Ellison Oswalt (Ethan Hawke) è uno scrittore che dopo aver ottenuto il successo grazie alla pubblicazione di un libro relativo a un fatto di cronaca nera, non è più stato in grado di ripetersi.
Con i suoi libri inchiesta, che riesumano casi insoluti e mettono in cattiva luce la polizia locale, si è attirato ovunque le antipatie dei tutori della legge.
La cittadini di King County non fa eccezione. Oswalt ha deciso di trasferirsi nella città per indagare sul mistero di una famiglia i cui componenti sono stati tutti trovati impiccati, eccetto la figlia più piccola, data per scomparsa.
Carico da undici, Oswalt porta la sua famiglia proprio nella casa del delitto, a insaputa di figli e moglie.
Nella soffitta della casa rinviene una scatola contenente un proiettore e dei filmati in Super 8, che documentano non solo l'impiccagione multipla, ma anche altri delitti assolutamente sconosciuti allo scrittore.
Comincia quindi una indagine per determinare dove siano stati effettuati gli efferati omicidi e del perché siano legati al caso su cui sta indagando.
Quella che sembrava legato al mondo terreno si rivela poi collegato al paranormale, perché dietro al mistero si celerà una storia di antiche divinità, di culti pagani e i risvolti non saranno proprio da "mondo reale".
Se videocassette e altri media sono già stati sfruttati, perché non tornare al vecchio Super 8?
Già il fatto che nel 2013 un killer seriale riprenda le sue vittime con il Super 8 è una sfida alla sospensione dell'incredulità, ma tutto viene giustificato in parte dal fatto che di entità sovrannaturali si tratta. Non vi sto anticipando nulla, è la sinossi del film che lo dice. Considerato che i delitti cominciano negli anni '60 il media analogico può anche essere coerente, ma quando si passa a delitti recenti la domanda si palesa insistente, visto che è un bel po' che non esistono molti laboratori che lavorino tali pellicole per il grande pubblico.
Insomma la scelta vintage suggestiona, ma perde appeal presto.
In realtà nessuna sospensione dell'incredulità può però farci accettare ancora oggi che i personaggi si comportino come "le classiche vittime stupide da film horror", andandosi a infilare in stanze buie e nei guai senza una logica.
L'idea che un potenziale killer si sia introdotto in casa e abbia piazzato dei filmini farebbe installare almeno un allarme in chiunque, tanto per dirne una.
Certo il personaggio ha fame di scoop, e forse tutto vuole essere giustificato con la sue frustrazioni represse.
Le solite facce brutte da horror che appaiono all'improvviso, butterate e cattive hanno stancato. Certo è che se scopo dell'horror è dare qualche soprassalto sulla sedia, beh qualcuno lo spettatore ne prenderà, ne devo dare atto.
In ogni caso devo ammettere che, oltre ai soprassalti durante la visione, una notte insonne il film me l'ha regalata. Quindi definire Sinister un film "de paura" non è poi errato.
Ma un paio di spaventi non bastano a salvare un film che complessivamente rimane noioso e senza coerenza interna.
Ethan Hawke fa quello che può, così come il bravo caratterista Fred Dalton Thompson nel ruolo dello sceriffo. Le scene migliori sono quelle in cui interagiscono. Poco più di un cameo la partecipazione di Vincent D'Onofrio.
Il consiglio è di recuperarlo, giusto per qualche brivido estivo, rigorosamente in home video, sempre che non abbiate qualche classico del brivido vero da vedere prima.
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