Liberi noi di accettarlo o meno, di giudicare il prodotto, ma non confutare la sua autenticità. D'altra parte, ed è forse questo il caso più eclatante di quanto si sbagli a essere “più realisti del Re”, in un brano di una intervista a Gene Roddenberry contenuta in Trek Nation, in Italia conosciuto come Fan Trek il documentario sul mondo Trek di Eugene Wesley "Rod" Roddenberry Jr., è lo stesso ideatore di Star Trek a dire che “Penso che a questo punto sarebbe bello tornare agli anni in cui Kirk era Capitano dell'Enteprise e incontrò per la prima volta quei popoli. Non c'è niente che mi piacerebbe di più che veder tornare Star Trek agli albori, con nuovi autori e nuovi interpreti e sentir dire: È meglio di quello di Roddenberry. Mi piacerebbe.”
Spesso invece i discepoli pensano di saperla più lunga dei loro maestri e come sempre interpretano, travisando le loro volontà. Nello stesso documentario Rick Berman, il successore di Roddenberry alla guida di Stark Trek: The Next Generation, non ha fatto mistero di essere talmente ligio a quella che lui riteneva essere "la visione di Gene", da bendare un busto di Roddenberry durante un brainstorming tra sceneggiatori, perché “Gene non avrebbe dovuto vedere certe cose”.
Insomma finché esisteranno nuove versioni dei personaggi che amiamo significa che saranno vivi, se no, saranno destinati a cadere nell'oblio o a essere ricordati da pochi adepti di un misterioso culto.
Ma forse noi PUV vogliamo proprio questo vero? Essere gli imperatori del nostro tinello, i supremi monarchi del nostro divano, convinti che la nostra passione sia un piacere onanistico di cui solo noi conosciamo i segreti?
Mi dispiace, la verità è che siamo Legione. Rendiamocene conto una volta per tutte. Non siamo soli nella galassia del fandom e tutti i modi di vivere le nostre passioni sono concessi, perché l'importante è non perdere di vista il divertimento che ci procurano.
I prodotti che verranno realizzati potranno piacerci o meno, potranno essercene di più o meno riusciti, ma quello che è inevitabile è che l'operazione di rinarrare le stesse storie è più che legittima e che ciascuno ha il diritto di gradirle o meno, preferendo le vecchie o le nuove versioni, o entrambe se è il caso.
Imho.
11 commenti
Aggiungi un commentoIn realtà nel mio articolo non esploro questo aspetto, ma la mia posizione non è affatto antitetica. Anzi sono d'accordo. Forse non emerge perché parlo dello specifico dei reboot legati ai personaggi.
Attenzione, tutto il mio ragionamento prescinde da cosa poi pensi delle singole opere. Non tutte le opere che ho citato nel mio articolo o che citerò tra poco sono state da me apprezzate allo stesso modo. Alcuni film hanno avuto successo o insuccesso a prescindere dalla loro qualità intrinseca. Qua si tratta di ragionare in termini più distaccati.
Nel mondo dei comics abbiamo visto più volte esempi di reinvenzioni nel senso che tu intendi, dai Watchmen, per i quali Alan Moore ha usato personaggi minori perché la Justice League era intoccabile, allo Squadrone Supremo, specie nella versione di Mark Gruenwald. Però anche la JL di De Matteis/Giffen era un esempio di stravolgimento di personaggi esistenti.
Potrei continuare con le opere di Warren Ellis (Planetary e Authority tra le altre), ma lo stesso Ellis ha poi rifondato Iron Man con Extremis.
Chiunque scrivesse una storia in cui un alieno arriva sulla terra e diventa un eroe con il mantello (o anche senza) deve avere qualcosa di veramente forte da proporre, qualcosa che lo differenzi in modo netto, se no il rischio è di sentirsi dire, da chi magari ha una opinione diversa dalla tua "ma se l'avete fatto uguale mi vado a vedere Superman" Per non parlare di eventuali cause di plagio con le quali negli USA vanno a nozze.
Nel cinema abbiamo visto The Incredibles, che è un innegabile miscuglio di archetipi e stilemi supereroistici che riesce ad avere una sua freschezza e originalità. Idem per Megamind.
Questo per dire cosa? Che entrambe le strade a mio giudizio sono praticabili e auspicabili.
Sia la reinvenzione di personaggi esistenti, sia quella di una ripresa dei concetti base in qualcosa di diverso, con altri personaggi e altri universi.
Il fumetto però consente una maggiore sperimentazione, ci sono meno soldi in ballo.
Hai ragione nel dire che ci sono ragioni economiche dietro. Investire in un fumetto "revisionista" con personaggi poco noti è un rischio inferiore, mentre investire 200 e passa milioni di dollari in un film per parlare di un supereroe che è Superman nella sostanza ma non nella forma sarebbe stato un bel rischio. Se sei la Coca Cola, usi il marchio e crei la Coca Cola Zero, non la chiami in altro modo, anche se è una cosa leggermente diversa. Se sei la Warner e reinventi Superman e hai bel marchio registrato, noto da decine di anni, sai che quel prodotto sarà più facile da piazzare se usi la S e lo chiami con quel nome invece di chiamarlo Ultra Man.
Non so ancora cosa farà la DC con i seguiti di MoS (a parte il prossimo con il team-up con Batman) ma mi è sembrata in tal senso una scelta intelligente quella della Marvel, che ha puntato prima su personaggi noti (Thor, Capitan America, Iron Man), per poi introdurre personaggi meno noti già nei primi film e, nella seconda fase, investire quanto capitalizzato in The Avengers con i Guardiani della Galassia, che mai probabilmente nessuno avrebbe prodotto prima del successo della Fase Uno del MCU. Mentre si era rivelata perdente la scelta DC di cominciare a proporre il suo universo narrativa con un film su Lanterna Verde, eroe popolare ma non presso il pubblico generico.
Cosa potrebbe succedere nei prossimi anni? La fase successiva potrebbe essere, quando lo spettatore cinematografico, che è il target di queste opere, si sarà educato, osare con opere ancora diverse, che rimescolino le carte e presentino nuovi personaggi. Ritengo che per ora il pubblico generalista non sia pronto, l'abbiamo visto con Watchmen, fumetto di enorme successo ma il cui film è stato sostanzialmente ignorato dal pubblico dei non intenditori.
Mi scuso per la prolissità.
Son contento che l'articolo abbia affrontato questo argomento per me molto spinoso ma, con tutto il rispetto, non sono d'accordo con quanto affermato.
Un conto è prendere e rielaborare dei concetti (come appunto quello della macchina del tempo), un altro è quello di riciclare personaggi e storie specifici (ad esempio Superman e Star Trek), proprio come ha scritto l'utente Laeryn.
Se nei fumetti ogni tanto capita un reboot ben venga, poichè si sta parlando, come nel caso della DC e della Marvel Comics, di storie pubblicate ininterrottamente da decine di anni, con migliaia e migliaia di pubblicazioni, cosa che potrebbe far smarrire potenziali nuovi lettori.
Nel caso del cinema, invece, si arriva a rinarrare le avventure di un personaggio ogni tre o quattro capitoli della propria saga e purtroppo è una "moda" recente, perchè fino agli anni '90 un atteggiamento del genere sarebbe stato impensabile.
Certo, i remake ce n'erano anche allora, ma non con questa frequenza. Possibile che adesso su dieci film, anche più della metà siano dei remake?
Questo dimostra una mancanza di idee disamante, voglia di rischiare uguale a zero, una mentalità commerciale da "quattro soldi" nonchè, spesso, una presa in giro nei confronti del personaggio, che viene stravolto tanto da essere irriconoscibile (vedasi l'ultimo "Sherlock Holmes" che tutto assomiglia furchè al detective di Baker Street).
Vogliono struttare fino all'esasperazione Biancaneve, Godzilla e L'Uomo Ragno? Benissimo, a patto che si tratti di sequel e prequel, cioè nuove avventure con protagonisti questi personaggi. L'importante è dare un freno all'esasperata e insensata voglia di rinarrarne da capo le origini, anche perchè, se si legittima questo modo di operare, cosa frenerebbe le major dal proporre un reboot ad ogni nuovo capitolo di una saga già incominciata, potenzialmente all'infinito?
Godzilla finora l'hanno lasciato abbastanza stare
Purtroppo la mancanza d'idee è palese: si riciclano sempre gli stessi copioni e non c'è spessore, come purtroppo dimostra non solo il cinema, ma anche l'editoria.
@Herlyran anche in questo caso non sono poi così in disaccordo. L'operazione reboot ha in sé i germi della pigrizia di idee, specialmente se fatta a pochissima distanza.
Prendiamo il caso di Spider-Man. Il reboot ha chiare intenzioni commerciali. Ma d'altra parte una major come la Sony non pensa all'arte per l'arte. Il risultato è stato controverso ma il film ha incassato molto (anche se non come per i film di Raimi). Personalmente ritengo che avrebbero potuto fare un ciclo di film che, alla maniera di James Bond, continuasse le storie del ragno mostrandone una versione più adulta cambiando gli attori. È una opinione condivisa da molti fan. Rimarremo sempre con il dubbio di "come sarebbe stato se" e di come il pubblico avrebbe accolto la cosa in termini di incassi.
L'unico precedente che ha realmente pagato negli anni passato è stato quello di Bond, mentre ricordiamo che i due sequel del Batman di Burton a firma Schumacher non sono ricordati come grandi successi.
E venendo al caso di più grande successo,Giusto ieri ho visto un documentario chiamato "Everything or Nothing", sulla lunga storia dei Bond Movies.
Bond non è mai stato "rebootato" fino ai film di Daniel Craig. Però qui si tratterebbe di un caso di reboot che avuto dei risvolti in parte "artistici". Nel documentario spiegano che la produzione ha giustificato il licenziamento improvviso di Pierce Brosnan e il cambio di direzione del Franchise con il mutato clima internazionale dovuto al 9/11.
Il Bond un po' fantascientifico e autoironico mostrato fino a quel momento non andava più bene e Barbara Broccoli (lei ha detto molto a malincuore) ha dovuto reinventare il personaggio. Nonostante l'ultimo film di Brosnan sia del 2002, quindi successivo all'attentato, c'è da credere che in quel momento ne fossero in corso le riprese e quindi la decisione del cambio di rotta sia stata presa dopo e nonostante il grosso successo del film.
Se vogliamo credere a questa versione qui il commercio, perché è chiaro che siano stati i vertici della produzione a imporre un tono più cupo, si è mescolata all'"arte", perché, sempre per mio personale giudizio si è trattato in questo caso di un buon reboot, fatto oltretutto tornando quasi al testo originale, ossia al romanzo Casinò Royale di Ian Fleming.
Per quanto mi riguarda la differenza è nel come vengono fatte le cose in buona sostanza.
E' logico che si realizzano i film per fare guadagno, ma nell'ambito dei fumetti (e non solo) di idee e storie ce ne sono tante. Prendendo l'esempio di Emanuele con Spiderman, di avventure ce n'erano a bizzeffe senza ritornare sempre al solito punto di partenza.
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