O, Vento
Se l'inverno incombe, può la Primavera essere lontana?
Percy B. Shelley
Whisperwood, 16 febbraio 1890
Nella luce cupa del pomeriggio l’elegante landau avanzava scricchiolando sul sentiero ghiacciato. Le due capote a mantici apribili erano tirate all’indietro. Dentro l’abitacolo, adagiata sulla tappezzeria di velluto, c’era la bara. Tra le poche persone che seguivano il cocchio a piedi, nessuno alzava lo sguardo da terra; le gambe procedevano lente e a fatica, i corpi rabbrividivano tra i castelli di brina del bosco.
Il feretro, se così poteva essere definito, non aveva la forma classica dei cofani funebri. Non era decorato da fregi e ricami, non era intagliato, non possedeva maniglie di ottone, simboli religiosi, ribattini di bronzo. Era una semplice scatola, realizzata in fretta da Rufus, il vecchio falegname, con tavole di castagno profumate.
La radura davanti al lago era immacolata: solo i cespugli di biancospino spezzavano la sua compattezza come magre mani protese al cielo. I due cavalli neri rallentarono sotto gli ultimi alberi del bosco. A quel punto il cocchiere tirò il freno anteriore, scese e sganciò i gradini pieghevoli della scaletta d’accesso. Il sentiero che univa la terraferma all’isolotto – sede del vecchio cimitero – era impraticabile fino al ponte di pietra.
Aiutandosi con un badile, un vecchio aprì un passaggio nella neve; dietro di lui avanzavano due uomini con il piccolo feretro sulle spalle, seguiti dalle donne chiuse negli scialli neri. Emily, la sarta, e la sua bambina chiudevano il corteo. La mantella rossa della donna spiccava come una macchia di sangue nel candore della neve. Sul bel viso si rincorrevano i segni di un lungo pianto.
Il Pastore non c’era. Si era rifiutato di accompagnare le spoglie al cimitero, poiché la bambina non aveva ricevuto il battesimo. Quella creatura non avrebbe beneficiato di benedizioni e sarebbe stata sepolta nel cimitero dei non battezzati, dei suicidi e delle streghe. L’assassinio, efferato secondo i due testimoni del ritrovamento, era avvenuto in circostanze misteriose. Due persone erano scomparse la stessa notte: la giovane mamma della vittima, Fioranna, e Robert Morris, sindaco in carica a Whisperwood, il cui unico figlio, Frankye, era sprofondato nella più cupa disperazione.
Il vento fece stridere i rami degli alberi. La cassa fu posata sulla terra dura, accanto a un vecchio mausoleo dalla porta sfondata, tra due guardiani di pietra. Senza troppe cerimonie si cominciò a scavare. Il gargoyle a destra della cassa fissava il lago immobile, l’altro era senza testa e sul largo collo si posavano i corvi. Emily e sua figlia restavano discoste, le dita intrecciate.
«Mamma» sussurrò la bimba dagli occhi come l’oceano d'inverno. Nella mano aperta aveva un mucchietto di fiori rossi che il vento sparpagliò sulla neve.
Emily scosse la testa con un brivido. «No amor mio, non ora» rispose, ma la manina era già colma di nuovo, e questa volta i fiori erano viola e azzurri. «Non ora.» Emily chiuse la piccola mano nella sua, e i fiorellini si sciolsero nel vento.
«Canta, allora», la esortò la bimba, «canta per lei.» Con il dito indicò la bara. La madre le carezzò la testa, poi fece vibrare la sua bella voce al di sopra del picchettare, del rumore dei badili e anche del vento.
«Aspro vento che gemi un dolore troppo triste per essere cantato.» Invitati dalla voce della donna, i pochi presenti si approssimarono al feretro; qualcuno aveva portato candele e fiammiferi svedesi, e così anche una luce tremante venne a salutare l’innocente uccisa. «Vento selvaggio dalle cupe nuvole, che tutta la notte risuonano a morto.»
Qualcuno pianse in silenzio mentre la lapide veniva fissata al suolo. Scese la pioggia, dura e fredda, a inzuppare le vesti e le anime.
Adelaide, moglie di uno dei boscaioli che avevano trovato la bambina, si rivolse sottovoce alla sorella, Hanna. «Chi può avere fatto una cosa simile a un’innocente?»
«Chiunque sia stato ha compiuto un atto della peggior specie. E che bell’esempio, il nostro Pastore: ignorare l’anima di questa piccola e negarle una preghiera» rispose.
Hanna scrutò attorno, nervosa. Il lago pareva la superficie di uno specchio annerito dal tempo.
«Fioranna è sparita», osservò ancora Adelaide gettando uno sguardo timoroso all’angelo di pietra custode del cimitero, «e mio marito mi ha detto che la ragazzina è stata ritrovata senza…»
«Taci!», sibilò Hanna, «i Buoni Vicini possono avere rapito Fioranna e il sindaco, ma non si sarebbero mai macchiati di un gesto tanto riprovevole.»
Adelaide guardò la sorella con disapprovazione e finalmente tacquero. In quel momento un grido spaventoso risuonò gelando l’aria. Un volatile enorme, lunghe penne lucide di pioggia, planava sul bosco, tanto basso da sfiorare le cime degli alberi. Il suo richiamo evocava un atroce dolore, come se gli stessero strappando le viscere dal corpo.
«L’anima della bambina torna a cercare vendetta!» strillò Hanna. Gli uomini che la udirono smisero di scavare. Lei e sua sorella si allontanarono scivolando giù per il sentiero, seguite da alcuni altri. L’uccello scomparve tra gli scrosci di pioggia. Altre persone silenziose abbandonarono la collina, il cimitero e la bambina uccisa.
«Triste bufera di lacrime inutili, nude foreste dai rami protesi», Emily non interruppe il canto, «grotte profonde e tetro mare.» Accanto a lei, Rosie Maud non tremava e non piangeva: soltanto la ascoltava cantare. Un tuono squassò l’aria inasprendo le raffiche di vento. «Gemete!», urlò la donna in lacrime, «per tutto il male del mondo.»
La buca, forse, sarebbe stata sufficiente a ospitare il cofano funebre, ma non c’era più nessuno sull’isolotto per completare la sepoltura, a parte lei e sua figlia.
«Mamma», disse, «ci hanno lasciate sole.»
«Questo è quello che può sembrare, Maud», sussurrò Emily accarezzandole la guancia liscia e bianca, «ma noi non siamo sole. Non lo saremo mai.»
«Papà tornerà?» gli occhi della bambina erano umidi, adesso.
«Sì» mentì. Le due si strinsero mentre il volatile che roteava sul bosco ripeteva il suo richiamo, in preda a una furia senza nome.
«Non avere mai paura di quello che è diverso da te, Maud.»
La baciò e le asciugò una lacrima. Rimasero accanto alla bara fino a che il gelo non vinse. La buca come una bocca aperta inghiottiva la neve. Quando a fatica si rimisero in movimento, la pioggia aveva lasciato il posto a una nuova nevicata.
«Non la copriamo, mamma?»
«No, Maud. La coprirà la neve.»
Emily raccolse da terra la piccola fotografia annerita che ritraeva la bambina deceduta, lasciata cadere da chi era fuggito.
«Mio caro amore, ora non c’è nessuno. Puoi fare una magia, qui?»
Rosie Maud premette la fotografia sulla pietra. Quando ritrasse la mano, la foto era tutt’uno con la lapide, pareva quasi fosse stata dipinta.
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