Incontriamo Stefano Vietti e Luca Enoch negli affollatti padiglioni del Salone del Libro di Torino la domenica mattina, 19 maggio 2013. Il giorno precedente abbiamo assistito alla conferenza di presentazione del progetto, durante la quale i due autori ne hanno narrato la genesi, che però abbiamo ripercorso anche durante l'intervista.
Come sempre quando si incontrano gli autori di persona, tanto è quello che va "in onda", ma tanto è il fuori onda. Si è trattato in effetti di un vero incontro tra appassionati, non solo di fumetto e fantasy, ma di letture e di belle storie.
Per esempio, mentre con Stefano aspettavamo l'arrivo di Luca, abbiamo cominciato a parlare di autori, rievocando i nostri.
Sul concetto di "autore preferito" Stefano ci ha fornito una risposta articolata.
Stefano Vietti: Stephen King secondo me è uno dei più grandi autori. Un ideatore di grandi personaggi, capace di andare al di là dell'horror. Però con lui avuto degli alti e bassi negli ultimi anni, dopo IT i successivi hanno cominciato a lasciarmi un po' perplesso, facendomi disamorare. In realtà non sono un amante degli autori, ma dei romanzi. Così anche in musica, adoro i Dire Straits per esempio, ma non tutti gli album.
Emanuele Manco: Prima domanda quasi scontata. Come nasce Dragonero? Come si è passati dal graphic novel allla serie regolare?
Luca Enoch: C'è stato un doppio passaggio in realtà. Il progetto iniziale del '95 era una vera e propria proposta di serie, proposta da me e Stefano alla Bonelli, visto che nel loro parco serie mancava la fantasy. Poi sono arrivate le proposte per altri lavori a entrambi, a me in particolare di realizzare la serie autogestita Gea e il progetto venne accantonato.
Quando poi ideammo la serie dei Romanzi a fumetti la riproponemmo come inizio della collana e fu approvato.
SV: Dal romanzo a fumetti alla serie c'è il passaggio a un altro romanzo a fumetti, perché c'era stato proposto di realizzarne secondo per la collana, al quale avevamo cominciato a lavorare.
Quando poi è arrivata invece la proposta di farne una serie abbiamo ripreso il materiale prodotto ed è diventato la saga in quattro albi con cui si apre la serie.
EM: Dopo Saguaro è la seconda serie dopo molti tentativi di miniserie. Ed è la prima vera serie fantasy per la Bonelli. Chi l'ha voluta?
SV: È una serie voluta fortemente da Sergio (Bonelli). Ricordo di una intervista in cui Sergio definiva Zagor una serie fantasy. Zagor aveva tantissimi elementi della fantascienza e della fantasy. Pozioni, alieni, maghi. A me piaceva da matti.
Uno degli archetipi narrativi classici della fantasy è il cosidetto viaggio dell'eroe. Come diventa seriale un viaggio eroico che normalmente si conclude dopo il momento di confronto finale?
LE: Si adatta allo schema bonelliano alternando a episodi inseriti in una leggera continuity, che prosegue la storia del personaggio, una serie di episodi intercambiabili.
Questo nostro viaggio dell'eroe avverrà attraverso una serie di piccoli cambiamenti del personaggio. Che siano positivi o negativi lo vedremo durante lo svolgersi delle vicende.
Oltre al viaggio personale però racconteremo anche di viaggi reali.
I nostri personaggi saranno spesso in viaggio. Spesso un viaggio terminerà con una missione o viceversa, dopo un altro viaggio, altre missioni, e così via.
In questo modo esploreremo il loro mondo e consenterimo ai lettori di conoscere altre parti della costruzione narrativa.
Un altro stilema sarà quello della compagnia che si raduna intorno all'eroe. Il primo romanzo era costruito in maniera tradizionale, presentando la compagnia di personaggi che non si conoscevano.
Sono temi noti, la nostra fonte d'ispirazione primaria sono le leggende nordiche, Sigfrid in primis, e la Storia antica, a cominciare dal Vallo di Adriano.
SV: La fonte dell'ispirazione è importante. Un autore se vuole fare un buon lavoro non deve essere influenzato dagli autori che l'hanno preceduto, ma deve prima rielaborare e per questo deve andare alla fonte delle fonti. Nel mio procedimento rielaboro e faccio mie tante cose, ma non posso farlo se non so come sono all'origine. È necessario conoscerle per realizzare qualcosa nuovo. Questo ispira gli autori. È una cosa che il lettore deve pretendere dagli scrittori. È un percorso che però costa molta fatica.
È una coincidenza. Ma sembra che si stia ripetendo quanto successe già con Martin Mystére, che arrivò quasi contemporaneamente a Indiana Jones, pur avendo una origine anteriore. Così oggi Dragonero arriva dopo il successo di Game of Thrones e presenta alcuni elementi apparentemente in comune. Come si spiega al grande pubblico di non essere epigoni?
LE: Il problema è che molti non pensano ad andare a vedere cosa c'è alla base della costruzione narrativa. Quando abbiamo concepito il progetto le Cronache di Martin non esistevano e a tutt'oggi Stefano non le ha ancora lette.
La barriera esisteva anche nel progetto iniziale del '95, per esempio.
SV: In realtà un autore serio non va a copiare da altri, bensì va a rielaborare le sue stesse fonti. Però incidenti del genere capitano.
Per esempio nel '95 quando abbiamo cominciato a lavorare a Dragonero ci siamo ritrovati a mettere insieme diverse idee. A un certo punto, è arrivata l'idea di una barriera, di una muraglia, degli Algenti, del mondo degli abomini e diverse altre idee. Io guardo Luca e istintivamente penso a un libro del ciclo di Shannara di Terry Brooks. Quando gliene parlo mi risponde che non aveva mai letto quel libro!
Abbiamo comunque deciso di tenerci le idee, anche correndo il rischio che non ci creda nessuno.
Mi sono capitati anche casi più eclatanti, di proporre idee che erano state appena pubblicate da altre parti e che ho in questo caso ritirato. A volte con coincidenze incredibili a dirsi.
Questo cosa ci dice? Il pentolone è quello e ci peschiamo tutti. Quello che dico io è che quando credi dai avere una buona idea è meglio usarla subito o dopo un anno è fottuta.
LE: Non bisogna preoccuparsi troppo. L'intento narrativo c'è per tutti, l'importante è essere onesti con i lettori. Storie fantasy con elementi simili ce ne sono tante, ne sono state narrate in maniere anche molto simili, però pensiamo che Dragonero abbia la sua personalità e potrà conquistare lettori con le sue particolarità.
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