Lo stemma di Casa Lannister con un leone dorato in campo porpora
Lo stemma di Casa Lannister con un leone dorato in campo porpora

Se le frasi possono essere soggette a interpretazioni, questo problema non dovrebbe esserci con le descrizioni d'ambiente. Invece ci ritroviamo con il salone di Grande Inverno addobbato a festa con stendardi bianchi, azzurri e oro, che dovrebbero essere i colori degli Stark, dei Lannister e dei Baratheon (53). Martin però aveva scritto “white, gold, crimson” (54), indicando nel cremisi, cioè nel rosso, il colore accostato a bianco e oro. Errore non da poco visto da un lato la facilità della traduzione e dall'altro l'importanza delle imprese araldiche, che in alcune scene sono l'unico elemento che consente l'identificazione di determinati personaggi.

Errore, comunque, ripetuto anche in diverse circostanze visto che Sansa, come tutti i Tully, ha i capelli “auburn” (55), ramati e quindi rossi, ma in italiano li ha di tonalità cangianti che virano dal nero fiammeggiante (56) a un nero molto più banale (57), a un imprecisato scuro (58), al castano chiaro (59) e al biondo ramato (60).

Come cambiano i colori cambiano anche i gesti, e così in italiano Catelyn ripensa a quando, alla fine della rivolta che ha portato sul trono Robert, lei era tornata (61) a Grande Inverno. Solo che lei non era mai stata a Nord in precedenza, e infatti Martin parla molto semplicemente di cavalcata (62). E non si tratta nemmeno di un tipo di errore isolato, commesso in un'unica occasione, visto che quando ha tradotto A Clash of Kings Altieri ha scritto che “Bran era tornato a Grande Inverno” (63) anche se il giovane non si era mai mosso da lì. In questo caso Martin aveva scritto “Bran was back at Winterfell” (64), affermazione traducibile con Bran era rimasto a Grande Inverno. Vista con gli occhi di Sansa, che si è lasciata Grande Inverno alle spalle da tanto tempo e che preferirebbe trovarsi lì piuttosto che dove si trova realmente, è questo l'unico significato possibile della frase.

Neppure le date o i periodi di tempo si sono salvati dalle modifiche inutili, quando non del tutto errate, effettuate in corso di traduzione. In alcuni casi si tratta di cose poco significative, come quando Bran promette alla madre di non effettuare più scalate e riesce a mantenere la parola data per un tempo che varia dalle quasi due settimane o al quasi un mese a seconda della lingua del lettore (65). Qui come in altri casi Martin usa la parola fortnight, ma il suo senso sembra variare a seconda delle circostanze (66).

In altri casi si perde il senso della differenza fra due personaggi, come fra Joffrey e Mycah, che “ha chiaramente più anni” (67) del principe in italiano ed è “a year his senior” (68) in inglese. La traduzione troppo generica induce a credere che la differenza fra i due ragazzi sia maggiore di quella che è.

Non si salvano nemmeno la storia e l'architettura, con la Fossa del Drago le cui porte sarebbero rimaste “chiuse da centinaia di anni” (69) anche se solo poche righe più in alto c'è scritto che tre secoli prima quel luogo era coperto da fitte foreste e secondo l'appendice non possono essere trascorsi più di centocinquant'anni dalla morte dell'ultimo drago. Inutile dire che in realtà di tratta di un solo secolo, “a century” (70).

Quanto al calcolo delle stagioni, fondamentale in una terra il cui clima cambia in modo così irregolare, diventa estremamente complicato. Secondo Pycelle “«l'estate di re Maekar fu ben più calda di questa, e ben più lunga. […] Ma nel settimo anno il caldo cessò bruscamente e dopo un breve autunno venne un lungo, terribile inverno»” (71), affermazione che contraddice quanto il lettore sapeva fin dall'inizio, che la storia è ambientata nel “nono anno dell'estate” (72). Bran, che a inizio saga ha solo sette anni, è un figlio dell'estate perché in realtà l'estate di re Maekar fu “hotter than this one, and near as long” (73), più calda di questa, e quasi altrettanto lunga.

Se ci sono problemi su date così poco significative per la trama, quando accadono eventi importanti i problemi possono essere ben più seri. Alla fine del Trono di spade Catelyn e sua sorella Lysa si rivedono per la prima volta dopo cinque anni (74), e visto l'attaccamento morboso fra Lysa e il figlio Robert difficilmente Catelyn avrebbe potuto vedere il secondo senza vedere la prima. Allora perché nel libro c'è scritto che “non era trascorso nemmeno un anno dall'ultima volta che Catelyn l'aveva visto”? (75). Con un solo errore Altieri è riuscito a scrivere due assurdità perché Martin non ha scritto che Catelyn aveva visto il nipote l'anno prima, ma che l'ultima volta che lo aveva visto il bambino aveva solamente un anno (76). In più Robert afferma di ricordare la zia e lei è incredula proprio perché lui era troppo piccolo. Se si fossero visti l'anno prima Catelyn non avrebbe motivo di dubitare della sua sincerità, mentre in questo modo inizia a vedere che le affermazioni del nipote non sono molto affidabili.

Gli esempi di questo tipo potrebbero essere molti altri, ma un elenco completo sarebbe un'operazione un po' sterile. Più interessante è vedere quali altri generi di modifiche ci sono, e che conseguenze hanno sulla storia e sulla percezione che ne ha il lettore italiano.