Anche se all’esterno del libro non c’è nulla che lo indichi, La caduta dei tre regni di Morgan Rhodes è un romanzo per ragazzi. Lo si sente chiaramente nella lettura della storia, i cui giovani protagonisti si possono facilmente immaginare come coetanei del lettore ideale. I loro dubbi, i sensi di colpa per errori reali o solo immaginati ma anche la loro ingenuità di fronte a situazioni che li sorprendono e che non sanno controllare sono convincenti ed emotivamente coinvolgenti. E il fatto che si trovino su fronti contrapposti rende l’immedesimazione problematica, visto che il lettore si trova di volta in volta a simpatizzare per i loro problemi o a deprecare determinati errori. Per contro i personaggi che li circondano sembrano per lo più delle macchiette, dotate di un unico carattere esasperato fino all’eccesso. Gaius Damora, soprannominato Re del Sangue, è crudele come solo i personaggi più cattivi delle fiabe sanno essere, ma il fatto che questa non è una fiaba finisce per renderlo poco convincente. E, come lui, sono parecchie le figure caratterizzate in modo talmente rigido da apparire a volte caricaturale. Il loro ruolo si definisce e si semplicemente in rapporto alle figure di Cleo, Jonas e Magnus, aiutandoli o contrapponendosi a loro in modo da enfatizzarne le caratteristiche, far sorgere nuovi dubbi o fungere da punto fermo intorno a cui far ruotare le loro azioni.
Il libro intreccia quattro trame diverse. La principessa Cleo, che all’inizio appare come una giovane viziata incapace di fronteggiare le difficoltà, si trova di fronte a problemi che sembrano più grandi di lei. Jonas, un contadino, vuole vendetta per il fratello assassinato e giustizia per il suo popolo. Magnus, figlio del Re del Sangue, deve sopravvivere in un ambiente di corte infido e capire quale sia il suo posto. I loro capitoli sono alternati con un buon ritmo, e man mano si intrecciano in una storia più grande di loro. La quarta trama, che loro stessi non conoscono, è legata alla magia che pian piano va scomparendo dai regni e che ha contribuito a determinare l’attuale, precaria, situazione politica.
La presenza dei diversi punti di vista posti su fronti contrapposti rende difficile al lettore scegliere lo schieramento per cui tifare. La sensazione è anche che manchi qualche informazione fondamentale per il destino dei Tre Regni.
Se il procedere della storia è ben equilibrato, non tutti gli elementi della trama sono sviluppati in modo convincente. Gli spostamenti fra i regni, all’inizio presentati come molto complicati, alla prova dei fatti si rivelano invece troppo facili. Alcune azioni vengono semplicemente descritte in una riga, come se fossero la cosa più semplice del mondo e non ponessero invece parecchi problemi se davvero fossero compiute come viene accennato. Quello che conta per la Rhodes è l’intenzione del personaggio, il compimento dell’azione, non la modalità con cui l’azione è resa materialmente possibile. Se da un lato questo può rendere il ritmo più vivace evitando alcune spiegazioni che avrebbero inevitabilmente rallentato la trama, dall’altro spinge i lettori più esperti a porsi dubbi sulla solidità della costruzione.
Dubbi simili ci sono anche sulla costruzione del mondo. Gli scenari che si vedono sono molto limitati. Non c’è una reale costruzione sociale né sono descritti ambienti, usi e costumi, atmosfere che possano rendere lo spazio in cui si muovono i personaggi qualcosa di solido. La leggenda relativa a dee e guardiani è interessante ma è trattata in modo un po' troppo affrettato, anche se forse questo è solo un primo accenno che verrà sviluppato in futuro.
Il finale presenta un’accelerazione così improvvisa da farlo apparire quasi affrettato. Diversi colpi di scena si legano perfettamente a eventi anche drammatici delle pagine precedenti e portano a una notevole svolta rispetto alla situazione iniziale, ma alcuni capovolgimenti di situazione sembrano troppo repentini. Nel complesso si tratta di un romanzo d’esordio con alcuni spunti interessanti ma in cui si vede che l’autrice ha ancora bisogno di tempo per maturare.
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