IV

Quando sentì bussare, Fata Directrix alzò gli occhi dalla relazione che stava leggendo e fissò per un attimo la porta, perplessa. Non aveva fatto chiamare nessuno e le persone non si presentavano mai di loro iniziativa.

– Avanti.

La porta si spalancò. Sulla soglia, un volto di troll la fissava con occhi vitrei.

Fata Directrix schizzò all’indietro ribaltando la sedia. Documenti volarono per la stanza. Le piccole ali si agitarono sulle spalle e con un breve volo finì seduta sopra uno schedario.

Il volto di Fata Mysella sostituì quello del troll. Sentì la cacciatrice soffocare una risata.

– Posso entrare?

Fata Directrix rimase un attimo senza parole, fissando la stronza che le aveva fatto lo scherzo. Storse il naso per il fetore di troll morto. Lo schedario iniziò a piegarsi sotto il suo peso. Balzò giù. L’impatto fece vibrare il pavimento e crollare una pila di raccoglitori.

Decise di non rimproverare Mysella per lo scherzo. Era sicura che avrebbe tratto troppa soddisfazione nel vederla arrabbiata.

– Entra, ma lascia la testa fuori.

– Non posso portarla dentro? Qualcuno potrebbe prendere paura…

La Direttrice abbandonò tutti i buoni propositi: – Fata Mysella, vai a fare in culo te e la testa.

La cacciatrice appoggiò il trofeo sul pavimento ed entrò.

– Hai trovato Fata Harvella?

– Sì. Era nello stomaco del troll. Per poco non ci finivo anch’io.

– Lo avrei preferito.

Si fissarono in silenzio. Fu la Direttrice a distogliere lo sguardo per prima. Iniziò a raccogliere le carte dal pavimento.

– Mi scriverai una relazione completa. Ora puoi andare. Porta la testa da Gadinia: la facciamo impagliare e mettere in mensa. Ti verranno pagati gli straordinari.

Uscendo, Fata Mysella si fermò sulla soglia.

– Le donne sognano i loro Principi Azzurri e questi appaiono nel nostro mondo? – chiese senza voltarsi.

– Lo sai che funziona così.

– Se trovo chi mi ha sognato lo ammazzo.

Uscì.