Se non fosse stato per il simbolismo, forse a Gegè l’idea non sarebbe neppure venuta.
C’è da dire che Gegè ha sempre amato l’arte, ma in famiglia non è stata mai incoraggiata e allora ha dovuto arrangiarsi da sola.
Chi è Gegè? Maresciallo, ma allora non siete stato attento. Gegè è mia cugina, che siccome il nome di battesimo non le piaceva si fa chiamare Gegè da tutti quanti. Io invece sono battezzata Mariarca, mi sta bene e me lo tengo.
Gegè è mia cugina grande, tiene ventisette anni.
Io? Undici, Maresciallo. Come dite, sembro più giovane? Me lo dicono tutti, grazie.
Ma questa storia la volete sentire, sì o no? E non continuate a interrompermi! Cominciando dal principio, a Gegè piace l’arte, tutte le cose artistiche, ma in casa i soldi sono pochi così ha preso la terza media e poi è andata a fare la commessa nel negozio di scarpe di nostro zio Pancrazio. Lo conoscete di sicuro, è quello della cocaina nel doppio fondo degli stivali… No? Allora fate finta che non vi ho detto niente.
Nel negozio mia cugina si è fidanzata con un altro commesso, Fifì.
Che vuol dire chi è Fifì? È la vittima! Ma come vi hanno fatto maresciallo a voi? La terza media ve la siete presa? Vabbè, vabbè, mi voglio fidare.
Dunque, Gegè e Fifì sono fidanzati da tantissimi anni, tutti i giorni si vedono al negozio, condividono gli interessi reciproci, i weekend vanno in giro per musei e le sere stanno davanti alla tivvù a mangiare popcorn e schifezze varie, e si sono fatti chiatti chiatti tutti e due. Io sono magra, lo so, ma è perché non mi hanno dato a mangiare da piccola.
Ma perché cercate sempre di farmi cambiare discorso? Insomma passa il tempo e mia cugina continua a farsi sempre più chiatta, però è felice, ama l’arte, compra i giornaletti con le cose artistiche, va alle mostre, fa fotografie, ha scoperto che si può esprimere artisticamente con la fotografia.
Cito parole sue, Maresciallo, perché Gegè parla molto pulito. Non come sua madre, mia zia Concordia, che si è presa una condanna in contumacia per oltraggio e vilipendio e schiamazzi. Embè? È in contumacia perché non l’hanno cercata, e se ne sta nascosta in casa sua, tutto il tempo davanti alla televisione a mangiare schifezze, proprio come Gegè. È molto grassa pure lei. Lo so, questo non c’entra niente, ma siete voi a distrarmi con le domande.
Dicevamo, Gegè è abbastanza contenta e innamorata, aspetta di sposarsi con Fifì quando tra venti o trent’anni avranno i soldi per fittarsi un basso a Via delle Case Puntellate, dove ci stanno tutti gli srilankesi e quindi l’ambiente è buono e i prezzi stracciati, e poi improvvisamente Fifì decide di lasciarla.
Si è innamorato di una guagliona di diciassette anni che fa la sciampista nel negozio a fianco, non ce la fa più a vivere nella menzogna, così lo dice a mia cugina e chi s’è visto s’è visto.
Ma Gegè non si può rassegnare così.
La sua storia d’amore non può finire, mi dice, se no che se li è mangiati a fare tutti quei popcorn guardando le aste di quadri per televisione? Fifì è irremovibile, con la sciampista è amore vero, poi lui è giovane e si vuole ancora divertire, poi di girare per musei si è fatto due cosi così, poi Gegè oltre che grassa è pure fredda di chiamata, insomma, niente da fare.
Gegè chiede il mio aiuto, siamo cugine carnali e io ovviamente accetto. Ultimo appuntamento artistico al Museo di Capodimonte, davanti al quadro preferito di entrambi.
Marescià, e mi chiedete pure quale quadro? Ma siete sicuro che l’esame ve l’hanno fatto passare? Ecco qua, potete leggere anche voi, Giuditta e Oloferne, olio su tela, 1612 circa, Artemisia Gentileschi.
E insomma, si incontrano davanti a questo bel quadro, dico per modo di dire perché per me è troppo nero, proprio qui davanti, con me come testimone, la voce dell’innocenza, come mi chiama Gegè, che supplica Fifì di non lasciarla.
Però lui dice che con la sciampista c’è più sugo a mangiare i popcorn davanti alla tivvù, che ha trovato la donna della sua vita, che condividono gli interessi, a tutti e due gli piace Amici e L’isola dei famosi, che delle aste di quadri si era fatto due occhi tanti, e quando dico occhi, Maresciallo, è una parafrasi, se sapete cosa vuol dire. Quindi niente da fare, la povera Gegè se ne deve fare una ragione. E poi, incasa Fifì girandoci le spalle, a lui queste schifezze di quadri neri pieni di morti ammazzati non gli sono piaciuti mai, e in particolare questo di Giuditta e Oloferne che lo trova pure offensivo per il simbolismo.
Maresciallo, questa cosa del simbolismo non l’ho capita bene, ma ormai ho i miei dubbi che me la sapete spiegare voi.
Senza offesa.
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