L’origine è una raccolta di racconti collegati fra loro dall’ambientazione comune e dalla storia del Paese in cui vivevano i protagonisti, ma raramente questi interagivano fra loro. L’invasione presenta una trama molto più compatta nella quale continua a essere presente la ripartizione in racconti, ma tutti i testi portano avanti una storia più grande rispetto a quella del singolo personaggio e contribuiscono alla conclusione comune per l’intero volume. L’assalto è un vero e proprio romanzo collettivo. Nonostante il fatto che nella pagina conclusiva siano elencati ben tredici nomi di scrittori oltre a quello del curatore, George R.R. Martin, non c’è nessuno stacco fra una fase narrativa e l’altra.
Ci sono molti punti di vista, la Jennifer Malory di John J. Miller, il Jack Robicheaux di Edward Bryant, la Bagabond di Leanne C. Harper, la Roulette di Melinda M. Snodgrass, il Fortunato di Lewis Shiner, il James Spector di Walton Simons e lo Hiram Worchester dello stesso Martin, oltre a numerosi altri comprimari, alcuni dei quali in passato hanno ricoperto ruoli anche più importanti. Eppure sono tutti importanti, e tutti trovano il giusto spazio in mezzo agli altri. Le trame principali, legate al libro rubato da Jennifer, alla ricerca della nipote di Jack, alla guerra per il controllo di Jockertown e al piano di vendetta dell’Astronomo si intrecciano continuamente fra loro grazie a incontri più o meno casuali e alla particolare natura della “carta” pescata tanto tempo prima dai vari personaggi.
È il Wild Card Day, il giorno che commemora l’ultima battaglia di Jetboy e il rilascio del virus takisiano sulla Terra. I capitoli del libro sono scanditi dallo scorrere implacabile delle ore, con Ace che combattono schierati su fronti diversi perché l’acquisizione di un potere non è legata alle qualità morali di chi lo detiene, e Jocker che non sempre si rassegnano a fare la parte di comprimari ridicoli o inutili. Le caratterizzazioni sono, come sempre, il pezzo forte delle storie di Martin, anche quando non è possibile dire cosa derivi dalla sua penna e cosa no. Ciascuno ha motivazioni convincenti, una propria individualità, e manifesta una notevole capacità di sfruttare le sue personali caratteristiche in modi spesso sorprendenti. Il ritmo è serrato, la tensione altissima anche perché è evidente che alcune figure hanno obiettivi diversi e contrastanti fra loro, il che implica che qualcuno non otterrà ciò che desidera. Il pericolo è sempre in agguato, pronto a colpire da direzioni difficili da prevedere. La costruzione della trama è solida ed equilibrata, e alla fine tutti i fili che si riannodano correttamente danno un senso di compiutezza.
L’assalto è il primo dei volumi inediti pubblicati da Mondadori dopo che, nel 2010, Rizzoli aveva iniziato a portare in Italia la saga. Se la traduzione di quei libri è stata revisionata nel passaggio da un editore all’altro, quella di questo volume si deve interamente all’operato di Sergio Altieri. Il risultato, in assenza di un confronto diretto con l’originale, appare soddisfacente per la qualità della scrittura, anche se una manciata di refusi spezzano per qualche momento l’incanto della narrazione.
Un’ottima lettura, sorprendente e appassionante, capace di stuzzicare la curiosità del lettore e di lasciarlo desideroso di poter leggere nuove storie ambientate nel mondo delle Wild Cards.
10 commenti
Aggiungi un commentoSono stata sul punto di non rispondere ulteriormente, le polemiche sterili sono ai primi posti di un’ipotetica lista di cose che detesto, ma forse c’è qualche punto che vale la pena chiarire.
Fare il moderatore è un impegno notevole che richiede tempo e dedizione, e chi se ne occupa ha tutto il mio rispetto. Io non ho tempo, pazienza e voglia per farlo, e infatti ho declinato la proposta di diventare moderatore quando mi è stata fatta su un altro forum che ora – sempre per problemi di tempo – frequento ben poco. E suppongo che alla fine diventi anche noioso bacchettare continuamente gli utenti perché rimangano in topic. Però da quel che ne so io la discussione deve rimanere nell’ambito dell’argomento di partenza della discussione stessa. È la prima volta che mi capita di vedere un moderatore che bacchetta il direttore di una testata e un caporedattore per qualcosa che ha scritto non sul forum ma sulla testata a cui il forum fa capo. Da quando i moderatori possono decidere cosa è giusto che pubblichi una testata e cosa no?
Fin qui siamo d’accordo. Ora per cortesia potresti dirmi quali regole vengono piegate dipendentemente da chi scrive? FantasyMagazine, lo dice il nome stesso, è una testata di fantasy. Però, articolo firmato dal precedente direttore Franco Clun in data 17 gennaio 2007, “FantasyMagazine nasce come portale per gli appassionati del Fantastico” (http://www.fantasymagazine.it/info/7001/chi-siamo/ ). Non l’ho scritta io questa frase, e non ho usato io la parola Fantastico. Siamo sempre stati più orientati verso la fantasy ma non disdegnamo gli altri generi, urban fantasy, horror o anche fantascienza. Se ne parliamo meno è per non sovrapporci troppo alle altre testate e per dare a ciascun gruppo la sua individualità, ma questa è una consuetudine, non una legge. La prima recensione di fantascienza è datata 6 settembre 2005 (http://www.fantasymagazine.it/libri/5471/bay-city/ ) ed è firmata da Daniele Urso, che credo all’epoca fosse il responsabile del settore recensioni. Credo perché io in quella data non facevo ancora parte di FantasyMagazine, e so che in precedenza la sezione era stata diretta da Andrea D’angelo. Non conosco la data in cui è cambiato il responsabile ma il dettaglio mi sembra poco significativo.
Il 28 giugno 2007 è uscita la mia recensione di racconti di fantascienza di Martin Le torri di cenere (http://www.fantasymagazine.it/libri/7703/le-torri-di-cenere/ ), con Daniele Urso responsabile delle recensioni e Franco Clun direttore della testata. Nessuno dei due ha sollevato la minima obiezione alla mia recensione. Il 17 settembre 2008 è uscita la mia recensione a Un anno nella città lineare di Paul Di Filippo (http://www.fantasymagazine.it/libri/9331/un-anno-nella-citta-lineare/ ), e se Martin è un autore che scrive anche fantasy, Di Filippo si occupa solo di fantascienza quindi, secondo il tuo modo di vedere, con noi non c’entrava nulla. Non c’erano più né Daniele né Franco e Silvio Sosio, che all’epoca faceva da direttore anche per noi, non ha avuto nulla da obiettare alla recensione. Conosci i gusti di Silvio? Nel 2011 abbiamo avuto Steven Erikson ospite ai DelosDays. Erickon ha spiegato il suo approccio rigoroso al mondo che ha inventato e Silvio è riuscito a dirgli che in fondo anche lui scrive fantascienza, solo che invece di usare fisica o chimica come scienza di partenza usa l’antropologia. Una battuta, certo, ma che indicava anche come lui prediliga nettamente un genere e sia poco interessato all’altro. Eppure non ha avuto nulla da ridire sul fatto che la nostra testata recensisse un libro di fantascienza. Anzi, un paio di settimane più tardi mi ha proposto di occuparmi io della sezione recensioni. L’11 maggio del 2009 ho dato l’ok a una recensione di Pia Ferrara (http://www.fantasymagazine.it/libri/10267/i-diari-della-mezzanotte-l-ora-segreta/ ), segno che non consento gli sconfinamenti fuori dal genere solo a me. Ci sono altre recensioni di fantascienza, Emanuele ha indicato il link per trovarle. Non sono tantissime ma ce ne sono, come ci sono recensioni di thriller, avventura o di altri generi non esattamente fantastici. Sono poche, quello che voglio è che la maggior parte delle recensioni siano di fantasy nei suoi vari sottogeneri, ma la maggior parte non significa tutte.
Fra l’altro c’è anche la mia recensione al primo volume delle Wild Cards, risalente a oltre due anni fa: http://www.fantasymagazine.it/libri/13772/wild-cards-l-origine/. All’epoca non c’era stato nessun problema e non vedo perché debbano essercene ora. Ho parlato in altre occasioni delle Wild Cards e continuerò a farlo tutte le volte che lo riterrò opportuno. Se Emanuele, in quanto direttore della testata, riterrà per qualche motivo di non approvare un mio articolo – cosa che in passato ha già fatto – mi limiterò a prenderne atto. Posso dissentire da lui, in qualche occasione gli ho detto che non condividevo la sua opinione. Discutere è lecito, ciascuno ha la sua opinione ed è giusto che la esprima, ma il direttore è lui e se lui prende una decisione io posso solo decidere se adeguarmi o andarmene. Se a lui sta bene quello che faccio, e all’editore che c’è alle sue spalle pure, per me non c’è nessun problema. Io faccio quello che voglio nel rispetto di regole condivise dalla redazione e con l’assenso di chi ha poteri decisionali maggiori dei miei, e ti assicuro che non c’è nessuna regola che ci vieti di parlare di fantascienza.
Ripeto una tua frase, giusto per chiarirci:
Forse sono io la smemorata, sono perfettamente consapevole di aver fatto alcuni pasticci perché ho dimenticato alcune cose che avrei dovuto ricordare. Sono un essere umano e come tale a volte sbaglio. Però davvero non ricordo di aver negato a chiunque la possibilità di recensire un romanzo di fantascienza, né di qualunque altro genere. Tu ricordi sia avvenuto qualcosa del genere? Perché altrimenti non capisco quest’accusa di parzialità, perché in fondo è questo che hai fatto. Hai accusato me – e forse anche Emanuele come direttore di testata, ma visto che lui non aveva ancora commentato non posso esserne certa – di comportarmi in modo diverso con persone diverse.
Non c’è nulla di male nell’avere un punto di vista differente, su questo mi troverai sempre d’accordo con te. Però non hai semplicemente fatto notare una cosa. Visto che scrivi conosci perfettamente il significato delle parole che hai usato, e quella è un’accusa ben precisa che hai ribadito anche più in basso:
Rileggi tutti i commenti. Il mio e quello di Emanuele sono semplici spiegazioni. Difendiamo il nostro punto di vista, come è naturale che sia, ma non accusiamo mentre tu continui ad accusarci di comportarci in modo diverso con persone diverse. Fino a quando ci chiedi perché pubblichiamo fantascienza sei nel giusto, manifesti le tue perplessità come lettore. Quando indichi un articolo come OT trascendi il tuo ruolo visto che tu hai competenza sul forum e non sulla testata. Quando parli di regole (che) si possono piegare dipendentemente da chi scrive e c'è chi può fare quello che vuole accusi, e questo non mi sta bene. Per quanto mi riguarda comunque la discussione finisce qui, ho già perso fin troppo tempo a spiegare come la penso.
Il fatto che sia moderatore non mi limita di esprimere un'opinione in merito a un argomento: essendoci libertà di opinione, è possibile farlo e l'ho fatto. Non ho deciso nulla, né ho il potere, ho espresso un parere, come ogni individuo può fare, a prescindere che sia moderatore, redattore o quant'altro: il ruolo non limita tutto questo. Ognuno è libero di esprimersi, purché non insulti, cosa che non è stata fatta in questo intervento.
Alcuni libri possono essere di fantascienza, ma avere anche lievi agganci con il fantasy e quindi la cosa può essere accettata. Nel caso di Wild Cards a mio avviso no, perché è puramente di fantascienza: l'ho scritto adesso perché le altre sui precedenti volumi della serie non le ho lette, altrimenti l'avrei fatto. Naturalmente conoscendo il testo: senza conoscenza non potrei intavolare una discussione.
So esattamente quello che ho scritto e le cose stanno così. E' successo per questa opinione ed è successo per quella su Pacific Rim, dove lì si è intervenuti senza che ce ne fosse bisogno, dato che un utente aveva fatto una semplice battuta. Se si fa questo, allora lo si deve fare per tutto il lavoro della rivista, sia esso realizzato da redattori fissi, sia da collaboratori saltuari, cosa che invece non si è verificata: lo si difende, non lo si fa alle volte e altre volte si lascia andare, perché altrimenti si crea disparità, non c'è uniformità di giudizio. E senza di questo non può esserci oggettività nel giudizio: senza di esso passa che dove s'interviene si ritiene il lavoro di qualità, mentre dove non s'interviene il lavoro non è stato granché e quindi gli si può fare quello che vuole. Questo non va bene e va ripreso, anche se significa riprendere chi si conosce o fa parte dello staff. E va fatto con tutti, nessuno escluso.
Ribadisco che come individuo posso esprimere la mia opinione a prescindere dal ruolo che ho: criticare questo e voler limitare come hai fatto con il tuo intervento, sottolineando il tuo ruolo all'interno della rivista e quindi facendolo pesare e asserendo che non ho diritto di esprimermi verso quanto è stato fatto, non è qualcosa che invece è accettabile.
La redazione prende le sue decisioni e le porta avanti: può farlo.
Io posso esprimere parere contrario se non le condivido. Elemento che a qualcuno può non andare bene e per il quale si sa ci sarà sempre chi tenterà di limitare e far pesare la sua posizione.
Non ti starà bene la mia scelta di esprimere un punto di vista: puoi accettare o non accettare, anche se propenderai per la seconda. E farai come ho fatto io nei confronti di scelte dove non c'è stata uniformità di giudizio.
Se vuoi continuare la discussione, sono qui a disposizione, naturalmente seguendo le regole del forum e restando in tema, parlando tranquillamente e apertamente perché appunto le regole servono a questo e non come invece si può fare in privato, dove le espressioni e i toni possono essere diversi perché non regolamentati, come purtroppo alle volte si ritrova a costatare.
Sono d'accordo con il primo messaggio di M.T.; Cosa vi costava pubblicare la recensione su fantascienza.com ?
F.com e FM hanno due redazioni separate, che posso anche pubblicare recensioni dello stesso libro, è già capitato, ma decidono individualmente cosa pubblicare.
Non lo sapevo, grazie per il chiarimento
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