La Silver Age dei comics statunitensi era in corso, e i supereroi più conosciuti e amati stavano conoscendo una seconda vita, adattandosi alle nuove generazioni di lettori: era il 1956 e nei team creativi della DC / National Comics, nell'esigenza di dare una nuova veste alle storie di alcuni tra i personaggi più iconici della casa editrice, fu chiamato l'allora quasi quarantenne Carmine Infantino, figlio di un musicista nato a New York da genitori italiani e di un'immigrata giunta dalla Campania.
Fino ad allora, Infantino aveva lavorato per la Quality Comics e per la Timely (la futura Marvel Comics) ma un punto di svolta nella sua carriera era avvenuto tra la fine degli anni Quaranta e l'inizio degli anni Cinquanta quando, come disegnatore free-lance, le sue matite avevano illustrato la nuova Black Canary, Flash, Lanterna Verde e Justice Society of America per la DC / National. Negli anni Cinquanta, Infantino era quindi approdato alla Prize Comics, dove aveva potuto perfezionare il suo stile sotto le direttive di Jack 'Il Re' Kirby.
Poi, la chiamata di Julius Schwartz, editor della DC / National Comics. Infantino diede una veste nuova al Fulmine Scarlatto, disegnando l'ormai iconico costume rosso con il fulmine giallo (a lato, la copertina di Showcase #4 dell'ottobre 1956). Lo scrittore Robert Kanigher definiva contestualmente la nuova identità di Flash come Barry Allen, scienziato forense trasformato nell'uomo più veloce della Terra dopo essere stato investito da una reazione chimica provocata da un fulmine.
Ma un'altra pietra miliare nella storia del velocista, e soprattutto per l'intero Universo DC dei decenni successivi, reca la firma di Infantino. Si tratta di The Flash #123 del settembre 1961, in cui Barry Allen incontra il suo omologo della Golden Age, dando vita al multiverso delle storie pubblicate dalla casa editrice di New York. L'idea che avrebbe dato il via agli ampi archi narrativi, realizzati periodicamente dagli anni Ottanta in poi, nacque proprio dalla possibilità che due Flash potessero esistere ciascuno in un mondo in cui gli eventi fossero avvenuti in modo diverso, e anche altri supereroi della DC avrebbero incontrato da allora in poi loro versioni alternative presenti su altri mondi.
La carriera di Infantino fu in costante crescita: il suo tratto pulito, pieno ed elegante, le corporature asciutte e definite dei suoi personaggi, il forte dinamismo delle tavole potevano essere ammirate, negli anni Sessanta, anche in Batman e in Detective Comics. Infantino contribuì, insieme a Gardner Fox, a ridefinire anche Batgirl, dandole il nuovo alter-ego di Barbara Gordon, figlia del commissario Gordon (in basso, una tavola di Detective Comics #359 del gennaio 1967, prima apparizione della nuova versione della ragazza pipistrello).
Editor della DC nel 1971 poi, negli anni Ottanta, dopo una parentesi di qualche anno alla Marvel (Star Wars, Spider Woman, Nova) il ritorno a Flash e ad altri lavori per la casa editrice che lo aveva lanciato nell'Olimpo del fumetto statunitense, ma certamente non è possibile rendere giustizia in queste poche righe a uno dei più importanti e influenti fumettisti di tutti i tempi.
Una leggenda, che ci ha purtroppo lasciato il 4 aprile 2013, all'età di 87 anni: la redazione di Fantasy Magazine si unisce al cordoglio dei suoi familiari e amici per la sua scomparsa.
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