Con Ray Harryhausen non è morto solo un grande artista e un mestierante. Si è spento un genio assoluto, un pioniere che riusciva a concepire quello che ad altri non riusciva.
Aveva 92 anni e con il suo mestiere aveva attraversato diverse epoche della settima arte.
Nato nel 1920, la sua opera di tecnico degli effetti speciali migliorò e perfezionò quella di Willis O'Brien, che nel 1933 aveva stupito il mondo con King Kong.
Artigiano totale, che lavorava sempre da solo, ha una filmografia composta da titoli che sono rimasti nell'immaginario collettivo, legati a una esperienza cinematografica diversa dall'attuale. Non c'era scandalo se un mostro sullo schermo non era palesemente realistico. Non era scandaloso vedere un fondale. Era la sospensione dell'incredulità, mista alla visione del cinema come macchina dei sogni a contribuire alla magia.
Certo è che la sua opera contribuì a rendere verosimile quella magia, a renderla coerente con se stessa.
Entrando in questa ottica ci possiamo rendere conto di come le mostruose creature de Il risveglio del dinosauro (1953), siano stati d'ispirazione per tutto il cinema dei Godzilla, così come Il 7° viaggio di Sinbad (1958) sia una delle favole avventurose più amate di sempre. E come dimenticare poi gli scheletri visti in Gli Argonauti 2 (1963), citati in tutto il cinema fantastico, celebrati anche da Sam Raimi in L'armata delle tenebre.
Per inciso il film non è il sequel di un film di Harryhausen, infatti il titolo originale era Jason and The Argonauts. Il numero 2 fu aggiunto in modo posticcio solo nel nostro paese, per differenziarlo da un peplum nostrano semi-omonimo.
Perfezionamento dello stop motion ossia delle tecnica di movimento delle miniature, che rese più fluida di quanto abbia fatto il suo maestro, o il Dynamation, che rese possibile vedere in una stessa inquadratura essere umani e creature animate. Ma aldilà delle tecniche, che troverete ben spiegate da tante parti, quello che resta ai cultori del cinema fantastico è la straordinaria capacità evocativa dell'opera di questo genio che amava lavorare da solo.
Fu amato e venerato dai cultori del cinema di genere, mentre il mainstream lo ha sempre ignorato, tanto che solo nel 1992 ricevette un riconoscimento alla sua carriera il Premio Gordon E. Sawyer dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences con la motivazione: “una persona che ha fornito al cinema un contributo tecnico di livello tale da dare lustro all’intera industria cinematografica”.
Nel frattempo però il nascente cinema digitale, fatto da tanti suoi allievi lo stava raggiungendo e superando. Il suo ultimo film, Scontro di Titani, del 1982, è rimasto più che altro un film di culto, perdendo in modo ingeneroso il confronto al botteghino con gli incassi stellari delle opere di Lucas e Spielberg. Eppure quel film, candidato ai premi Saturn, ha una magia che il remake digitale e in 3D del 2010 non è riuscito ad afferrare neanche in minima parte.
Tra tutti i commenti del mondo del cinema letti in rete, voglio citare quello di un altro maestro incompreso, Terry Gilliam, che ha detto: “Quello che facciamo oggi con i computer in digitale, Ray l’ha fatto tanto tempo prima senza computer. Solo con le dita.”
Ecco quelle dita erano in grado di evocare quella magia che avvolge lo spettatore e gli fa credere che sullo schermo tutto è possibile.
Addio Maestro, e grazie per tutti i momenti magici che ci hai regalato.
2 commenti
Aggiungi un commentoAddio Ray, grazie mille per la magia regalatami durante tutta la mia infanzia...
“Quello che facciamo oggi con i computer in digitale, Ray l’ha fatto tanto tempo prima senza computer. Solo con le dita.”
e talvolta anche meglio per la magia che riusciva a creare.
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