«La lama stessa incita ad atti di violenza» (Odissea, libro 19)
In una realtà molto simile a quella del nostro Medio Evo e primo Rinascimento si incrociano vari destini, invischiati in guerre senza fine, macchinazioni di stato, congiure di palazzo, storie d’amore. Magia e creature mostruose hanno un loro ruolo all’interno di un assetto socio-politico razionale e “storico”.
Sui principali regni del Mondo Circolare tira da tempo aria di guerra, o meglio la pace è solo un intervallo fra annosi conflitti esterni e interni. l’Unione, che comprende la grande isola di Midderland con la capitale Adua e territori oltremare tra cui l’Angland, somiglia molto a un’Europa ricca, decadente, piena d’intrighi e corruzione; l’Impero Gurkish, con caratteristiche mediorientali, è dominato da un ferocissimo tiranno; le Terre del Nord, selvagge e abitate da clan cronicamente impegnati a massacrarsi a vicenda, sono riunite sotto un nuovo capo che ha mire espansionistiche nei confronti del ricco Sud.
Si potrebbe dire tre terre tre protagonisti, ma non è proprio così: Logen Novedita, detto il Sanguinario è un feroce uomo del Nord considerato morto dai vecchi compagni, Sand dan Glokta e Jezal dan Luthar appartengono entrambi all’Unione: il primo è un Inquisitore storpio e cinico, il secondo un nobile e debosciato cavaliere che passa le giornate fra alcool, donne e svogliati addestramenti. Questo eterogeneo terzetto viene arruolato suo malgrado dal Primo Mago Bayaz, assieme ad altri inquietanti compagni di ventura. O sventura, probabilmente.
In altre parole, Il richiamo delle spade, primo tomo della trilogia The First Law (La prima legge), racconta di una Compagnia formata da un Mago misterioso, un Barbaro feroce, un Cavaliere di nobili natali, una specie di gnomo cattivo, una Donna Guerriero ecc, impegnati in una quest alla ricerca di un Artefatto potentissimo che sconfiggerà il Signore del Male.
Tutto questo ricorda qualcosa.
Tuttavia, se è lecito pensare allo schema tolkeniano (il Professore di Oxford costituisce comunque un modello inespugnabile di riferimento) il romanzo di Joe Abercrombie offre un’interessante sorpresa: gli stilemi tradizionali vengono presi, rovesciati e filtrati da una lente decisamente noir, proponendo un fantasy classico in apparenza ma dissimile nel contenuto da qualsiasi altro esempio narrativo di genere.
Il primo interesse del Mago Bayaz non è certo il bene dell’umanità, il barbaro Sanguinario sembra l’unico ad avere una sorta di codice etico-morale, Luthar è nobile solo di nome e Glotka un torturatore che gode della sua professione perché torturato e mutilato a sua volta in passato.
L’elemento femminile è presente con due esempi di anti-eroine, una delle quali possiede peculiarità fisiche e un paio di strani occhi gialli che fanno pensare se veramente La Prima Legge - Nessun contatto col mondo dei demoni - sia stata rispettata: Abercrombie pone molta cura nello scegliere i titoli, si può quindi supporre che l’elemento demoniaco avrà una certa importanza nel proseguo della saga.
L’altra, molto umana per sentimenti e debolezze, oppone una sconfortata ribellione alla solitudine che la circonda e sembra, per ora, esistere in funzione di due presenze maschili: il fratello e il corteggiatore.
Un aspetto accomuna questi poco epici personaggi: la lotta contro il proprio passato, mai vincente o risolutiva.
Il romanzo ha un incipit abbondante nei dettagli, tipico di una storia ad ampio respiro che l’autore ha tutto il tempo di raccontare. Tuttavia Abercrombie non commette l’errore, comune a molti scrittori fantasy, di eccedere nelle informazioni: mette ciò che serve a mantenere la vivacità e la comprensione della trama, lasciando qua e là degli indizi stuzzicanti sul resto.
A differenza di The Heroes, in questo romanzo la presenza del magico è indiscutibile: Bayaz è veramente un mago, di quelli che padroneggiano il fuoco, il Nord è infestato da mostruosità, gli spiriti dei morti possono essere evocati da chi possiede un certo dono e anticamente sulla terra vagavano creature non umane, sconfitte da Euz, Padre del Mondo e creatore dei tre rami di magia pura.
Sono stati fatti vari paralleli fra George R.R. Martin e Abercrombie - indicando il secondo come erede del primo - ma in realtà si tratta di due tipologie fantasy che in comune hanno soltanto la crudezza degli scenari e la sostanziale scomparsa del cliché Bene Vs Male.
Martin è gloriosamente epico anche nel descrivere le bassezze di animi e situazioni, Abercrombie possiede un realismo cinico che fa vedere le stesse brutture ad altezza d’uomo, forse più in basso. Con in più, un tocco spiazzante di umorismo nero.
Nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco esiste ancora una certa differenziazione fra vittima e carnefice, in Il richiamo delle spade tutti sono sia prede che predatori, per quanto possono e ogni volta che possono.
Combattimenti e magia, atmosfere dark e intrighi, sangue e sentimenti più o meno carnali: l’esordio di Abercrombie è un romanzo dove non manca nulla ma tutto sorprende per “come” viene narrato. il filo conduttore principale è indicato nel titolo originale The Blade Itself: una spada induce alla violenza, ovvero qualsiasi arma - magia, forza bruta, intelligenza o potere - scatena l’aggressività presente in ognuno di noi e il conseguente desiderio di dominare sull’altro.
Comunque, nel romanzo, di lame vere e proprie ce ne sono in abbondanza e ai personaggi capita molto spesso di averle a portata di mano: in particolare, i combattimenti sono un intenso, cruento e straordinariamente ben costruito intreccio di introspezione e azione, sempre all’ultimo sangue, che si tratti di un torneo o di uno scontro per la vita.
In sostanza, il richiamo delle spade è consolatorio quanto un film di Quentin Tarantino e rassicurante come una bara aperta, pieno di guerra e violenza, di parole crude e pensieri anche peggiori.
Tuttavia il risultato è così brutalmente intelligente che non può non essere apprezzato da chi ama il dark fantasy, dove la magia fa esplodere un corpo in tanti fottuti pezzi gocciolanti e le spade, parafrasando la pistola di Cechov, sono in scena e tagliano parecchio.
6 commenti
Aggiungi un commentoLibro che ho già sul comodino e che sarà sicuramente una delle mie prossime letture!!
Concordo praticamente su tutto ma non mi torna la storia dello gnomo cattivo nel gruppo :
Il riferimento potrebbe essere rivolto a Piedelungo, visto che fa parte del gruppo che partirà, dove non lo dico altrimenti spoilero . Un riferimento per far capire il cliché classico, ma che come poi spiega Cristina nella recensione, classico non è e neppure cliché
E' una mia "visualizzazione" dell'Inquisitore Glotka: è storpio e rabbioso verso quasi tutti, benchè colto e intelligente.
Dark Fantasy... da quanto non sentivo questo termine.
Preso il libro e messo in libreria in attesa dei due seguiti che leggerò in un colpo solo.
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