La fiaba di Jack e dei fagioli magici è una delle tante raccontate da centinaia di anni, in versioni diverse.
Quella di Bryan Singer (I Soliti Sospetti, X-Men) cala la storia in un contesto ispirato in parte al ciclo Arturiano.
Il giovane Jack (Nicholas Hoult) ha tutte le caratteristiche del predestinato: è orfano di umili origini, ma anela a un destino di grandezza. Le prime sequenze mostrano scene alternate e speculari dell'infanzia di Jack e della protagonista femminile, Isabella (Eleanor Tomlinson), la figlia del Re. Entrambi crescono con il ricordo di un'antica leggenda che rispettivamente era raccontata a Jack dal padre e a Isabella dalla madre. La storia di come i giganti provenienti dal cielo vennero ricacciati.
Anni dopo i due ex bambini avranno modo di incontrarsi e da quel momento in poi vivranno insieme una grande avventura. Sono morti sia il padre di Jack che la madre di Isabella.
Il messaggero di Jack sarà un monaco che baratterà un pugno di fagioli magici con il cavallo del ragazzo, il quale viene investito in realtà della missione di custodirli e di non farli bagnare.
Di contro la giovane Isabella fugge per sottrarsi al destino tracciato per lei dal padre, il Re Brahmwell (Ian McShane), intenzionato a farle sposare l'ambiguo Roderick (Stanley Tucci). Gli spettatori in realtà scopriranno subito che il personaggio è proprio malvagio e ha secondi fini ignari al suo Re e ai Cavalieri che sono a guardia del regno, tra i quali il leale Elmont (Ewan McGregor) e Crawe (Eddie Marsan)
Nella sua fuga Isabella finirà casualmente con l'incontrare nuovamente Jack e sarà trasportata suo malgrado, insieme alla casa del ragazzo, in cielo, nel regno dei giganti, proprio dalla gigantesca pianta sbocciata da uno dei fagioli, perso dal ragazzo in circostanze fortuite.
L'eterogenea compagnia composta da Jack, Elmont e i suoi soldati, Roderick e il suo fedele scagnozzo si arrampica sulla pianta alla ricerca della principessa.
Comincia quindi la parte di vera e propria crescita dei personaggi del film. Ognuno di essi ha una missione, un proprio scopo da seguire. Alcune di queste aspettative collideranno con quelle degli altri, altre saranno in accordo. Ognuno troverà in fondo al viaggio il proprio destino, affrontando dei conflitti e delle prove. E in effetti i giganti ben simboleggiano il senso di inadeguatezza di fronte a dei compiti che sembrano più grandi delle proprie forze, per i quali non ci si sente mai veramente preparati.
In realtà questo varrà anche per i personaggi "rimasti a terra", come il Re, al quale verrà chiesto di confrontare il suo affetto paterno con le responsabilità nei confronti del reame di Cloister. Anche in questo caso l'immensità della pianta vista da terra ben simboleggia il fardello e il conflitto che dovrà affrontare.
Se c'è una morale da trarre è che la forza di volontà può essere più forte di ostacoli all'apparenza insormontabili.
L'apoteosi sarà ovviamente la spettacolare battaglia finale, alla quale si arriverà dopo una catena di eventi trascinante e ben gestita da una sceneggiatura che non perde mai un colpo.
Un altro sottotesto da non sottovalutare è l'esaltazione della capacità delle storie di rimanere di esempio universale, perché capaci di sopravvivere ai secoli, diventare leggende, magari anche cambiando nei dettagli, senza perdere di forza e valore. Si comprende nel divertente epilogo, vero e proprio fiore all'occhiello del film.
Sul fronte cinematografico la messa in scena è curata, volta a costruire un mondo secondario da leggenda più che a riprodurre con verosimiglianza un'epoca storica ben precisa.
Il dosaggio tra scene d'azione e momenti riflessivi è ben gestito e si arriva senza noia alla fine dei 114 minuti del film.
La partitura musicale di John Ottman è media. Scorre sotto le scene senza spiccare per originalità.
Gli effetti speciali sono il naturale risultato di un budget di quasi 200 milioni di dollari. Ininfluente ai fini dello spettacolo il 3D, seppur nativo.
Gli attori sono bravi e credibili. Dai giovani Nicholas Hoult ed Eleanor Tomlinson, ai più esperti McGregor, Tucci e McShane. Simpatica la prova di Bill Nighy in un ruolo di contorno così come meritevole di attenzione è Eddie Marsan.
In conclusione siamo di fronte a un buon film fantasy per famiglie di impianto solido e classico, realizzato allo scopo di narrare divertendo una fiaba che abbia una morale chiara e identificabile.
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