Prima dell'arrivo di Harry Potter, il cinquantaseienne Terry Pratchett era solidamente in testa alle classifiche fantasy con la sua serie Discworld. Ogni libro della serie ha venduto circa 400.000 copie e, in alcuni casi, anche oltre. Si calcola che, nel complesso, i volumi venduti sinora da Pratchett siano 35 milioni. Le sue storie, basate su un mondo non dissimile dal nostro, benché popolato da streghe golem e troll, sono state tradotte in trenta lingue. Ma, dopo l'avvento del maghetto di Hogwarts, Pratchett è diventato 'solo' il numero 2 e si stima che il suo patrimonio sia appena un decimo di quello di J.K.Rowling.

Inevitabile, dunque, che i giornalisti lo stuzzichino a proposito della famosissima collega che gli ha soffiato il primato. Recentemente, Pratchett è stato intervistato dal quotidiano australiano The Age. Nel corso dell'incontro, alla domanda postagli dal suo intervistatore a proposito della bravura della Rowling, lo scrittore dapprima ha esitato, quindi ha risposto: "Penso a lei come una buona e competente scrittrice, una frase che applicherei anche a me stesso. Sono politicamente semplice perché sono dolorosamente consapevole che, non voi, ma molte persone adorerebbero un titolone Pratchett critica la Rowling. Vi ho dato quel che considero una risposta vera".

Lo scrittore aggiunge che quando la gente gli domanda se è geloso della Rowling, la sua risposta è: "Non mi sono mai sognato di fare soldi scrivendo fantasy perché non molta gente riesce a farlo.  Non mi sono mai sognato di diventare miliardario scrivendo fantasy. E' fortuna. Ok, è richiesto un livello di competenza, ma sta alla fortuna e al giungere a un editore al momento giusto, quando il vento sta soffiando in quella direzione. Perciò, se pensate che siete stati abbastanza fortunati da vincere alla roulette, certamente non sarete gelosi di qualcuno che, accanto a voi, è stato fortunato da vincere al baccarat. Ci sono scrittori migliori di me e di J.K.Rowling che non hanno particolare successo finanziario".

Come dice il vecchio adagio, chi si accontenta gode.