. Questi scartò di lato e, con la lunga coda, colpì l'altro sul fianco metallico, facendolo rotolare.

– Fata Mysella?

Avvinghiati, i draghi si sbranavano a vicenda. Il sangue di uno sporcava la superficie cromata dell'altro. Pezzi di lamiera si torcevano sotto artigli e denti affilati.

– Fata Mysella?

– Che cazzo c'è?

– La Direttrice vuole parlare con te.

– Proprio adesso?

– Proprio adesso. È urgente.

Fata Mysella lasciò la sala senza vedere l'esito dello scontro. 

Fata Directrix era una creatura grassa sempre seduta nel suo ufficio in mezzo agli schedari. Le ali atrofizzate erano due pellicole inutili, che ancora fremevano quando era arrabbiata, cioè quasi sempre.

Mysella la trovò che sfogliava con le sue dita tozze una risma di fogli dattiloscritti. Dopo un po’ la direttrice sollevò i suoi occhi porcini.

– Fata Harvella non è rientrata alla base, oggi. L'ultimo trasporto è arrivato venti minuti fa e lei non c'era.

Mysella fece spallucce.

– Non conosco questa Fata Harvella

– È una nuova.

– Non l'avete mica mandata in giro da sola?

– L'abbiamo giudicata capace di farcela. Tutto il personale viene impiegato per coprire quanto più territorio possibile.

– Se ne sarà andata.

– Non può andarsene. È una proprietà della compagnia.

– Non è una proprietà, è una fata!– sbuffò Mysella.

– È una fata che ha firmato col suo sangue un contratto. È una proprietà, come lo sei tu. Sai come funziona. Negli Altri Mondi ci sono donne sole che sognano il loro principe azzurro. Quando lo sognano con particolare intensità, egli appare qui, in questo mondo. Nostro compito è catturare questo cazzo di principe e venderlo a quelle sfigate.

È così che facciamo i soldi. Non dimenticarlo.

Mysella ripensò al contratto che aveva firmato. Era stata costretta dalle circostanze. Meglio questa vita che rovistare nella spazzatura alla periferia di Avalon.

– Se la saranno mangiata gli orchi – suggerì.

– Voglio comunque che tu vada a cercarla. La rivogliamo indietro, viva o morta. Un Osprey ti porterà nella zona che le era stata assegnata e ti aspetterà là. È notte, quindi prendi l'armamento pesante.

Mysella protestò: – Perché io?

– La tua media di catture è scesa molto, negli ultimi mesi.

– E mi vuole punire per questo?