ry per cui “tanto valeva provarci” il passo era stato breve, quindi eccoli lì, alle prese con la seconda lezione. la prima si era conclusa con Jace che aveva marchiato a fuoco il parquet di Simon e Jordan, motivo per cui quest’ultimo aveva suggerito di proseguire gli incontri all’aperto ed evitare così ulteriori danni immobiliari.

— Nessuna uccisione — disse Jordan. — stiamo cercando di farti sentire in pace. sangue, morte e guerra sono tutto il contrario. Non c’è nient’altro che ti piaccia?

— le armi — fu la risposta di Jace. — Mi piacciono le armi.

— Comincio a pensare che qui siamo alle prese con una problematica filosofia di vita.

Jace si sporse in avanti, i palmi aperti sull’erba. — io sono un guerriero. — e sono stato cresciuto come un guerriero. Non avevo giocattoli, avevo armi. Ho persino dormito con una spada di legno fino all’età di cinque anni.

i miei primi libri sono stati manuali medievali di demonologia con le pagine miniate. le prime canzoni, formule per scacciare i demoni. so cosa mi dà pace, e non sono né la sabbia delle spiagge né il canto degli uccelli nella foresta pluviale. Voglio un’arma in mano e una strategia per vincere.

Jordan lo guardò dritto negli occhi. — in pratica mi stai dicendo che ciò che ti dà pace è la guerra.

Jace alzò le braccia e si rimise in piedi, spazzolandosi via l’erba dai jeans. — Ci sei arrivato, finalmente. —

sentì l’erba secca scricchiolare dietro di sé e, quando si girò, vide Clary che si infilava nello spazio fra due alberi e riemergeva nella radura, seguita a breve distanza da Simon. Aveva le mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans, e ridacchiava.

Jace rimase a guardarli per un istante — era strano osservare gli altri quando non sapevano di avere spettatori.

Ricordò la seconda volta della sua vita in cui aveva visto Clary, dall’altra parte della sala principale al Java Jones.

Anche allora rideva e chiacchierava con Simon come stava facendo in quel momento. Ripensò all’insolita fitta di gelosia che gli aveva colpito il petto, togliendogli il fiato, e al senso di soddisfazione che aveva provato quando lei si era allontanata da Simon per andare a parlargli.

Come cambiavano le cose. era passato dai morsi della gelosia nei confronti di Simon a un riluttante rispetto per la sua tenacia e il suo coraggio, arrivando infine a considerarlo un amico, pur dubitando che avrebbe mai avuto il coraggio di dichiararlo a voce alta. Jace vide Clary guardare nella sua direzione e mandargli un bacio, mentre i suoi capelli rossi ondeggiavano legati in una coda di cavallo. era così piccola… —delicata, una bambola,— ave-

va pensato prima di scoprire la sua forza.

Clary raggiunse Jace e Jordan, mentre Simon si fermò per arrampicarsi sul masso dove sedevano Alec e Isabelle; appena si lasciò cadere accanto a izzy, lei si sporse per dirgli qualcosa, il viso nascosto dietro la cortina di capelli corvini.

Clary si fermò di fronte a Jace, puntandosi sui talloni con un sorriso. — Come sta andando?

— Jordan vuole che pensi alla spiaggia — rispose lui, depresso.

— È testardo — disse Clary, rivolta a Jordan. — Quello che vuole dire è che apprezza molto il tuo impegno.

— A dire il vero no — le fece eco Jace.

Jordan sbuffò. — senza di me saresti in giro per Madison Avenue a mandare scintille da tutti gli orifizi. — si

alzò in piedi e si rimise la giacca verde. — il tuo ragazzo è pazzo — comunicò infine a Clary.

— sì, ma è anche uno schianto — commentò lei. — Va tenuto in considerazione.

Jordan fece una smorfia, ma si vedeva che era divertito.

— io vado. Mi trovo con Maia in centro. — fece il saluto militare e si dileguò in mezzo agli alberi, scomparendo con il passo felpato del lupo qual era sotto le spoglie umane. Jace lo guardò allontanarsi. Improbabili salvatori, pensò. Se solo sei mesi prima qualcuno gli avesse

detto che sarebbe finito a prendere lezioni di comportamento da un lupo mannaro, non gli avrebbe mai creduto.

Negli ultimi mesi Jordan, Simon e Jace avevano stretto una sorta di amicizia. Jace non riusciva a fare a meno di sfruttare casa loro come una specie di rifugio, lontano dalle pressioni quotidiane dell’istituto e dai continui segnali che il Conclave non era ancora preparato allo scontro con Sebastian.

Erchomai. Quella parola gli sfiorò la mente con il tocco leggero di una piuma, facendolo rabbrividire. Vide l’ala di un angelo, staccata dal corpo, in una pozza di sangue dorato.