«Avvicinati» mi dice, senza rivolgermi lo sguardo. «Non perdere tempo.»

Il suo compagno mi lancia un’occhiata e si alza in piedi. I tacchi dei suoi stivali, che raffigurano una coppia di coccodrilli, risuonano pesantemente come campane sulle piastrelle del tetto.

«Guarda chi c’è» mi dice, con un sorriso ampio che rivela dei denti grigi limati fino a essere appuntiti. Scommetto che non sa nemmeno come mi chiamo.

«Daphne» esordisce mia madre, la parola le esce in un sospiro, come se le pesasse in modo insopportabile. Come se due sillabe potessero contenere un’intera tragedia. Quindi, si volta verso il suo ammiratore più recente. Non deve neppure aprire bocca, si limita a sollevare una mano e lui capisce che è arrivato il momento di andarsene.

Una volta rimaste sole, mi fa cenno di sedermi. La panchina è piccola e ci troviamo sedute fianco a fianco, a disagio per l’estrema vicinanza.

«Penso che dovresti iniziare a trascorrere più tempo con le tue sorelle» mi dice, in tono freddo e disinvolto, come se fosse la cosa più banale al mondo.

Non era ciò che mi aspettavo e rimango in silenzio.

Dice sorelle, ma in realtà si riferisce alle Lilim. Dice più tempo, il che presuppone che io ne abbia passato con loro. Possono anche assomigliarmi, ma i loro padri sono tutti demoni minori, come quello che mia madre ha appena liquidato.

«Perché?» le dico, cercando di sembrare indifferente quanto lei. «Io non sono come loro.»

«Certo che lo sei» risponde, senza neppure degnarmi di uno sguardo.

Rimane a fissare il giardino che risplende. I suoi occhi sono di un grigio argentato, pallidi e inespressivi. I nostri volti si somigliano sotto diversi aspetti, ma i miei occhi sono scuri, come quelli di mio padre.

Non perdo tempo a farle notare tutte le cose che mi distinguono dalle mie sorelle e che sarebbero evidenti se solo lei si soffermasse davvero a osservarmi. Ad esempio, le mie unghie lisce e traslucide oppure il fatto che non parlo esclusivamente di quanto sia emozionante aggirarsi furtivamente sulla Terra, seducendo e ingannando gli uomini.

«Cosa ne sai di come sono fatta?»

«Fammi un sorriso risponde, come se questo provasse qualcosa.

Io non sorrido mai. I miei denti sono la mia caratteristica più impressionante, ma non li mostrerò a mia madre. Sono completamente rivestiti di smalto candido, come quelli di mio padre, ma a lei interessano solo i difetti. Le due punte metalliche dei miei canini che provano, ancor più della pelle pallida o dei capelli scuri, che sono sua figlia.

«Cattivo sangue non mente» commenta, come se avessi dimostrato la sua tesi. Mi rivolge uno sguardo trionfante. Per lei, quello cattivo è il solo sangue che valga la pena nominare.

Quello tra i miei genitori non è il tipico matrimonio a pezzi che si vede nei film. Niente piatti lanciati né pianti o litigi, solo la processione infinita degli amanti di Lilith e tutti i modi in cui riesce a ferire mio padre senza nemmeno lasciare il giardino sul terrazzo dove si trova.

Se iniziassi a comportarmi come le mie sorelle, finirei per essere un altro di quei modi. 

Mio padre si disinteressa completamente di quanto fanno gli altri ragazzi, ma diventa molto meno indifferente quando si tratta delle sue stesse figlie.

«Non intendo fare qualcosa di gretto solo perché tu possa compiacerti» le dico. «Se sei arrabbiata con lui, la cosa non mi riguarda.»

Lilith si comporta come se non avesse sentito. Si curva sulla panchina, osservando un’enorme meridiana d’argento fissata sul tetto ai suoi piedi, scrutando qualcosa che io non riesco a vedere.

Mio padre le diede sei figlie prima di me, ognuna di loro dotata di una sorta di veggenza. Tutte nacquero molto tempo fa, forse è questo il motivo. Il mondo era nuovo e grezzo, ancora pieno di magia. Oppure è perché io sono nata dopo che i miei genitori avevano smesso di amarsi.

La faccia della meridiana è liscia come uno specchio e Lilith la osserva come si guarderebbe la televisione. È in grado di vedere il mondo solo a sprazzi, scene minuscole che le appaiono in ogni superficie riflettente. 

Dopo la Caduta e la tentazione nel Giardino, lei e mio padre furono puniti, esiliati nel Pandemonio e ora questo è il solo modo che le è rimasto per fingere di visitare la Terra.

Rimane assolutamente immobile, ignorando i viticci che salgono dal letto di fiori, intrecciandosi, strisciando lungo la panchina fino ad attorcigliarsi intorno alle sue caviglie e ai suoi polsi.

I fregi sul tetto narrano della guerra per il Paradiso e della Caduta. 

Lucifero, reietto vendicativo e rivoluzionario decaduto, il cattivo per antonomasia. Lilith, in piedi da sola sulla spiaggia di ciottoli scuri. Pallida e distante, un demone bellissimo.

Lui era fiero ma ferito, e vide se stesso in lei.