Non appena vediamo il titolo, viene da chiedersi: “ma di cosa accidenti parlerà questo libro?”
La risposta non è semplice, e questo è strano considerando che il romanzo è molto breve, 125 pagine, e si legge in un soffio. Brevità però non è un sinonimo di mediocrità, basti pensare al capolavoro di Baricco, Novecento, che è un libriccino così piccolo che non schiaccerebbe neppure una mosca. Eppure, in un mondo in cui sembra contare più la quantità della qualità, OGD-Il lato B di ogni cosa dimostra di saper far pensare, far arrabbiare e far ridere il lettore.
Come comincia?
È una sera come tante a Londra, dove la scrittrice è in vacanza con il fidanzato. Le prime pagine sono un diario di impressioni troppo reali per essere inventate, i pensieri di ogni scrittore che guarda il mondo e pensa a come trasformarlo nelle sue storie, mentre gli altri, tra cui il fidanzato, non riescono a capire. Uno scontro tra realtà e fantasia, tra concretezza e sogni. Fin qui, nulla più di un amaro diario di viaggio.
Ed ecco, il “passaggio”.
Come la protagonista senza nome, che è però chiaramente la scrittrice stessa, attraversa il Tower Bridge, ecco che il romanzo attraversa la quotidianità per andare oltre, in un universo un po’ folle dove gli Dei dell’Olimpo scorrazzano per Londra e il signor OGD, alias il “GOD” Dionysus, ha un piano ambizioso insieme alla sua fedele pantera nera: rubare il Disco di Festo, antico reperto archeologico al momento esposto al British Museum, per impedire agli esseri umani di decifrarne il messaggio e impadronirsi della ricetta dell’Ambrosia che rende immortali.
Così la povera scrittrice si trova reclutata come cronista di questa impresa “divina” e, tra locali popolati da ninfe e inseguimenti nel British Museum, dovrà aiutare Dionysus nella sua follia. E non cedere alle sue avances...
Strutturalmente il romanzo si basa sulla creazione, ben riuscita, di una sorta di “metalibro”: la protagonista è anche la scrittrice, sul serio. Si sente in ogni parola e in ogni pensiero del romanzo, che del resto racconta esattamente quello che si aspetta ogni scrittore, e ogni sognatore, quando fantastica. Non è il sogno di tutti, finire catapultati in un’avventura un po’ pazza, meglio se con un dio davvero affascinante come Dionysus? Camminare per strada, cogliere un dettaglio particolare, e cominciare a pensare: “E se...?” (oppure “what if?”, rimanendo in ambiente inglese). Ed è proprio da qui che comincia ogni storia...
I personaggi ruotano tutti intorno alla protagonista, dal fidanzato “noioso”, che risulta subito antipatico e che non può che suscitare irritazione nel pubblico femminile per la sua passività descritta fino all’eccesso, all’esuberante figura di Dionysus e dei suoi divini compagni. Ermes e Apollo, più che dèi, sembrano bei ragazzoni viziati e privi di qualunque senso pratico. Insomma, una rilettura ironica e maliziosa delle figure del pantheon olimpico.
Nella parte finale, comunque, manca un po’ di solidità alla trama: la spiegazione del motivo per cui Dionysus vuole sostituire il disco di Festo con una copia dà l’impressione di essere forzata e l’incursione nel British Museum sembra un po’ semplicistica, ma nel complesso ambientazione e intreccio risultano credibili. Del resto, il romanzo non vuole certo essere un thriller o una spy-story.
Dal punto di vista stilistico, OGD ha una scrittura lieve e spontanea che fa sorridere. Si sente che la scrittrice si trova a suo agio con la prima persona, come già hanno dimostrato i suoi precedenti romanzi, 436 e Thunder + Lightning. Si crea una sorta di continuità con le opere precedenti, Londra rimane l’ambientazione incontrastata delle vicende, che poi terminano in Italia, a casa della scrittrice e a casa nostra.
Concludendo (altrimenti la recensione sarà più lunga del libro!), nonostante il titolo faccia quasi pensare a un romanzo erotico, OGD si inserisce nel grande filone degli urban-fantasy, senza bisogno di chiamare in causa gli angeli, i vampiri e gli zombie che imperversano sui nostri scaffali. Perché riutilizzare questi elementi anglosassoni quando possiamo attingere al pozzo sconfinato della cultura classica? Ed ecco che quella di inserire spunti di mitologia classica nella Londra moderna si dimostra con Anna Giraldo un’idea originale nella sua semplicità.
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