Spider-Man & Wolverine, volume 19 della collana Supereroi-Il Mito, mette a confronto due storie che vedono protagonisti Spider-Man e Wolverine, due dei supereroi Marvel più conosciuti: Un altro bel pasticcio e Alta marea.
Un confronto generazionale se si vuole, dato che tra le due c’è un lasso di tempo di oltre ventitré anni. Un altro bel pasticcio (Another Fine Mess), tratto da Astonishing Spider-Man & Wolverine, è stato pubblicato negli Stati Uniti tra il primo luglio 2010 e il 6 luglio 2011; Alta Marea (High Tide) viene da Spider-Man Vs. Wolverine dell'1 febbraio 1987.
Stili di disegno, temi e modi d’intrecciare le trama che sono specchio e subiscono l’influenza dei periodi in cui gli albi sono realizzati, dove però le storie hanno un punto in comune: le enormi differenze tra i protagonisti.
Carattere, modo di fare, valori che si seguono: Peter Parker (alias Spider-Man) e James “Logan” Howlett (Wolverine) non potrebbero essere più diversi, anzi si trovano agli opposti. Razionale, chiacchierone, sempre con la battuta pronta, un bravo ragazzo deciso sempre a fare la cosa giusta il primo, istintivo, solitario, una bestia e un assassino nato che fa agire più i suoi artigli che la lingua il secondo: non potrebbe esserci una coppia peggio assortita per ritrovarsi invischiati in qualsiasi vicenda, senza contare che i due non vanno per niente d’accordo e non si sopportano, spesso arrivando ai ferri corti e a darsele di santa ragione. Eppure Logan e Parker si ritrovano a condividere queste due avventure: incastrati in Un altro bel pasticcio, incontrandosi per caso in Alta marea.
Nella prima storia, dopo una “normale” rapina in banca in cui i due erano intervenuti per sventarla, Wolverine e Spider-Man si ritrovano sbalzati in varie epoche, dalla preistoria alla fine del mondo, dal far west ai loro rispettivi passati personali: l’autore della trama Jason Aaron si diverte a giocare con i viaggi nel tempo, facendo incontrare i vari sé dei personaggi creati, facendo affrontare minacce gigantesche come il meteorite che ha cancellato i dinosauri dalla faccia della Terra o un Destino in formato pianeta (stile la Morte Nera di Star Wars, ma ricordante la maschera che lo caratterizza) venuto ad annichilire il mondo sulle orme di Galactus il Divoratore di Mondi (spettacolare la tavola a doppia pagina che mostra il gigantesco cattivo a confronto con Wolverine in piedi sulla fiaccola di una Statua della Libertà caduta e in rovina e una piccola perla la didascalia che introduce il suo ingresso in scena: “Le leggende raccontano che un Destino invecchiato, sentendo avvicinarsi la morte, riuscì a trapiantare la sua coscienza nell’unica cosa abbastanza grande da contenere il suo enorme ego: un intero pianeta”). Ed è bravo, con i suoi richiami, a parlare sia del passato di Peter Parker quando si guadagnava da vivere negli incontri di wrestling e aveva appena perso lo zio Ben, sia di quello di Logan braccato dal fratello Dog tra le foreste dopo che ha ucciso suo padre (evento raccontato in Wolverine: Origini): è attraverso la condivisione di essi e del loro dolore, del vedere cosa l’altro ha passato che i due protagonisti riescono ad avvicinarsi e a comprendersi, arrivando a convivere pacificamente, senza cercare d’ammazzarsi l’un l’altro. Ma alla fine di quest’assurda esperienza, nonostante un avvicinamento tra i due, per loro ci sarà solo perdita, ritrovandosi ognuno perso nella sua solitudine. Perché è questo che sono Spider-Man e Wolverine: due solitudini che cercano di trovare un posto nel mondo, vittime spesso di un fato che li priva di ciò che amano quando pensano di averlo raggiunto. In modo velato, Aaron fa anche una critica ai media televisivi con la loro continua ricerca dello spettacolo a tutti i costi, usando le persone, i loro sentimenti, le loro tragedie senza alcun rispetto, come fossero solamente carne da macello, da sfruttare fintanto che sono utili e poi gettarle via in cerca di altro quando non servono. E anche se Mojo, colui che è causa di tutte le vicende in cui si trovano coinvolti Spider-Man e Wolverine, appare come una simpatica caricatura del cinico e spietato macchinario che è l’intrattenimento, l’amarezza e lo sconforto verso un sistema ingiusto e sprezzante, su com’è considerato l’individuo e sull’ingiustizia che spesso la vita dispensa, non possono essere ignorate.
Una storia spettacolare, ma allo stesso tempo densa, con un ottimo Adam Kubert che dà splendidamente vita alle trame di Aaron con i suoi disegni.
Dopo questa bella storia ben realizzata, una vera delizia per gli occhi, passare alle immagini della seconda, che ha un tratto risalente a più di vent’anni prima rispetto alle pagine appena viste come quello di Mark Bright, può essere in apparenza avvilente. Meno dettagli, uso dei colori differenti: il confronto pare proibitivo. Invece non è così.Certo si è di fronte a un modo di scrivere intrecci e uno stile di disegno differenti, ma la storia è ugualmente densa, ugualmente ben realizzata e rende bene le differenze e le distanze tra i due personaggi. In una Berlino divisa in due dal Muro, Peter e Logan si ritrovano sulle tracce di Charlemagne ognuno con la propria motivazione: il primo è inviato dal Daily Bugle come fotoreporter per un’inchiesta giornalistica, il secondo segue la pista di un legame del proprio passato, di quando aveva a che fare con le agenzie di spionaggio. L’inevitabile incontro porterà a confronto due mondi completamente differenti, lasciando ferite ben più profonde di quelle fisiche, soprattutto in Peter, che si troverà faccia a faccia con la durezza di realtà a lui sconosciute quali quelle dei servizi segreti e i lasciti della spietata Guerra Fredda.
Spider-Man & Wolverine è un ottimo volume, capace di accontentare i vecchi e i nuovi lettori, dando due storie davvero ben realizzate, capaci di mostrare l’anima di due personaggi che hanno fatto la storia del fumetto.
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