The Lone Ranger va male. Diciamo la verità, ormai la Disney ci ha abituati. Nel recente passato abbiamo un discreto numero di film mediocri o fallimentari negli incassi, anche se sulla qualità ci sono pareri contrastanti. Molti difendono John Carter, pochi se la sentono di sostenere le ragioni di Milo su Marte, per citare due titoli, ma resta il fatto che il colosso statunitense alterna titoli dall'incasso prodigioso a veri e propri fallimenti. La Disney, i cui guadagni dipendono per gran parte dai parchi a tema e dalle mercanzie a essi collegati, certamente se lo può permettere, tuttavia il flop di The Lone Ranger, ormai dato praticamente per certo, sembra peggiore delle aspettative.
C'erano dei segnali che la casa produttrice non si aspettasse grandi risultati da The Lone Ranger: il film proveniva da una vecchia gestione ora decapitata, e aveva subito delle riscritture nella sceneggiatura (segno che vi era incertezza nei produttori). Inoltre il budget era lievitato oltre le aspettative, e non dimentichiamo che i western sono sempre piuttosto rischiosi (fuori dagli USA piacciono relativamente poco, ormai). Non ultima ragione, c'è la crisi. Ma nei fatti è andata anche peggio di quanto si potesse temere. Cattivissimo Me 2 ha calamitato l'attenzione tra i film usciti nel periodo festivo legato al 4 luglio (festa nazionale degli Stati Uniti) e così The Lone Ranger ha incassato la modesta cifra di 48,9 milioni di dollari (che salgono oltre i 70 contando i mercati non-USA).
Oltre ai "classici" motivi che caratterizzano i fiaschi della Disney, primo fra tutti il fatto che si spende moltissimo denaro per produrre e pubblicizzare i film, in questo caso circa 225 milioni di dollari, The Lone Ranger sembra avere un po'di problemi suoi. Oltre ad essere troppo lungo, il film è andato a schiacciare un tasto dolente per gli statunitensi, quello delle tematiche razziali. Nelle vecchie serie cinematografiche e televisive, la spalla del ranger, Tonto, è un nativo rappresentato in maniera razzista e stereotipata, ignorante e capace di pronunciare poche parole, una spalla comica in grado di salvare la situazione soccorrendo l'eroe in maniera imprevedibile, o magari di combinare un guaio, o di fare qualche sciocchezza per strappare una risata al pubblico.
Johnny Depp, che affermava di voler dare un ruolo più interessante al personaggio di Tonto anche perché lui stesso ha radici nelle tribù degli Indiani d'America, non è andato invece molto al di là dei vecchi cliché, e ha contribuito anzi a scatenare una polemica in quanto le sue origini indigene sono state messe in discussione come un'asserzione mai provata da parte dell'attore. Di fatto, se uno va a leggere i commenti in rete, i nativi americani non sembra che se la siano presa più di tanto, dando per scontato di ricevere un trattamento poco onesto da parte di Hollywood, ma The Lone Ranger ha comunque causato imbarazzo andando a toccare un tema piuttosto delicato per tutti i cittadini USA.
The Lone Ranger, curiosamente, è balzato in testa al botteghino nel debole mercato italiano, ancora più asfittico a causa della crisi economica. Ma non ha convinto in patria e a questo punto è praticamente impossibile che recuperi il denaro speso dalla Disney, che si prepara a mettere in bilancio una forte perdita. C'è chi dice che il carisma di Johnny Depp, troppo basato sui suoi tic, sulle smorfie e su un modo di comportarsi caratteristico suo, possa aver oltrepassato i giorni migliori ed essere destinato al declino. O che i ruoli di protagonista nei film d'azione, nonostante il successo della serie I Pirati dei Caraibi, non siano tagliati per lui. Comunque sia, The Lone Ranger ha ampiamente mancato il bersaglio e sarà per la Disney un'altro fallimento da dimenticare.
4 commenti
Aggiungi un commentoEppure Milo su Marte a me è piaciuto (capisco, è una pellicola destinata prettamente a minori di 10 anni) ed anche John Carter non mi è dispiaciuto affatto, anzi è stato molto meglio di Prince of Persia (davvero brutto, meglio il videogioco).
John Carter è stato ucciso più dai critici invidiosi e da dissidi interni alla Disney stessa che ne hanno indebolito la promozione. Il film è bello. Di fatto non ha recuperato i soldi spesi, comunque.
Non mi preoccuperei troppo per "La Disney", che oltre ai flop fa anche gli Avengers, Iron Man, Toy Story, Pirati dei Caraibi, Alice in Wonderland, per tacer del futuro Episodio VII, che calamiterà secondo me alter miriadi di fan.
Un ripensamento dovrebbe averlo forse Johnny Depp.
Dopo Pirati dei Caraibi e Alice in Wonderland, Johnny Depp, idolo del pubblico femminile, insiste per fare di se stesso una macchietta.
Eppure ha già avuto i moniti di Sweeney Todd e soprattutto di Dark Shadows.
A parte il caso di Alice, che comunque aveva altri motivi di interesse che non solo il cappellaio matto, credo che dovrebbe tornare a recitare in ruoli che esaltano il suo fascino. Lo stesso Jack Sparrow, mi dicono (!), non ne era privo.
Detto fuori dai denti, in questo film sembra lo scemo del villaggio.
No davvero.
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