Dopo la battaglia di New York tutto è cambiato. Il mondo ordinario di spie come Grant Ward (Brett Dalton) o Melinda May (Ming-Na Wen) fatto di missioni di spionaggio e controspionaggio è popolato ora di minacce non affrontabili con le armi finora usate. Quando Maria Hill (Cobie Smulders) convoca Ward per assoldarlo in una nuova squadra attrezzata per risolvere i problemi generati dalle minacce con superpoteri, lo fa entrare in un nuovo mondo, quello del livello 7 (Ward era solo di livello 6) nel quale il concetto "niente è come sembra" è ancora più esasperato. La prima scoperta, ma lo sapete tutti da tempo, è che l'Agente Phil Coulson (Clark Gregg), simbolo della normalità che soccombe davanti al superumano, è in realtà ancora vivo. La sua entrata in scena non manca di un pizzico di autoironia. La spiegazione di come in realtà sia sopravvissuto è semplice, anche se c'è qualche ombra, un mistero lanciato lì per il prosieguo della stagione.
Se riluttante è Ward, il quale non si sente adeguato pur con la sua eccellente preparazione, ancora più ritrosa è L'Agente Melinda May; quando Coulson cerca di assoldarla nella squadra faticherà di più a convincerla. La May sembra addirittura traumatizzata e i motivi del suo atteggiamento saranno probabilmente parte del lavoro che verrà effettuato sul personaggio negli episodi a venire.
Più disponibile, se non entusiasta, il duo scientifico della squadra, gli Agenti Leo Fitz (Iain De Caestecker:) e Jenna Simmons (Elizabeth Henstridge) che non vedono l'ora di affrontare le sfide con le attrezzature avanzatissime che verranno messo a disposizione al gruppo, composto da tecnologie Stark, da prototipi e anche, probabilmente, dai residuati alieni che i vari eventi dei film del Marvel Cinematic Universe hanno disseminato sul nostro pianeta.
Questo gruppo di eroi, ma non di supereroi, si trova sin da subito davanti all'evidenza che le tecniche di occultamento delle prove della presenza aliena o supereroistica non sono più attuabili nell'era di internet. Un gruppo di hacker chiamato Rising Tide sembra aver preso di mira lo S.H.I.E.L.D., additato come elemento centrale di un complotto per nascondere la verità. Questo gruppo diffonde immagini riprese dai cellulari, foto e documentazioni per fare emergere con chiarezza l'esistenza dei supereroi. Non che dopo New York non fosse esplicito, visto che immediatamente le figure di Capitan America, Thor, Hulk, Vedova Nera, Occhio di Falco e Iron Man sono diventate delle icone pubbliche. Ma quello che Rising Tide attua è una campagna per fare emergere le altre manifestazioni dell'inconsueto.
La tesi un po' buonista che viene comunicata a noi spettatori è che l'opera di occultamento dello S.H.I.E.L.D. miri a proteggere gli umani da forze che non potrebbero affrontare, nonché a salvare le vite di quegli umani la cui aspirazione ai superpoteri rischia soprattutto di minacciare la propria incolumità e dei propri familiari. Questo è il caso di Mike Peterson (J. August Richards), un semplice operaio che ha acquisito poteri superiori grazie a un frullato misto e male assortito di tecnologie, dai residuati Chitauri ai raggi gamma, a un formulazione rozza del siero del Super Soldato. Probabilmente questo modo di vedere lo S.H.I.E.L.D. è frutto della purezza d'animo di Philip Coulson, visto che già nei film abbiamo potuto notare invece la tendenza al sotterfugio di Nick Fury e Maria Hill. Questo elemento potrebbe essere oggetto di conflitti futuri molto interessanti.
Al gruppo di agenti, in circostanze tutte da scoprire, si unirà l'hacker Skye (Chloe Bennet), la cui forte avversione allo S.H.I.E.L.D. verrà superata da un colpo di genio di Coulson, una trovata che conferma l'abilità di Joss Whedon nell'escogitare soluzioni brillanti per risolvere le situazioni narrative apparentemente senza uscita.
Tipicamente di Whedon è poi la gestione dei rapporti "uno a uno" dei personaggi, con dialoghi sempre bene azzeccati, anche se meno spumeggianti rispetto ad altre sue produzioni. C'è qualche battuta, ma il registro dell'ironia è soprattutto affidato a Coulson.
L'esigenza di presentare i vari personaggi ha reso necessario qualche sacrificio. Più chiare le motivazioni di alcuni, meno in evidenza sono gli altri. Se dovessi dire chi sono i veri protagonisti di questo episodio direi sicuramente Coulson e Skye, anche perché se è assodato che gli altri sono Agenti il cui background è da scoprire, è la giovane hacker l'elemento alieno, pertanto perché la sua introduzione nel team non risultasse forzata necessitava di spazio in più. In ogni caso neanche di lei scopriamo ovviamente tutto, perché il compito di un buon pilot è pur sempre quello di incuriosire sui prossimi sviluppi.
Sul fronte strutturale il pilota sembra presentare una serie con una continuity stretta ma non strettissima. L'episodio non si chiude con un cliffhanger per esempio, come accadeva con Heroes. Il pilota ha un forte soggetto di puntata, che quindi si risolve all'interno dei 45 minuti. Come già The Avengers, ma come molte cose scritte da Whedon, il ritmo dell'episodio è un crescendo. All'inizio sembra quasi lento. Con molte fasi parlate e molta interazione verbale, e qualche momento di azione. L'ultimo atto diventa una corsa verso il momento di risoluzione della trama.
Oltre alla trama di puntata sono presenti anche i primi elementi di una trama di fondo, il cosiddetto "soggetto di serie". C'è un "anti" S.H.I.E.L.D.? Chi traffica in tecnologie aliene e cerca di dotare gli umani di superpoteri? Ci hanno detto tutto sulla "resurrezione" di Coulson? Sono solo alcune delle domande che sono rimaste aperte.
Questa trama sicuramente accompagnerà gli spettatori fino al finale di stagione, dove tante domande troveranno risposte e altre probabilmente verranno poste. Ancora non possiamo sapere se la serie avrà invece un cliffhanger finale. Molto dipenderà dagli ascolti e quindi dalla successiva prenotazione da parte dell'ABC di nuove stagioni.
L'allestimento è frutto di un alto budget per gli standard televisivi. Al posto dell'Elivelivolo abbiamo un "comune" aeroplano, ma il set non è in realtà meno povero se visto in TV. Sia le manifestazioni dei poteri che i gadget tecnologici sono credibili. Sicuramente il fatto che i Marvel Studios siano ormai una industria ben rodata consente economie di scala fino a qualche tempo fa irrealizzabili. D'altra parte lo scopo narrativo di Agents of S.H.I.E.L.D. non è quello di mostrare scontri titanici tra supereroi, bensì di mostrare un gruppo di agenti impegnati a risolvere dei casi. Un NCIS o CSI, dove le scene del delitto sono però i luoghi in cui hanno agito esseri con superpoteri e tecnologie aliene.
Tenete comunque sotto osservazione Lola, la macchina di Coulson. La sorpresa farà piacere sia ai nuovi fan che a chi ha conosciuto lo S.H.I.E.L.D. dei fumetti di Steranko.
La recitazione è più adeguata. Bravissimi Clark Gregg e Ming-Na Wen, nonostante il relativamente minore spazio dato a Melinda May. Brava la Bennet, giudicabili nella media per ora gli altri. Se Brett Dalton è molto rigido, in un siparietto in cui il personaggio si "apre" suo malgrado, dimostra la volontà di cambiare registro al momento opportuno. Insomma molto dipenderà anche dal modo in cui gli interpreti sapranno, negli episodi successivi, sfruttare le occasioni in cui sarà il loro personaggio a essere sotto i riflettori. Giudicarli solo dal pilota non sarebbe corretto.
Se la serie avrà successo, e i risultati di ascolto della prima puntata sono stati incoraggianti in tal senso, è proprio per la scelta di non inseguire sul fronte estremo dello spettacolo i film del MCU, bensì di ribaltare la prospettiva con una serie improntata a un maggiore realismo, dove sono gli esseri umani il punto di osservazione del mondo dei superumani e alieni, e dove sarà interessante scoprire come ogni volta i personaggi sapranno spingersi al massimo per risolvere le situazioni che incombono su di loro, perché non sempre si ha a disposizione la forza di Thor o il cervello di Tony Stark o Bruce Banner. In tal senso è emblematica una scena in cui Fitz e Simmons, che non sono presentati appunto come supergeni ma come brillanti sgobboni, sulla spinta dell'emergenza incombente, troveranno il modo di salvare una situazione apparentemente disperata.
L'inizio è promettente, attendiamo fiduciosi i prossimi episodi.
2 commenti
Aggiungi un commentoBella recensione, condivido ogni parola.
Il pilot mi è piaciuto ed è stato bello rivedere l'agente Coulson.
Tuttavia, più che non la storia, ho apprezzato i dialoghi, Whedon è sempre bravo sotto questo aspetto, e ovviamente il dispiego di mezzi che non fa invidia ad una produzione cinematografica.
Brett Dalton è un po' troppo "cicciobello" per i miei gusti, ma appunto non si può giudicare dal pilot, mentre i due ragazzini super-smart al momento non mi intrigano molto. Sono ben compensati invece da Clark Gregg e Ming-Na Wen, ormai abbonata alla fantascienza e sempre in ruolo (questa donna sembra non invecchiare mai), e ho apprezzato anche Chloe Bennet.
Inizio carino e simpatico, spero che la storia evolva e poi a questo punto voglio sapere cosa è successo a "tahiti".
Spero anche nelle comparsate di attori che hanno già lavorato con Whedon, com'è nel suo stile d'altra parte. Nell'attesa del prossimo episodio mi guardo Much ado about nothing, dove recita ancora l'agente Coulson e il Captain Mal (molto imbolsito da quel poco che ho visto ).
Io invece spero nelle comparsate di qualche supereroe di quelli noti. Diversamente, temo che il pubblico si stanchera' presto di una serie che non e' ne' carne (supereroi) ne' pesce (poliziesco classico) e ripropone schemi narrativi gia' usati ed abusati, con le due organizzazioni in lotta fra loro, gli hacker che tutto possono e cosi' via.
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