I romanzi di Kay sono poetici. Quelli di Jordan stupiscono per la quantità di elementi che lo scrittore ha saputo creare. Quelli di Martin sono concreti. I personaggi hanno la stessa solidità, le trame sono ugualmente ben costruite e capaci di sorprendere, ma l'impressione generale che se ne ricava è molto diversa. Questo non significa che uno degli scrittori sia più bravo dell'altro, semplicemente sono interessati a risultati diversi.

Ciascuno ha seguito la sua strada ma, quando un autore ha successo come hanno avuto Jordan o Martin, le sue opere iniziano a influenzare quelle degli altri. L'influenza di Robert la si può vedere nel proliferare di saghe dalle dimensioni enormi. Lo stesso Martin ma anche Terry Goodkind, Steven Erikson o Brandon Sanderson hanno costruito – o stanno costruendo – storie dalle dimensioni impensabili fino a una ventina di anni fa. Non per nulla Jordan aveva venduto al suo editore i diritti per una trilogia anche se fin dall'inizio sapeva che i libri che avrebbero costituito la sua saga sarebbero stati almeno sei.

L'influenza di Martin è legata all'altezza della visione, posta quasi a livello del suolo per cogliere al meglio la concretezza di ogni dettaglio. I personaggi muoiono, i cani razzolano nei saloni e non ci sono veri cavalieri. Può essere investito di questo titolo persino un mostro di ferocia quale Gregor Clegane, e l'uso delle armi non è mai senza conseguenze.

I Sopravvissuti di Richard K. Morgan

Nei Sopravvissuti Richard K. Morgan narra la storia di alcuni personaggi segnati da quanto è accaduto in passato nelle loro vite. La guerra, come in Martin, è una cosa sporca, e influisce su chi la vive. Il linguaggio non è più depurato da elementi scurrili, e solo gli elementi fantastici ricordano al lettore che quella che sta leggendo non è una storia vera. La corruzione e i pregiudizi non hanno nulla da invidiare al nostro mondo, e anzi Morgan ha esplicitamente affermato che il suo intento nello scrivere narrativa è di dire qualcosa sul mondo reale. Non parla di temi mitici come Dovere, Potere ed Eroismo, ma di rapporti fra potere politico e potere religioso o di come una società possa essere controllata attraverso il fondamentalismo e il dogmatismo.

In una storia di questo tipo gli eroi sono davvero dei sopravvissuti, perché ogni vittoria si ottiene a caro prezzo e la vita idilliaca di tante ambientazioni fantastiche non è assolutamente possibile.

In più se in passato c’erano già stati personaggi omosessuali in opere fantasy, Morgan sottolinea l’omosessualità di Ringil come nessuno aveva mai fatto prima.

Lo scrittore ha scelto di usare il fantasy come base per creare un’ambientazione senza doversi occupare di quelle ricerche meticolose che sarebbero state necessarie per un romanzo storico, in modo da poter narrare la storia che gli interessava con una maggiore libertà.

Tornando alla definizione iniziale anche questo potrebbe essere un fantasy per chi non ama il fantasy nel senso che, nonostante la presenza di diversi elementi non spiegabili con la sola ragione o secondo le nostre leggi fisiche, anche qui l'accento dello scrittore è posto sui personaggi e sule varie relazioni, umane e sociali, e il tipo di attenzione per i dettagli è lo stesso di Martin. Morgan ha esordito come scrittore di fantascienza, e probabilmente questo genere lo ha indirizzato vero il realismo più che verso lo sguardo elevato dell'epica o verso un'atmosfera nostalgica e fantastica che gli appare semplicistica (16).

The Heroes di Joe Abercrombie

Un ulteriore passo in questa direzione è stato compiuto da Joe Abercrombie con il romanzo The Heroes. Abercrombie non è il primo autore fantasy a narrare storie di guerra. Negli anni passati lo avevano già fatto, fra gli altri, Glen Cook o James Barclay. Quello che Joe ha fatto è stato unire l'attenzione agli elementi meno piacevoli o eroici e per questo più trascurati a un linguaggio (mai inutilmente) sboccato con una focalizzazione su un luogo e un tempo molto ristretti, quelli di una battaglia lunga tre giorni. Non sempre lo scrittore si concentra su storie così circoscritte, nel Richiamo delle spade il mondo nel quale si muovono i suoi personaggi è molto più ampio e caratterizzato, e gli elementi magici hanno la loro importanza pur con un modo di tratteggiare la situazione socio-politica che potrebbe far pensare a un romanzo storico. Quella di The Heroes perciò è una scelta deliberata di scrivere esattamente quel tipo di storia.

La quantità di elementi magici non è poi così lontana da quanto già visto in The Lions of Al-Rassan e i personaggi emergono dalla pagina con la stessa forza, ma l'effetto finale è molto diverso. Kay è coinvolgente e almeno una svolta della trama è devastante da un punto di vista emotivo, ma la storia ha un respiro ampio e anche nei momenti più forti non si sofferma mai sui dettagli realistici poco piacevoli a meno che non abbiano una precisa funzione. Il libro di Abercrombie è un pugno nello stomaco, crudo e realistico e a tratti disturbante.