«Voi avete sparso ingiustamente il sangue dei vostri fratelli e avete insozzato la terra di Aman. Sconterete il sangue col sangue, e fuori da Aman dimorerete nell'ombra di Morte. Ché, sebbene Eru vi abbia destinati a non morire in Eà e sebbene le malattie non vi assalgano, pure potete essere uccisi, e uccisi sarete: da armi e tormento e dolore; e i vostri spiriti raminghi verranno poi a Mandos. Ivi a lungo dimorerete bramando i vostri corpi, e troverete scarsa pietà sebbene tutti coloro che avete ucciso impetrino per voi. E coloro che perdureranno nella Terra-di-mezzo e non verranno a Mandos, finiranno per essere stanchi del mondo come di un greve fardello, e deperiranno e diverranno quali ombre di rimorso agli occhi della razza più giovane che verrà. I Valar han detto.» (5)
Fino a quanto si è visto, le profezie danno l’impressione d’essere portatrici solo di finali amari, dove c’è ben poco in cui sperare, soprattutto quando la situazione appare disperata. Ma non è la loro unica natura.
“Tu sei il ragazzo che condurrà nella terra promessa i suoi compagni.” (6), sono le parole che il Re del Fiume Argento rivolge a Falco, rivelandogli come la visione che il ragazzo ha sempre avuto nella sua mente riguardo ai propri compagni sia invece riferita a qualcosa di molto più grande, e lui sia proprio la figura che adempirà la profezia: un nuovo Mosè che condurrà verso la salvezza la razza umana ed elfa, fuggendo da un mondo destinato alla rovina, come lo ha descritto Terry Brooks in La genesi di Shannara, trilogia che funge d’anello di congiunzione tra la saga di Shannara e quella riguardante il Verbo e il Vuoto.
Dello stesso stampo sono le profezie realizzate da Silvana De Mari con il suo ciclo degli Ultimi.
Quando l’acqua sommergerà la terra.
Il sole sparirà, le tenebre e il gelo arriveranno.
Quando l’ultimo drago e l’ultimo elfo
Spezzeranno il cerchio,
Il passato e il futuro s’incontreranno,
Il sole di una nuova estate splenderà nel cielo. (7)
L’ultimo elfo avrà in matrimonio una fanciulla, sua discendente, erede di Arduin stesso. La fanciulla sarà dotata come il suo avo del potere della chiaroveggenza e avrà nel nome, la luce del mattino; sarà figlia dell’uomo e della donna che questo elfo sempre…(8) salvarono (9).
Le forze in gioco sono più grandi degli individui e fungono da bussola per quello che sembra essere un percorso già tracciato, come viene mostrato in L’Ultimo Elfo. Ma la volontà che si oppone al destino è una forza che non va mai sottovalutata, capace di contrastare anche le maledizioni, arrivando a forgiare una profezia in grado di salvare il mondo delle generazioni future, come fatto in L’ultima profezia del mondo degli uomini.
Il giorno verrà che crolleremo. Il giorno maledetto in cui tutto sarà perduto e crudeli stranieri calpesteranno la nostra terra.
Il giorno verrà che crolleremo, ma la mia discendenza, le streghe della torre, si assumerà il compito di riconoscere il padre del re. Lo riconoscerà dalla sua misericordia. Ognuna di noi consegnerà alla propria figlia le tre monete d’oro di Arduin, per permettere loro di traversare le generazioni e il tempo e fare in modo che il padre del re possa averle dalle sue mani e compiere il suo destino.
Che il bambino sopravviva.
Che sia il capostipite del guerriero che permetterà agli Uomini di queste terre di risorgere, di ritrovare l’onore perduto.
Le torri cadranno. Gli archi saranno spezzati. Gli uomini periranno. I bambini vagheranno nel fango insieme ai cani. Ma poi una regina giunta da dove soffia il vento e tramonta il sole trapasserà il fango e il sale per guidare il popolo fuori dal buio, contro la crudeltà e le barbarie, sarà la sua armata di vittoria un esercito di eroi, vestiti del colore del vento e del mare, nulla li potrà fermare. Onore alla regina che mai conoscerà la paura e aprirà le sue ali per volare. L’oro e l’ebano si fonderanno, dal suo coraggio verrà la vittoria, dal suo ventre verrà la pace. (10)
Una profezia, quest’ultima, nata dalla magia per scongiurare un male futuro, per proteggere il fato di un bambino innocente; uno scudo che va contro l’odio profondo di un individuo che ha perso tutto e che sta morendo, che trae forza dal sacrificio di chi ha partecipato alla sua protezione, arrivato a uccidere la parte di sé che più ama purché possa esserci una speranza quando oramai tutto sembra ineluttabile. Una dimostrazione dell’esistenza d’uomini capaci d’essere loro a creare il destino e non di sottomettersi a esso, come invece fa la maggior parte della gente: anche se dice di credere diversamente, spesso l’uomo non crede di essere libero, di essere padrone delle proprie scelte, ma ritiene d’essere pedina di qualcosa di più grande che decide per lui. Troppo grande perché possa contrastarlo e ribellarvisi.
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