L’ultimo cavaliere: la battaglia di Tull è l’ottavo volume della serie a fumetti della saga La Torre Nera creata da Stephen King nel 1982. Il progetto iniziato nel 2007 con albi pubblicati dalla Marvel ha visto figure che hanno sempre seguito il lavoro e altre che si sono succedute: King, in quanto padre della saga, ha sempre avuto il ruolo di direttore creativo ed esecutivo. Robin Furth, profonda conoscitrice del mondo della Torre Nera, è autrice della trama e consulente (in un caso, nel capitolo Il Mago apparso nel volume 4, La caduta di Gilead, è stata la realizzatrice di soggetto e sceneggiatura). Peter David è stato responsabile della sceneggiatura di tutte le storie. Richard Isanove si è sempre occupato di disegni e colori: solo in La Battaglia di Tull si è limitato ai colori e solo in La caduta di Gilead non ha avuto nessuno ad aiutarlo nei disegni, occupandosi lui di tutto.
Al fianco di Isanove per quanto riguarda la parte grafica si sono alternati diversi artisti: Jae Lee (La nascita del Pistolero (1), La lunga via del ritorno (2), Tradimento (3), La battagli di Jericho Hill (5) ), Sean Phillips (Il viaggio comincia (6) ), Luke Ross (Le piccole sorelle di Eluria (7) ) e Michael Lark (La battaglia di Tull).
La serie a fumetti si è sempre tenuta su livelli più che buoni, mostrando cura e attenzioni particolari, sia a livello di trama, sia di grafica. E se nel primo volume, La nascita del pistolero, viene riproposta la storia che Roland racconta a Susan, Dean, Jake e Oy in La sfera del buio (quarto romanzo della serie), nei successivi vengono mostrati tutti gli eventi di cui nei libri si fanno solo brevi accenni, facendo in alcuni casi anche delle aggiunte (come il personaggio di Aileen, nipote di Cort, maestro di Roland, unica ragazza a essere pistolero e che fino alla sua precoce morte si lega al protagonista). Così si scopre come sono morti i padri di Roland, Cuthbert e Alain, di come Roland fosse caduto vittima del Pompelmo di Maerlyn e ne fosse venuto fuori, dei poteri acquisiti da Sheemie, di come Gilead è stata tradita, del bimbolo che è stato al fianco del pistolero prima di avere Oy nel suo nuovo tet, aggiungendo una storia mai accennata prima (in Le piccole sorelle di Eluria); tanti piccoli dettagli che sono andati ad arricchire il mondo della Torre Nera.
Cosa che invece non succede in questo ottavo volume. Come dice il titolo, tutta l’attenzione è concentrata sugli eventi che si verificano nel macilento villaggio di Tull, piccolo centro abitato che sorge in una terra arida, inospitale; una terra di passaggio dove nessuno sano di mente vi metterebbe radici. I fatti mostrati riguardano la prima parte del primo romanzo, L’ultimo cavaliere (si fa riferimento all’edizione del 1982, non a quella rieditata successivamente), solo che non sono introdotti dal racconto che Roland fa al colono Brown quando si ferma per una notte nella sua casa (questa parte è usata come mezzo nel sesto volume a fumetti Il viaggio comincia per raccontare gli avvenimenti accaduti dopo la battaglia di Jericho Hill): la trama è seguita fedelmente tranne alcune piccole digressioni per voler mettere un legame con quanto accaduto a Susan Delgado, la ragazza amata da Roland e bruciata al rogo per averlo aiutato nella sua missione a Hambry, e il famoso numero diciannove che tanto ricorre nella saga. Identica cosa succede con i dialoghi, che sono gli stessi letti nel libro.
Il neo di questo volume è proprio questo: non c’è assolutamente nulla di nuovo, vengono riproposti fatti di cui si è già a conoscenza se si è letto il primo libro. È vero che questo succedeva anche con La nascita del pistolero, ma tale volume riproponeva i fatti di La sfera del buio: un volume corposo e ricco di eventi, a differenza di questo che risulta essere quasi la metà, ma con un prezzo superiore (19.50€ contro i 16.50€ del primo). Se i volumi successivi, dal secondo al quinto, mostravano eventi cardine della storia di Roland che erano stati appena accennati, e il sesto e settimo conferivano sfumature e dettagli in più sulle vicende dell’ultimo pistolero, l’ottavo si presta a essere come una semplice opera commerciale atta a dare un’altra veste a un prodotto già visto e conosciuto.
Un prodotto ben confezionato, questo sia chiaro. Micheal Lark ben rappresenta lo scenario arido e fatiscente di Tull, mostrando lo sfacelo e il decadimento del villaggio e dei suoi abitanti: un tratto adatto al Medio Mondo, molto più di quello che per molti volumi si era visto con Jae Lee. Non che quest’ultimo disegni male, tutt’altro, ma il suo tratto, specie per quanto riguarda la caratterizzazione dei volti non è parso del tutto appropriato a tale saga, che vede in Luke Ross (Le piccole sorelle di Eluria) il disegnatore con il tratto più pertinente al genere di storie narrate in questa storia.
Richard Isanove ancora una volta non delude con i suoi colori sempre azzeccati nel conferire l’atmosfera adeguata alla storia: le sfumature sono sempre cupe, tenebrose, anche negli spazi aperti e soleggiati. Si avverte sempre un senso di claustrofobia, di sfacelo, di minaccia incombente: il viola e il rosso sono le tinte dominanti, sempre con sfumature nere, perché si capisca fin da subito che da tutta questa storia non salterà fuori nulla di buono, non ci sarà il lieto fine. Solo con la comparsa di Marten, l’uomo in nero, questi colori cedono il posto al giallo: ma è un giallo che sa di malattia, di tumore, che infetta e rovina tutto ciò che tocca, proprio come fa l’uomo che da tanto Roland insegue.
Di fronte a uno dei volumi a fumetti più brevi pubblicati finora sulla Torre Nera e più cari, considerando che appena alla prima lettura i vari fascicoli si sono già scollati, non si può certo essere soddisfatti. Se a questo si aggiunge che se le pubblicazioni continueranno a non immettere nulla di nuovo del Nuovo Mondo, ma a limitarsi a riproporre quanto già conosciuto, divenendo solamente un’operazione commerciale per continuare a sfruttare un prodotto che ormai ha già dato tutto, la delusione non può che aumentare.
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