La terza stagione del Trono di spade fa ormai parte del passato. Non per tutti, certo, c’è ancora chi la scoprirà grazie al cofanetto di DVD messo in vendita la scorsa settimana o chi la guarderà il prossimo anno quando, presumibilmente, sarà trasmessa in chiaro da Rai 4, ma questo è il momento della quarta stagione. Game of Thrones, nella sua versione originale, è da poco iniziato sugli schermi di HBO e su quelli di Sky Atlantic, sempre in versione originale ma con sottotitoli italiani. Per la versione doppiata manca poco, con il via fissato per il 18 aprile 2014. È il momento giusto quindi per ripensare al perché di questo successo, a quanto abbiamo visto e per interrogarci su cosa potremo vedere a breve.
L’attesa e le aspettative sono alle stelle, cosa impensabile fino a qualche anno fa. Avevamo avuto il successo dei film di Peter Jackson basati sul Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien o di quelli di Harry Potter basati sulla saga di J.K. Rowling, ma con Game of Thrones le cose sono un po’ diverse, e non solo perché in questo caso non stiamo parlando di film ma di una serie televisiva.
Il signore degli anelli è da tempo considerato come una delle opere più importanti della letteratura mondiale del secolo scorso, indipendentemente dal fatto che sia un fantasy e Tolkien, forse grazie anche al fatto che nella vita era un serio professore universitario, gode di un rispetto che non viene riconosciuto agli altri scrittori che si occupano del medesimo genere. Quanto alla Rowling anche se ha molti estimatori fra gli adulti le sue storie sono apprezzate da molti bambini, fatto che ha portato al coinvolgimento dei genitori o che è stato usato dai genitori stessi come scusa per seguire un tipo di storia ancora considerato esclusivamente per bambini da troppe persone.
Le cronache del ghiaccio e del fuoco in questo sono molto diverse. I romanzi di George R.R. Martin si stanno costruendo il loro pubblico proprio in questi anni, non godono di un riconoscimento ormai consolidato, e sono chiaramente indirizzate a un pubblico di adulti. Se ora sono un fenomeno mondiale, sia nella versione originale narrativa che nel relativo adattamento televisivo, alla fine del 2008, quando HBO ha commissionato l’episodio pilota a David Benioff e D.B. Weiss, nessuno era in grado di prevedere se la serie avrebbe avuto successo o no. Il primo a mettere le mani avanti e a frenare gli entusiasmi era lo stesso Martin, memore della sua esperienza televisiva dei primi anni ’90, quando non era riuscito a portare sullo schermo nessuno dei progetti ai quali aveva lavorato, compeso quel Doorways per cui ABC si era dimostrata interessata fino al punto di realizzare un episodio pilota.
Stavolta però per Martin le cose sono andate nel migliore dei modi, come confermano i commenti entusiasti degli appassionati che hanno visto il primo episodio della quarta stagione e il numero di spettatori che ormai ha raggiunto l’incredibile cifra di 6,64 milioni per il solo primo passaggio televisivo. Ma come si è arrivati a questi risultati?
Già con la prima stagione, andata in onda nel 2011, i primi dubbi avevano iniziato a essere fugati. Gli ascolti sono buoni fin da subito, con un numero di spettatori compreso fra i 2,2 e i 3,04 milioni al momento della prima trasmissione e una media di 11,6 milioni contando anche le repliche e le visioni on-demand. Merito di una storia che non piace solo agli amanti del fantasy e di una produzione che ha sempre lavorato basandosi su standard altissimi.
I romanzi di George R.R. Martin stanno segnando il genere fantasy in modo indelebile. Almeno all’inizio gli elementi magici o fantastici sono pochi. Se pensiamo al primo romanzo, A Game of Thrones, o alla prima stagione televisiva, sono limitati agli Estranei del prologo (o dei primi minuti), al non-morto che prova ad assassinare Jeor Mormont, lord Comandante dei Guardiani della notte, oltre la metà del libro (o nell’ottavo episodio) e ai draghi che Daenerys riesce a far nascere nell’utimo capitolo (o negli ultimi minuti). Proprio la scarsità di questi elementi ha reso più facile accostarsi alla serie a tutte quelle persone che amano opere realistiche e che sono diffidenti nei confronti di quegli elementi che non appartengono al mondo che conosciamo. Nel momento in cui nuovi elementi magici arrivano, le stregonerie di Melisandre nella seconda stagione o la capacità di Thoros di Myr di riportare in vita lord Beric Dondarrion ogni volta che questi viene ucciso nella terza stagione, i primi elementi sono già stati accettati da tempo come caratteristici di quel mondo tanto da non essere più percepiti come irrealistici. Anche perché, è questo è chiaro fin dall’inizio, quel che conta sono i personaggi.
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