Knurf studiò attentamente la nota – Posso venderle queste erbe, ma è strano che servano in un simile infuso, possono essere pericolose se usate male.
–Non ti fidi forse del mio mago? Guarda con i tuoi occhi allora, se ci riesci!
Gli passò una pergamena consumata dagli anni che Knurf srotolò facendo attenzione a non danneggiarla.
Era coperta di geroglifici tortuosi e alieni, ma ai lati dello scritto erano dipinti con chiarezza i fiori e le radici che la contessa aveva richiesto.
Il mercante guardò ancora per qualche secondo la pergamena poi prese una decisione – Per queste erbe vi farò un prezzo di favore, contessa.
Scese nella stiva e risalì poco dopo con le mani piene di sacchetti, poi prese da un cassetto una bilancia di precisione. In poco tempo preparò sei buste con le dosi richieste.
– Per lei, contessa, fanno tre monete d’oro.
Jafir prese le buste e consegnò il denaro, senza dire una parola. Con un cenno della testa la contessa salutò, salì sulla portantina e si allontanò.
Non appena la nobildonna fu abbastanza distante dalla nave Knurf prese una tavoletta cerata e vi scrisse sopra dodici nomi di piante, poi passò l’appunto al suo assistente.
– Uborash, tira fuori dal magazzino un sacchetto per ciascuna di queste erbe medicinali, subito dopo il pranzo di gala gli alchimisti di mezza città piomberanno qui per comprarle.
L’assistente guardò il biglietto – Cos’è questa roba?
– L’antidoto per quell’intruglio.
Uborash sembrava stupito – L’antidoto? Perché?
– Perché, al contrario di quel buffone, io so leggere l’antica lingua veridiana.
– E non era…
– Un filtro d’amore? No, era la ricetta di un lassativo vermifugo per il bestiame.
– Ma perché non l’ha detto alla contessa?
– E inimicarmi quella strega per aver fatto notare che il suo ultimo giocattolo è un cretino? In fondo gli ho dato quello che voleva. – Knurf sorrise – Di sicuro sarà una festa memorabile.
Mentre Knurf riponeva la bilancia da erborista, arrivò un messo portando una grossa lettera sigillata con della ceralacca. Uborash prese il plico e, dopo un gesto di Knurf, lo aprì.
Knurf guardò verso la città e inspirò con forza.
– Che bella giornata, un affare già concluso e altri in arrivo. In momenti come questi mi sembra che niente potrebbe andare storto!
Uborash stava leggendo il contenuto della lettera – Aspetta a dire così. Ci hanno appena citato in giudizio.
Knurf sospirò. Lo sapeva, aveva parlato troppo presto. Possibile che non riuscisse ad avere una giornata normale?
– Chi ci ha citato?
– Un certo Conte Retzuro. L’udienza è fra tre ore.
– Retzuro? Non ci voleva. Vado a cercarmi un avvocato. Ci vediamo fuori dal tribunale, prendo la portantina.
Un attimo prima di scendere sul molo si voltò indietro.
– Hai detto che ieri Gamar, l’alchimista di Retzuro, ci ha ordinato delle erbe?
– Sì, qui c’è l’elenco. – Uborash gli passò una tavoletta.
Con uno stilo Knurf cancellò due voci e ne aggiunse altre due in fondo all’elenco.
– Dagli questa roba con uno sconto di due monete, ma non dirgli niente della modifica.
– Dimenticavo, vuole anche del realgar.
Knurf si stava già avviando lungo il molo – Vendiglielo pure. Lo trovi in magazzino, è il terzo sacco sulla destra.
* * *
Il tribunale era gremito in maniera insolita. Era anche possibile, pensò Knurf, che molti fossero lì per godersi lo spettacolo della sua incarcerazione. Forse anche per questo in aula c’erano più guardie del normale.
Il capitano degli armigeri picchiò lo scettro sul pavimento per zittire la folla.
– Secondo le leggi di Valfargh, prima città di Lemuria, dichiaro aperta la seduta! Presiede l’udienza Sua Eccellenza il Giudice Arzack.
Dal banco degli imputati Knurf trattenne un sospiro d’impazienza, erano quasi due ore che aspettava, come se non avesse altro da fare tutto il giorno.
Il giudice, un ometto scheletrico con una barba bianca lunga fino al petto entrò nella sala gremita e si avvicinò traballante al suo scranno, portando sotto braccio un voluminoso codice legale.
Tentò invano di dare una rassettata alla sua toga tarlata, poi aprì il libro e provò a sfogliarlo senza costrutto, cambiò idea, lo poggiò sulla sedia e ci si mise a sedere sopra con l’aiuto delle guardie. Fissò con sguardo assente le carte che i funzionari avevano disposto sul leggio e dopo un lungo silenzio imbarazzato cominciò a frugare nelle tasche tirandone fuori un grosso paio di occhiali.
– Dunque, il primo caso di oggi? – si voltò verso il capitano in alta uniforme grattandosi la testa.
– La Città contro Knurf il Sapiente.
– Ah, giusto. Di cosa è accusato?
– Knurf il Sapiente è accusato di truffa, appropriazione indebita, falso in bilancio, concussione, contrabbando, traffico di merci proibite, ricatto, corruzione, evasione fiscale e altri sei reati contro il patrimonio così bizzarri da non avere ancora un nome.
1 commenti
Aggiungi un commentoQuanto adoro i termini aulici e ampollosi!
Questi, assieme alle vicende svolte in una società tanto amabilmente corrotta e surreale mi fanno pensare che l`autore abbia dato più che una letta veloce ad alcuni racconti ambientati sull`eccezionale Terra Morente di Jack Vance.
Ho particolarmente gustato la vicenda col Giudice Arzack.
Molto bello! Ben selezionato!
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