Il ritorno a casa dell'eroe non è mai facile.
Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence), sopravvissuta insieme a Peeta Mellark (Josh Hutcherson) alla 74esima edizione degli Hunger Games, come tutti i reduci ha gli incubi e stenta a trovare il suo posto nell'ordine delle cose.
Ma i fatti decidono per lei. Come tutti gli ex concorrenti di un reality, Katniss scoprirà presto di non avere più una vita, di essere costretta a intraprendere il "Tour dei vincitori", una serie di apparizioni pubbliche ai limiti della pantomima che dovrebbero avere lo scopo di rafforzare la propaganda di Capitol City e ribadirne il dominio sulle province che furono ribelli 75 anni prima.
Ma Hunger Games: La ragazza di fuoco non è la storia della vincitrice ordinaria di una edizione. Non è la storia di una persona che accetta il suo ruolo. È la storia di una giovane donna le cui azioni hanno cambiato qualcosa, rotto degli equilibri instaurati anni prima, forse in modo irreversibile.
A tentare di ristabilire lo status quo ante sono il Presidente Snow (Donald Sutherland) e il nuovo stratega Plutarc Heavensbee (Philiph Seymour Hoffman) che escogitano tutti i modi possibili per distruggere quel simbolo di speranza e libertà che Katniss è diventato. Fino all'estrema ratio. Compreso che la vera minaccia sono i tributi sopravvissuti in quanto tali, i due decidono che è ora di cambiare le regole del gioco, decretando che l'estrazione dei Tributi per i 75esimi Hunger Games, detti "I giochi della Memoria" avrà luogo tra i vincitori delle precedenti edizioni.
Katniss e Peeta si troveranno quindi davanti al loro peggiore incubo, rimettere in gioco le loro vite, con nuovi e ancora più letali avversari, perché si tratta di persone che, come loro, sono giunte a tutti i compromessi possibili pur di salvarsi. Ma le cose stavolta potrebbero cambiare, forse stavolta si comprenderà chi è il vero nemico. Come opporsi a un regime così soverchiante? Ci si potrà fidare degli altri Tributi o no?
Tributi e alleati faranno tutti la loro parte. Persino Cinna (Lenny Kravitz) e il mentore Haymitch Abernathy (Woody Harrelson) si renderanno conto che dovranno schierarsi. Persino l'apparentemente cinica Effie Trinket (Elizabeth Banks) comprende che le cose non vanno come dovrebbero. Persino il "bravo presentatore" Caesar (Stanley Tucci) sente che c'è qualcosa di diverso ora.
E quale sarà il futuro del rapporto con Gale (Liam Hemsworth)?
Tanta la carne al fuoco nel secondo film tratto dalla trilogia di romanzi distopici di Suzanne Collins, best-seller mondiale di vendite. La sceneggiatura tiene ben saldo il timone in tutte le direzioni, riuscendo a non perderne neanche una.
C'è enfasi spettacolare, c'è introspezione nei personaggi principali, forse meno nei Tributi secondari, ma il meccanismo di accostamento e di collisione delle intenzioni dei personaggi funziona come un orologio. E non potrebbe essere diversamente, ma se vi spiegassi perché farei un grosso spoiler a chi non ha letto il romanzo.
Francis Lawrence assolve al suo compito di regista di produzione senza guizzi particolari. Pochi sono gli autori che riescono a dare la loro impronta a progetti simili, e sicuramente Lawrence, che ha al suo attivo il pallido Io sono leggenda, non è tra questi.
Lawrence (nessuna parentela con l'attrice protagonista) porta a casa il film facendo lavorare per come sanno le diverse componenti: la sceneggiatura precisa e ben congegnata di Simon Beaufoy e Michael Arndt (con la consulenza della stessa Collins); la fotografia ariosa di Jo Willems, che, pensata per l'IMAX, riporta una volta tanto il campo lungo e lunghissimo nella narrazione per immagini; le azzeccate scenografie di Phil Messina e i geniali costumi di Trish Summerville (l'abito da sposa è un capolavoro di narrazione del personaggio e delle sue sfaccettature); ottimi gli effetti speciali di Janek Sirrs. Il branco di scimmie in CGI che affrontano anche sott'acqua i protagonisti è perfetto.
Una menzione per l'operatore Doug Lavanda che, zitto zitto, ha messo a punto delle speciali telecamere portatili per le scene d'azione, girate in IMAX nativo. Insomma le innovazioni arrivano in silenzio e più sono fatte bene meno sono invasive nei film. Un altro punto a favore della produzione.
Anche gli attori lavorano tutti come sanno. Se i più giovani, a partire dal duo dei protagonisti, ossia la Lawrence e Hutcherson, recitano "troppo", apparendo spesso un po' troppo finti, efficaci sono tutti i più anziani: Tucci, Harrelson, Sutherland e Hoffmann "sono" i personaggi, con una capacità di renderli autentici, credibili al 100%.
Tra i giovani spiccano le new entry Finnik Odair, interpretato dall'attore britannico Sam Claflin (Biancaneve e il Cacciatore) e Johanna Mason ossia Jena Malone (Sucker Punch).
Altro attore di spicco è Jeffrey Wright (Source Code) che interpreta Beete, un Tributo che sopperisce all'età non più giovane con cervello e intuizioni non comuni.
In conclusione Hunger Games: La ragazza di fuoco è un secondo episodio che supera ampiamente il primo. I suoi 146 minuti scorrono ritrovandosi stupiti che il film sia finito così velocemente, creando la giusta attesa per l'epilogo della saga, che già sappiamo si articolerà in due film nel 2014 e 2015.
10 commenti
Aggiungi un commentoIl primo film non è all'altezza del libro, il secondo si. Sono del parere che è meglio se leggi prima i libri, però devi resistere
Ripreso, divorato e finito il primo. Cioè ma è spettacolare! :
Non me lo aspettavo. Era da tempo che non leggevo qualcosa di così letteralmente travolgente.
Magari ne riparliamo nella sezione libri.
I libri non sono niente male. Hanno quel certo che di cupo che fa dimenticare le ingenuità.
Non so il film.
Sì, il punto di forza.
Mi fa piacere che ti sia piaciuto!!
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