Nel tornare alla macchina, vide che la vecchia aveva detto la verità: l'aiuola incolta in mezzo alla piazza non era poi così incolta, a guardarla bene, e c'erano dei mazzi di crisantemi, ben legati al palo della luce; malinconici, dai colori pastello sfumati come acquerelli, nella nebbia che saliva. Non se n'era accorto prima.
Il gatto saltò giù dal bidone, li guardò un'ultima volta con profondo disgusto, e sparì nella notte.
"Scommetto che era ubriaco, quello della macchina - disse loro dietro la vecchia - tutti i locali, qui attorno… roba da matti, una volta non era così, la commemorazione dei defunti era una cosa seria, non questa carnevalata."
"Sì, sì - tagliò corto Luca, che in merito aveva già sua nonna a rompere - ce la fai, Fra?"
"Sei tu quello ubriaco, se ce la fai devo chiedertelo io."
La vecchia li seguì ciabattando: "Questo è un periodo serio, non si dovrebbe festeggiare. Lo vedete cosa succede, invece di ricordarsi di ricordare i defunti… altro che discoteca…"
Non la finiva più. Francesco roteò gli occhi, Luca sollevò le sopracciglia a dire tutte a noi, stasera.
Il cellulare di Francesco emise il rumore cavernoso che testimoniava l'entrata in scena di un nuovo mostro.
"Cos'è, stavolta?"
Francesco prese il telefonino in punta di dita, per non toccare coi palmi.
"Fantasmi! - gli mostrò il desktop pieno di ombre evanescenti - Ci siamo, adesso escono!"
Lo scherzetto, in mezzo alla nebbia, dopo un incidente, con una vecchia scema in vestaglia che sproloquiava sui morti e le lapidi a bordo strada, adesso sembrava molto meno divertente. Meglio il dolcetto.
"Ma quali fantasmi - brontolò la vecchia - il giorno dei defunti non ci sono i fantasmi. Queste robe americane non c'entrano niente, la nostra commemorazione, è una cosa più seria…"
"Signora - la interruppe Luca, più garbatamente che poté - grazie mille per il disinfettante, ma adesso dovremmo proprio andare, okay? Magari faccia un esposto per mettere l'autovelox all'entrata del paese, così non dovrete piantare altre lapidi."
Sbatté le palpebre. Quelle parole, che volevano essere sarcastiche, per qualche motivo gli uscirono di bocca in maniera diversa, come se la nebbia le avesse inghiottite. Meste. Funeree.
Oh, cazzo. Alla faccia dell'atmosfera a tema. Le maschere horror della discoteca, almeno, erano divertenti. Qui c'era solo il lato lugubre. La testa cominciava a fargli male per i postumi di una sbornia che se n'era andata nel peggiore dei modi, mentre la vecchia rincoglionita non si scoraggiava, e pretendeva di esaminare la testa di Francesco, per accertarsi che non servissero bende.
"È meglio se ti lavi un po', vieni di qua, dai."
Prese Francesco per un braccio e lo tirò verso il lavatoio. Luca iniziava davvero a scocciarsi.
"Senta, quel coso non ha acqua, e se anche l'avesse sarebbe un ricettacolo di infezioni, quindi per piacere, vuole lasciarci andare una stramaledetta vol…"
Non si interruppe. Non proprio. La sua voce venne piuttosto inghiottita, sommersa dal rumore scrosciante dell'acqua che sgorgava, uno zampillo allegro e vivace, trasparente come cristallo, dalla roccia viva del lavatoio incassato nel muro.
Ora che erano vicini, la pietra sembrava meno scabbiosa, e le erbacce, a dirla tutta, erano il risultato dell'incuria di qualche settimana, non di anni. Era una fontanella di paese, vetusta ma valida.
"Ecco qua." Come una nonnina d'altri tempi, la vecchia immerse un lembo dello scialle e lo usò per tamponare la fronte di Francesco, sulla quale il sangue secco impediva di vedere quanto fosse realmente escoriato. "Beh, non è tanto male, hai solo dato una botta."
Luca scosse la testa e guardò meglio. Il lavatoio era pieno, e lo zampillo increspava la superficie, in maniera progressivamente più tranquilla, fino a disegnare cerchi sul pelo di un’acqua così trasparente che vedeva il fondo di roccia pulita, monda da muschio e licheni. Immerse una mano. Era gelida, gli snebbiò la mente.
"Ma sa che avrei giurato che era tutto abbandonato, signora?"
La vecchietta sorrise, mentre tornava ad annodarsi lo scialle. Come aveva potuto scambiarlo per una vestaglia, poi.
"Per un po' lo è stato, ma poi mio marito ha fatto pressioni in comune, perché era una vergogna, e da allora abbiamo la fontanella sotto casa. Mio marito sa sempre prendere la gente per il suo verso, anche la pulizia dell'aiuola della piazza è merito suo."
Indicò l'aiuola dei crisantemi, che da quell'angolazione appariva perfettamente curata. Le sterpaglie erano in realtà spoglie siepi autunnali. In primavera doveva essere proprio bella.
"Okay - commentò Luca, cercando di conservare l'amor proprio - ho davvero bevuto troppo. Tra poco li vedrò sul serio, i fantasmi."
"Prova a rinfrescarti." Gli consigliò la vecchietta, e Luca ubbidì, come avrebbe ubbidito a sua nonna. "Mio marito diceva sempre che i fantasmi non si vedono, perché non sono cose che succedono."
2 commenti
Aggiungi un commentoUn racconto interessante. Per me 4/5stars.
Mi è piaciuta molto l'atmosfera, buono anche il linguaggio, anche se per i miei gusti calcato fin troppo sul gergo "giovanile"; ottimo il ritmo, fatto di pause e di climax improvvisi su cui si catalizza l'attenzione; carina, anche se non proprio nuova, l'idea di fondo, però lo "spaesamento" che introduce è davvero molto marcato per un racconto di così poche cartelle. Avrei preferito più linearità da un certo punto in avanti, in effetti la parte del racconto che ho preferito è la prima.
Un'ottima prova, in ogni caso.
Molto bello. Stile particolare, coinvolgente. Alcune sensazioni le ho avvertite chiaramente, limpide.
Lo spaesamento iniziale: fontana vecchia/fontana nuova, luogo trasandato/luogo curato, è stato costruito in maniera professionale.
Ma che brava questa autrice dai capelli rossi... Good!
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