L’idea l’avevo da molto, ma scrivere un libro è complesso, richiede un impegno costante e una capacità organizzativa non indifferente, sopratutto se pensi a una trama con molti personaggi e tutti ugualmente importanti. Così ho aspettato il momento giusto che è arrivato un’estate e mi decisi ad affrontare quest’opera. Ho scelto il fantasy perché è un genere che amo e che conosco e poi perché la storia che volevo raccontare è, fondamentalmente, una storia di amicizia, innanzitutto della amicizia come l’ho vissuta io. E nel periodo dell’adolescenza, ma anche oltre, le mie amicizie erano nate e si erano sviluppate intorno a un tavolo, giocando a Dungeons & Dragons, quindi per me scrivere fantasy per parlare di amicizia era la cosa più naturale del mondo.
C’è stata una lettura o altro che ti ha dato l’idea del viaggio a ritroso nel tempo di Questor?
No, quella è stata un’idea completamente mia, forse sono stato influenzato anche dal mio amore per la fantascienza, ma fondamentalmente l’idea del viaggio indietro nel tempo è nata dal fatto che volevo creare un primo capitolo che colpisse il lettore, ma allo stesso tempo gli togliesse ogni punto di riferimento. Cerco di spiegarmi meglio, spesso quando leggi il primo capitolo di un libro ti puoi già fare un’idea di come proseguirà la trama e forse anche di come finirà, io volevo invece che il lettore fosse catapultato nel mezzo dell’azione (e questo è forse un’influenza del media fumettistico che amo molto) si creasse dei punti fissi per comprendere la storia e poi volevo che questi punti fissi venissero a mancare per disorientarlo e fargli capire che in questa storia, che ha il sapore del fantasy classico, non può dar nulla per scontato perché si trova di fronte a una storia che forse non è proprio classica.
Anche la “rinascita” dopo la crudele morte del nano Konar e il suo divenire potente come un dio ma estremamente crudele, è scaturita totalmente dalla tua fantasia o qualche lettura o altro ti ha dato l’input?
Indubbiamente dietro alla caratterizzazione di Konar c’è molto del mio immaginario letterario, ma anche cinematografico e fumettistico, ma c’è sopratutto l’idea che il male è male e con il male non ci può essere alcun compromesso (un po’ come accade con Sauron) ed esso, per essere sconfitto, richiede sì una lotta, ma richiede sopratutto speranza e fede in alcuni valori importanti anche quando questo sembra impossibile.
A quale dei vari e variegati personaggi pensi assomigliare di più?
Indubbiamente Questor, era il mio personaggio in quel gruppo di amici che giocava a Dungeons & Dragons di cui parlavo prima. La sua testardaggine, il suo coraggio, la sua ricerca di conferme, il bisogno degli amici, ma allo stesso tempo la sua necessità di solitudine, la continua ricerca di un amore sono alcuni dei tratti di Questor che sono miei o che sono stati miei in alcuni periodi della mia vita.
E’ stato difficile trovare un editore per questo tuo romanzo?
E’ stato difficile quando lo cercavo, quando era diventata quasi un’ossessione, perché pensavo che arrivare alla pubblicazione con una casa editrice mi avrebbe realizzato, mi avrebbe dato la felicità. Quando invece poi ho smesso di cercare la pubblicazione con ansia, mi sono sposato, sono diventato papà, mi è capitato di incontrare Linee Infinite e ho detto: “ma sì, proviamo a spedirlo!” e così ho fatto. Chiara Guidarini, l’editor di Linee Infinite per le collane fantastiche, lo ha apprezzato molto e mi ha contattato presto, così è iniziata questa bella avventura editoriale che mi sta dando molte soddisfazioni e gioie, ma la felicità e la mia realizzazione no, quelle erano già arrivate quando sono diventato marito e padre.
Che consiglio ti senti di dare a chi pensa di avere “buone idee” e le vuole mettere su carta?
Le idee da sole non bastano, la tecnica da sola non basta, quello che serve a mio avviso è la disciplina, cioè la capacità di mettersi a scrivere con costanza non dico ogni giorno, ma quasi, a seconda delle proprie possibilità. Poi ci vuole la disponibilità a rivedere e correggere tutto quello che si scrive, nonché l’umiltà di accettare le critiche. Nella mia esperienza posso dire che il vero amico è quello che ti critica e ti spiega il perché, non quello a cui piace sempre tutto perché ha paura a dirti veramente cosa pensa di quello che hai scritto. La critica non piace mai, ma permette di crescere, di migliorarsi, la lode piace sempre, ma non ti fa crescere in nessuna direzione. Naturalmente è chiaro che servono anche le lodi perché incoraggiano e mostrano che la strada è quella giusta, ma non bisogna mai avere paura delle critiche, anzi.
Aiuta molto anche il talento che però è un dono, una capacità innata che o si ha o non si ha, e che però va scoperto e coltivato.
Hai altri romanzi fantasy in cantiere?
Mi piacerebbe molto scrivere il seguito di E un elfo li radunò… perché ce l’ho già in testa e perché questo romanzo è stato così ben accolto che un seguito mi è stato richiesto da molti. Ora mi serve solo di riuscire a trovare un po’ di tempo per farlo tra il mio lavoro come papà e il mio lavoro in ufficio.
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