La notizia non è stata resa nota fino a un paio di giorni fa: chiuso in un esilio dorato da un quarto di secolo, Russ Meyer si era ritirato quando agli ultimi suoi film, ormai privati dell’indipendenza produttiva che ne era la caratteristica principale, non aveva arriso il consueto successo finanziario.

Stava pensando a un bio pic sulla falsariga dell’Ed Wood di Tim Burton, che lui stesso avrebbe diretto con l’interpretazione di Robin Williams; difficilmente con la sua morte un altro regista riuscirà a coglierne in pieno la personalità.

I suoi film potevano non essere graditi a tutti e certo dopo l’adolescenza perdevano parte del loro “fascino”, ma indubbiamente non si limitavano a mettere in scena donne con attributi femminili ipertrofici e aggressivi: lo stesso Women’s Lib americano li considerava un simbolo e certo il cosiddetto sesso forte non ci faceva una gran figura, in quanto spesso la trama metteva in scena, spietatamente, la grande paura del maschio nei confronti della donna libera.

Dalla metà degli anni 60 in poi le sue “Vixen” costituirono un modello amato e imitatissimo, con un certo affetto, anche nelle commedie più innocenti: molti ricorderanno una statuaria - anche se un po’ stolida – Raquel Welch esordiente ballare uno sfrenato twist sul letto di Larry Storch in Questo Pazzo, Pazzo, Pazzo Mondo senza rendersi conto che la scena è un omaggio divertito ai film di Meyer.

Tra i tanti suoi film ricordiamo anche The Immoral Mister Teas, scollacciato omaggio alla fantascienza il cui protagonista, un rappresentante di dentiere, acquisisce all'improvviso una vita a raggi X che gli consente di guardare sotto gli abiti delle signore: costato 24.000 dollari ne incassò milioni e il suo successo fu tale che, nell'anno seguente, furono realizzati in tutti gli Stati Uniti più film soft-core di quanti non ne fossero stati prodotti nei cinquant'anni precedenti.

Meyer era eccessivo, sulfureo, crudele, ironico, spietato: nel suo esordio hollywoodiano, Oltre la Valle delle Bambole, che pure rappresenta l’inizio del declino creativo, mise alla berlina tutti i triti luoghi comuni presenti nei libri di Jaqueline Susann. La sua indimenticabile attrice Tura Satana (che tuttora, a molti anni dal ritiro, cura da sola un sito dedicato a sé stessa, frequentatissimo e sfacciatamente divertente) rappresentò per il pubblico statunitense ciò che per noi furono le dive della commedia sexy italiana.

Ci piace ricordare Russ Meyer con una frase simpaticamente polemica: “Non dico che Thelma e Louise sia un plagio dei miei film, ma se Ridley Scott continua a dichiarare che non li aveva in mente e che non li ha mai visti, beh, quel ragazzo è un dannato bugiardo”.