Qual è tuo approccio alla scrittura (in genere) e a quella horror di The Tube?
Ilaria Tuti: Scrivere mi è sempre piaciuto, ma per moltissimo tempo l’ho fatto solo a scuola. Il compito in classe di italiano era l’unico che non mi spaventava: era un piacere. Preferivo, però, il disegno e la pittura e non pensavo proprio a raccontare storie, anche se mi giravano in testa continuamente. Insomma, avevo le idee, ma mancava la convinzione di poterle mettere su carta. L’idea di provarci è nata da un bisogno, in un periodo molto difficile che stavo vivendo. Ho cercato una nuova via per incanalare le energie in modo costruttivo, per togliere spazio ai problemi e riservarlo a qualcosa che mi facesse sentire bene: non ho più smesso. Da allora scrivo ogni giorno, ovunque mi trovi e su qualsiasi supporto, soprattutto su pezzi di carta che poi infilo in borsa e nelle tasche, per ripescarli al momento giusto. A volte sono solo idee grezze; altre, sono capitoli interi di romanzi ancora da scrivere.
Mai avrei creduto di cimentarmi con l’horror, ma anche questa è stata una passione al primo tentativo. Adoro le creature ambigue, sbagliate, orrende e un po’ inquietanti (ma solo sulla carta!), meglio ancora se sono morte e ultraterrene. L’imperfezione mi affascina, ha mille anfratti nei quali scoprire punti di vista interessanti.
In The Tube ho potuto unire questa ricerca dell’orripilante con qualcosa di sublime: i sentimenti. Come direbbero gli HIM, uno dei miei gruppi musicali preferiti: Deep Shadows and Brilliant Highlights.
Carlo Vicenzi: Per capire il mio rapporto con la scrittura pensate a uno squalo: non tutti lo sanno, ma questi animali hanno bisogno di essere in costante movimento, altrimenti muoiono. Ecco, mi succede così con la scrittura: devo scrivere, altrimenti muoio. Per quanto riguarda scrivere dell'orrore, The Tube è stato il mio primo tentativo “serio” al riguardo: da ragazzo difficilmente creavo storie di questo tipo, ma ho deciso di provare comunque, cercando di non cadere troppo nel già visto e nel cliché, impresa non facile dato che riguardo il genere Horror, e il ramo “apocalisse zombie” in particolare, è stato pubblicato materiale di ogni tipo.
Puoi descriverci l’esperienza del contest di The Tube?
IT: Mi sono imbattuta in The Tube gironzolando sul forum di Writers Magazine: non ci ho pensato due volte a partecipare. È un’occasione unica per gli aspiranti scrittori e per chiunque ami scrivere. È stimolante, avvincente e dà la possibilità di lavorare con professionisti ed essere pubblicati (con royalties). Ho letto Stazione 27, il primo episodio, quella sera stessa e mi sono subito affezionata a Milo e a Marika, i protagonisti. Volevo scrivere parte della loro storia. Il racconto è nato in poche ore, con naturalezza, perché li sentivo nelle mie corde. Come tutti all’inizio, avevo fretta di inviarlo (non si dovrebbe), perché temevo che qualcun altro potesse essere selezionato per la continuazione. Questo rischio c’è sempre e bisogna metterlo in conto, ma è andata bene e pochi giorni dopo ho ricevuto l’email di Franco Forte.
CV: Frenetica è la parola che mi balza subito in mente: le uscite rapide lasciano poco tempo agli autori per trovare un'idea buona e metterla in parole, a ciò si aggiunge il fatto che l'argomento e i personaggi sono già stati decisi in precedenza. Cosa otteniamo? Una gran massa di autori che si trovano a narrare le stesse cose, in maniere leggermente diverse. Così ho voluto uscire dal coro, ho dato una piega originale al mio lavoro, ho sperato che questo mi distinguesse dagli altri e che non venisse valutata come una “spacconata”. Per fortuna la collana è affidata a persone che conoscono bene il loro mestiere, e hanno selezionato solo opere di alto livello, i cui autori hanno saputo distinguersi in una maniera o in un'altra.
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