La Direttrice, cattiva: – Sì, è evidente. Inoltre mi stai sul cazzo e spero che un orco ti strappi la testa a morsi.

Si fissarono in silenzio per alcuni secondi, poi Mysella distolse lo sguardo.

– Ora vai, e ricordati di tornare prima di mezzanotte, non voglio pagarti troppi straordinari notturni. 

III

Nel bosco, pallidi fuochi fatui illuminavano due figure, una fata e una driade, che fumavano adagiate sotto le querce.

– Me ne stavo tranquilla nel mio alloggio – iniziò Mysella, – quando sento un urlo nel corridoio.

Fece una pausa per tirare una boccata dalla canna. Espulse un denso fumo reso cangiante dal riflesso dei fuochi fatui.

– Buona questa roba – esclamò. – Dove l'hai presa?

– Dagli gnomi – le rispose la Driade.

– Veramente buona. Comunque – continuò la fata, – apro la porta e mi trovo davanti questo Principe Azzurro, tutto nudo e con una lama di trenta centimetri in mano. E un batacchio lungo altrettanto in mezzo alle gambe. Sta per saltarmi addosso ma lo tirò giù con un calcio.

– Pensavo fossero tutti docili, i vostri P.A. – la interruppe la driade, la canna sempre in bocca.

– La maggior parte lo sono. Ma c'è sempre l'Amazzone di turno che sogna l'uomo violento. E ce lo dobbiamo sorbire noi, quando si manifesta qui. Insomma, gli mollo un altro calcio, tanto per essere sicura. Tiro fuori il mio coltello e lo sto per sgozzare quando arrivano le colleghe che mi fermano. Lo prendono e lo trascinano via. Hai capito? Lo volevano vendere comunque, anche se avrebbe ammazzato qualche tizia. E mi hanno anche fatto la multa per aver danneggiato la merce.

Scoppiarono entrambe a ridere. La risata si perse nell'oscurità.

Fumarono ancora, in silenzio, ascoltando gli infiniti rumori del bosco.

Poi Mysella chiese:

– Hai visto passare qualcuno, oggi?

La driade: – Sì. Nel pomeriggio. Prima è passata una fata. È schizzata attraverso il bosco volando. Dietro di lei, un troll. Dietro il troll, uno dei vostri principi azzurri, al galoppo. Ero nascosta sopra un ramo e mi sono passati tutti sotto.

Mysella si fece indicare la direzione presa dal terzetto. Diede un bacio sulla fronte alla driade, scroccò un paio di canne e si allontanò. 

Lasciato il bosco, non camminò molto prima di trovare il troll ai piedi di una bassa collina. Lo avrebbe scambiato per un grande masso se non fosse stato per l'odore. Si tappò il naso con la mano sinistra e sul palmo dell'altra generò una piccola sfera di luce. Grosse mosche ronzavano sulla carne già in putrefazione e un nero umore aveva coperto il terreno. L'enorme bocca spalancata lasciava uscire una volgare lingua verdastra. Sul petto, uno squarcio. Opera di una spada, valutò Mysella.

In cima alla collina, un tenue fuoco. La fata salì il lieve pendio, silenziosa, fino ad arrivare a pochi metri dalla coppia abbracciata. Nemmeno il cavallo, che brucava l'erba poco lontano, la notò.

Si schiarì la gola. I due balzarono in piedi, il Principe Azzurro con la spada in mano. Un punto di luce rossa apparve sulla camicia del Principe: Mysella lo teneva sotto tiro, aspettando una scusa qualsiasi per sparargli. L'altra fata si mosse e gli fece scudo con il proprio corpo. La luce rossa ora era sul suo petto nudo.

– Lascia che ti spieghi! – urlò Fata Harvella.

– Non mi interessa.

– Lui è il mio Principe Azzurro.

– Non mi interessa – ripeté la cacciatrice.

– L'ho sognato. Capisci? L'ho sognato e mi è apparso. È qui per me.

– Non mi interessa, veramente. Devo prenderti e riportarti alla base.

– Lei non verrà – intervenne il Principe. Lasciò cadere la spada e abbracciò la fata, protettivo.

– Stai zitto. Sei un uomo e non hai diritto di parola, qui e in questo momento.

Fata Mysella odiava i Principi Azzurri. Fata Mysella odiava le coppiette innamorate. Le odiava ancora di più quando lui era alto esattamente una testa più di lei, e lei lo poteva abbracciare appoggiando la testa sul suo petto. Come in questo caso.

Però... erano così ingenui da fare quasi tenerezza. Mysella non rimase colpita dall'amore tra loro, ma dall'assoluta ingenuità nel credere che il loro amore valesse qualcosa. Inoltre, si rese conto, il suo odio per i P.A. era superato solo da quello per la Direttrice.

– Dove?

– Dove? – ripeté Harvella. Si staccò dall'uomo e la guardò perplessa.

– Dove andrete? – insisté Mysella.

– Verso nord. Cercheremo un Portale e ce ne andremo da qui.

– Dove hai lasciato le armi?

– Le ho abbandonate quando un troll mi ha attaccata.

– Lo immaginavo. Prendi questa.

Estrasse la sua pistola e gliela porse.

Poi, rivolta al Principe Azzurro:

– Coso, prendi la spada e seguimi.