Cowboys & Aliens. Le carte si mescolano
Secondo quanto riportato su Bleeding Cool verso la metà degli anni '90 Scott Rosenberg, fondatore della Malibu Comics (poi acquistata e smembrata dalla Marvel) e dell'agenzia di produzione cinematografica e rappresentanza diritti internazionali Platinum Studios, ebbe quella che riteneva un'idea vincente: produrre un film western.
In effetti non si può dire che fosse chissà che idea nuova, ma a Rosenberg piaceva. E visto che in fondo anche a un concorrente poteva venire la stessa idea pensò di tentare la scalata ai diritti di un personaggio dei fumetti. Tra quelli disponibili puntò al nostro Tex Willer, pubblicato da Sergio Bonelli Editore.
Quello che non deve essere piaciuto a Bonelli era l'idea di fare un western fantascientifico. Sembra infatti che, tanto per variare sul tema, sia stato il socio di Rosenberg, Greg Noveck a essere il responsabile del titolo con il quale poi il mondo ha conosciuto il progetto: Cowboys & Aliens.
Insomma dell'idea, anche questa non di primo pelo, di mescolare due generi.
Abbiamo corso il rischio di vedere un Tex & Aliens?Forse no. Nonostante Sergio Bonelli sia stato l'ispiratore di un'avventura del ranger ideato dal padre vagamente fantascientica, non deve aver gradito poi tanto l'idea e i diritti non furono venduti. Un'altra versione della storia fu che nonostante insieme a Ervin Rustemagić, fondatore dell'agenzia Strip Art Features di Sarajevo avessero opzionato per un po' i diritti, a un certo punto si resero conto che il personaggio era troppo realistico per i loro scopi, difficile da vendere se collegato al film.
Comunque sia andata nacque l'idea di fare nascere il fumetto dal nulla.
Noveck e Paul Benjamin crearono cinque disegni, un po' di character design e una copertina, che andò poi su Variety. Rappresentava un cowboy e una grande astronave sopra la sua testa.
La copertina di un fumetto mai realizzato. Una cover story basata sul nulla, per ingolosire gli studios e trovare finanziatori.
Altre immagini rappresentavano un cowboy con occhiali da sole e una pistola a raggi. C'era persino un campo di nativi americani con teepee che usavano tecnologie aliene.
L'idea piacque al punto che si scatenò una caccia ai diritti tra Universal/DreamWorks, Fox Family Films, Columbia, Disney e Paramount, mentre la Warner, memore del colossale tonfo di Wild Wild West decise di rinunciare.
La cordata Dreamworks/Universal pagò mezzo milione di dollari per trattenere i diritti, con l'impegno di pagarne un altro tondo tondo in caso di realizzazione del film.
Accade anche questo a Hollywood, ossia che una casa produttrice paghi per i diritti di un film senza sapere se e quando effettivamente lo realizzerà.
Leggenda vuole che, nonostante avesse perso la gara, la Fox volesse realizzare un film concettualmente simile, denominato Ghost Riders In The Sky e che nel nome di questo progetto mai realizzato, avesse prenotato diverse aree in Arizona per impedire alla produzione di Cowboys & Aliens di usarle.
Ma non se ne fece nulla. Non subito almeno. Fu persino scritta una prima bozza della sceneggiatura da Steve Oedekerk, con un compenso di 4 milioni di dollari, che poi fu rimaneggiata da diversi scrittori. Ma la produzione del film sembrò arenarsi.
Mancava ancora il prodotto di partenza però. Rosenberg puntò sul graphic novel anziché sulla miniserie di comic book, per non scontrarsi sullo stesso terreno di Marvel e DC.
Dopo una sorta di demo di 16 pagine, assoldò Fred Van Lente e altri autori per un volume da 144 pagine, che vendette a prezzo popolarissimo, 4,99$ contro i 10/15 dei volumi concorrenti. In pratica investì sui ricavi dal possibile film. Un prezzo così popolare che inizialmente fu rifiutato dal distributore, Diamond Comics che temeva potesse danneggiare i prodotti venduti a prezzo più alto presenti nel proprio catalogo.
Rosenberg non si scoraggiò, contattò personalmente un gruppo di librerie offrendo loro un rimborso in denaro che coprisse l'acquisto di cinque copie. A quel punto i librai vendettero le loro copie a 50 centesimi o addirittura le regalarono.
Nonostante la Diamond Comics considerasse nulle tali copie ai fini della classifica delle vendite, contribuì al successo del fumetto la notizia, pubblicata da Entertainment Weekly, dell'exploit di vendite in una quelle librerie, chiamata Midtown Comics, che in quella settimana ebbe il graphic novel in testa alla sua classifica.
Fu un piccolo passo, ma contribuì a fare ripartire la produzione e cinque anni dopo il film arrivò nelle sale. Il graphic novel fu ristampato, ma le copie originali ora vengono vendute a 30/40 dollari.
Il film non fu un successo, ma questa è un'altra storia. Rosenberg e la Platinum incassarono probabilmente il saldo del loro diritti.
Ma in totale il film, costato 163 milioni di dollari, ne incassò in tutto il mondo 174 di cui poco meno di 100 negli Stati Uniti (Box Office Mojo). Un risultato che lo fece entrare ufficialmente nella categoria dei fiaschi. Meno clamoroso rispetto ad I, Frankenstein, ma comunque un insuccesso.
Conclusioni
Abbiamo visto tre storie di fumetto, vero o solo annunciato, nato al solo scopo di realizzare un film.
Non voglio elevarmi a giudice dei processi dello show business. Sono sinceramente convinto che l'intrattenimento sia un'industria che ha lo scopo di fare fatturato. Se poi realizzando intrattenimento si ottengono risultati artistici, ben venga.
Quello che volevo fare era informare. Raccontare delle storie su come le idee nascono e poi arrivano al pubblico.
Il paradosso di queste storie è che laddove sono stati realizzati i fumetti il cinema ha perso (I, Frankenstein e Cowboys & Aliens), mentre nel caso in cui il fumetto non è mai nato il film ha avuto successo (Oblivion).
Viene da chiedersi cosa sarebbe successo di questi film nel caso in cui i diritti non fossero stati venduti. In almeno due casi la realizzazione del fumetto, avrebbe comunque consentito di rientrare dell'investimento. Probabilmente anche di Oblivion avremmo visto il fumetto nel caso in cui il progetto non avesse visto le sale cinematografiche.
Non c'è una morale da trarre, solo aspettare di vedere quale sarà il prossimo progetto che vedrà la luce con queste modalità, sapendone un po' di più su come funziona la macchina produttiva.
3 commenti
Aggiungi un commento"È mia personale opinione che si tratti di un generico film horror che del personaggio originale conserva solo nome ed effige."
E' più di un'opinione personale: è un dato di fatto per quanto riguarda Dylan Dog.
Una cosa è certa: il cinema risulta essere una bella cassa di risonanza per altri settori. Basti vedere quello che succede ora con i fumetti, che grazie ai tanti film che hanno preso spunto da essi, vendono più di qualche anno fa. Ora sta succedendo quello che è toccato al fantasy più di dieci anni fa e che adesso invece si è parecchio ridotto (un calo normale come ogni moda, ma anche colpa di un avere bruciato il mercato).
Guarda non faccio mai della opinione personale una norma. Il film avrà (forse) i suoi estimatori (non il sottoscritto ).
Comunque a me interessava più parlare dei "fumetti civetta" non tanto dei fumetti "veri" da cui poi sono stati tratti film.
Come ho scritto nell'articolo, ben venga l'uso dei fumetti nel cinema, d'altra parte da cento e passa anni si usano i romanzi senza alcuna "inflazione".
Non vedo molto il paragone con lo sfruttamento di un genere, soggetto alle mode del momento, con l'uso di un diverso media come fonte d'ispirazione.
Il fumetto non è un genere, ma una forma espressiva, che può raccontare storie di generi diversi.
Il fumetto è una forma espressiva che negli ultimi anni il cinema ha molto sfruttato, alle volte meglio, alle volte peggio. Purtroppo i prodotti civetta esisteranno sempre.
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