Il Bacio di Jude di Davide Roma, edito da Sperling & Kupfer, è stato pubblicato il 22 Gennaio 2013 e da poco il web parla con entusiasmo dell’uscita di un possibile sequel della storia. In occasione della piccola rivelazione sull’uscita del secondo volume della trilogia di Jude, abbiamo intervistato il giovane autore per raccontarci la sua esperienza in merito alla pubblicazione del suo esordio e ai nuovi progetti letterari.
Ciao, Davide! Innanzitutto ci tengo a darti il benvenuto su Fantasy Magazine, non vediamo l’ora di presentarti ai nostri lettori. Come prima domanda vorrei chiederti di parlarci un po’ di te, delle tue passioni e di quando hai iniziato a scrivere. Pertanto sapresti dirmi chi è Davide Roma?
Un eterno adolescente che non ha ancora deciso se da grande vuole fare il romanziere o lo chef. O probabilmente entrambi. Ho mille esperienze lavorative alle spalle, e una passione smodata per cinema e letteratura. Ho la tendenza a collezionare di tutto: dischi in vinile, manifesti di film, libri a tonnellate. Ho iniziato a scrivere testi di canzoni a diciotto anni: suonavo la chitarra nella classica band liceale sfigata! La musica non era granché, i testi invece piacevano. Così ho cominciato. Qualche anno dopo sono passato alla narrativa perché ho scoperto un particolare piacere nell’ideare trame, intrecci e così via.
Iniziamo adesso con una domanda riguardante il tuo libro d’esordio, Il Bacio di Jude, edito da Sperling & Kupfer; com’è nata l’idea di scrivere un urban fantasy ambientato nel Massachusetts? Come sei riuscito a portare il tuo manoscritto nelle mani di un editore (in questo caso della Sperling & Kupfer)? Raccontaci brevemente la tua esperienza.
Il romanzo è nato quando ho avuto l’idea iniziale, come un’illuminazione. Le idee migliori nascono sempre così, e mai da un percorso calcolato.
Jude scova un sotterraneo murato nella casa dove vive, riesce ad azionare il meccanismo che apre il passaggio segreto e quando arriva sotto scopre un segreto. Un segreto terrificante che riguarda la sua natura. Da questo Big Bang iniziale è cominciato tutto. Mi sono chiuso in casa per alcuni mesi, vivendo isolato, e ho scritto la prima stesura. Avevo passato alcune estati a Boston, dove ho molti parenti, e mi sembrava adatta come ambientazione. Una volta conclusa la prima stesura, ho inviato il dattiloscritto alla mia agente: lei ne era entusiasta e il suo entusiasmo è stato confermato da quello degli editor di diverse case editrici, tutte grandi peraltro, cui il romanzo era stato proposto in lettura. Alla fine, a seguito di un’asta, siamo approdati a Sperling & Kupfer.
Jude Westwick è il protagonista del tuo libro, un personaggio istintivo e grintoso. I tuoi personaggi rispecchiano in qualche modo la tua personalità? Da dove prendi l’ispirazione per descrivere fisicamente e psicologicamente i tuoi personaggi? In particolare, com’è nato Jude?
Da quando è uscito il romanzo, gli amici hanno cominciato a chiamarmi Jude. Mi fa piacere anche se, in realtà, il personaggio più autobiografico della storia è un altro. Un giorno vi svelerò chi è. In quasi tutti c’è qualcosa di me, con percentuali variabili. Jude possiede la mia stessa passione per la musica, ad esempio. E’ anche uno che non si prende troppo sul serio, un’altra caratteristica che ho sempre apprezzato negli altri e che spero di possedere anch’io. In generale, prima parto dalla trama e poi creo i personaggi seguendo criteri narrativi e drammaturgici. Non amo molto l’autobiografismo fine a se stesso, il guardarsi l’ombelico. Le fonti di ispirazione sono molteplici, e provengono sia dal mondo reale che dal cinema e dal mondo della musica: ho sempre immaginato Jude come una rockstar, Amber è ispirata fisicamente alla cantante dei Garbage, Shirley Manson, il padre di Emily somiglia molto al batterista Tommy Lee e così via.
Perché hai scelto il genere urban fantasy? Quali sono le storie di questo genere, italiane e non, che hai amato di più? Quando scrivi una storia sai già a che pubblico di lettori indirizzarla o la scelta è del tutto casuale?
La mia specialità è il crossover: mixare genere diversi. In questo caso: romanzo gotico, thriller e teen drama. Negli store digitali, come Amazon o IBS, il romanzo viene inserito nel reparto horror. A me interessava questo schema narrativo, tipico dei film degli anni ottanta, come “Ritorno al futuro”: un teenager normale inserito in una situazione anormale. In questo caso legata alla natura soprannaturale di Jude. Se oggi si tende a definire una storia simile un “urban fantasy” allora chiamiamolo così, però non sono ossessionato dalle definizioni precise. Ho fatto questa premessa perché, in realtà, conosco pochissimo il genere in sé. Mi piace molto la serie “Buffy The Vampire Slayer” ma per il resto mi sono ispirato più alla narrativa ottocentesca e al cinema americano.
Quando mi chiedono di indicare il mio lettore ideale di solito rispondo: chiunque. Non faccio selezione all’ingresso.
Cos’è per te la scrittura? Questa domanda potrebbe sembrarti banale, ma ogni scrittore ha un proprio punto di vista al riguardo. Credi che la scrittura sia un dono di pochi o credi che questo dono debba essere accompagnato dalla lettura di manuali specifici? Quali sono i consigli che daresti ad un aspirante scrittore che vorrebbe pubblicare la propria storia?
3 commenti
Aggiungi un commentoManoscritto inviato ed entusiasmo di tutte le case editrici, e per giunta tutte grandi, che hanno fatto l'asta per accaparrarselo?
Ormai si ha esperienza in Italia di simili dichiarazioni: sembrano quelle così accuratamente preparate dai politici quando vengono intervistati. E si sa quanta verità c'è dietro.
Siccome ho letto dei brani del libro, non c'è nulla che giustifichi affermazioni così altisonanti. Sempre alle solite: cibo in scatola per gatti.
L'unico consiglio valido per chi vuole cominciare a scrivere è quello di leggere molto. Dove sta scritto che per realizzare qualcosa di valido, non deve mancare la storia d'amore o il protagonista con un destino eccezionale? La qualità e la validità di una storia stanno da altre parti.
All'estero il genere fantasy vende più che in Italia perché si producono romanzi migliori: certo, anche là ci sono scrittori mediocri, ma hanno anche molti autori dalle grandi capacità. Realtà che nel nostro paese non si verifica, perché di scrittori validi del genere si contano sulle dita di una mano. Inoltre, la realtà editoriale italiana fa passare il messaggio che per essere fantasy basta avere un personaggio adolescente come protagonista, che sia bello e dannato: una mentalità, questa, che ha bruciato il mercato, perché si riteneva che non servisse la qualità, che i lettori potessero sorbirsi di tutto.
In Italia gli scrittori sono ancora molto indietro rispetto ai loro colleghi stranieri del genere fantasy: Sanderson, Kay, Erikson, per citarne alcuni. No, non c'è confronto: sarebbe come paragonare un granello di sabbia a una stella.
Non vedo niente di strano nelle domande dell'intervista. Sono standard.
Le osservazioni non sono state fatte sulle domande, attenzione, questo è evidente: sono state fatte sulle risposte. E' su di loro che è posta l'attenzione.
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