— forse no. — Prese un’altra boccetta. — e quindi cosa pensi di fare?

— Quando?

Clary alzò lo sguardo, abbandonando il dilemma su quale fosse la differenza tra una rosa e una tuberosa, e vide Simon che la squadrava con gli occhi castani traboccanti di perplessità. — Be’, non potrai vivere con Jordan per sempre, giusto? C’è il college…

— Tu al college non ci andrai.

— No, ma io sono una shadowhunter. Proseguiamo gli studi dopo i diciotto anni, ci assegnano ad altri istituti…

È quello il nostro college.

— Non mi piace pensare che te ne andrai. — si infilò le mani nelle tasche del soprabito. — io al college non posso andarci. Mia madre non è esattamente disposta a pagarmelo, e io non posso accedere ai prestiti per studenti.

legalmente sono morto. e poi, quanto ci metterebbero i miei compagni ad accorgersi che loro invecchiano e io no? Non so se ci hai mai fatto caso, ma i laureati di solito non hanno la faccia da sedicenni…

Clary rimise a posto il profumo.

— Simon…

— Forse dovrei comprare qualcosa per mia madre — disse il ragazzo con amarezza. — Cos’è che esprime al meglio un messaggio tipo «Grazie per avermi sbattuto fuori casa facendo finta che sia morto»?

— Le orchidee?

A Simon però era passata la voglia di scherzare. — forse è davvero tutto diverso. una volta ti avrei preso una scatola di pastelli o qualcos’altro per disegnare, ma ormai hai lasciato perdere, vero? A parte usare lo stilo, intendo, tu non disegni più. e io non respiro. Non è esattamente come l’anno scorso.

— Secondo me dovresti parlarne con Raphael.

— Con Raphael?!

— Lui sa come vivono i vampiri. Come si gestiscono la vita, come fanno soldi, come trovano una casa… lui certe cose le sa. e potrebbe darti una mano.

— Lui potrebbe, ma io non voglio — dichiarò Simon con espressione contrariata. — Non ho più avuto notizie della banda del dumort da quando Maureen ha preso il posto di Camille. so che Raphael è il suo vice, e sono anche abbastanza sicuro che, secondo loro, io porto ancora il Marchio di Caino, altrimenti a quest’ora avrebbero già mandato qualcuno a farmi una visitina. Questione di tempo.

— No. sanno di non doverti toccare, altrimenti sarebbe guerra con il Conclave. l’istituto è stato molto, molto chiaro in proposito. sei protetto, Simon.

— Clary, nessuno di noi è davvero protetto.

Prima che potesse rispondere, la ragazza sentì qualcuno che chiamava il suo nome. sbigottita, alzò lo sguardo e vide sua madre che si faceva largo tra la folla di clienti. Fuori dalla vetrina c’era anche luke, in attesa sul marciapiede. Con la sua inseparabile camicia di flanella, sembrava un pesce fuor d’acqua in mezzo ai modaioli newyorkesi.

una volta uscita dalla calca, Jocelyn corse dai ragazzi e prese Clary fra le braccia. lei, attonita, sbirciò Simon da

sopra la spalla della madre. lui fece spallucce. — Avevo paura che ti fosse successo qualcosa! — Esclamò Jocelyn quando finalmente sciolse l’abbraccio.

— Da sephora? — fece Clary.

Sua madre aggrottò la fronte. — Non hai saputo? Pensavo che a quest’ora Jace ti avesse già avvisata!

Clary sentì un’ondata improvvisa di gelo correrle nelle vene, come se avesse inghiottito dell’acqua ghiacciata.

— No... Che cosa è successo?

— scusaci, Simon, ma io e Clary dobbiamo andare subito all’istituto.

Non c’erano stati grandi cambiamenti in casa di Magnus dalla prima volta in cui Jace ci aveva messo piede. lo stesso piccolo ingresso, la solita lampadina nuda. Jace usò una runa di Apertura per varcare il portone principale, affrontò i gradini due alla volta e poi suonò il campanello dell’appartamento. Più sicuro che ricorrere a un’altra runa, pensò. dopotutto, il padrone di casa poteva essere intento a giocare nudo ai videogame, o a fare chissà cosa. Chi poteva sapere come occupavano il tempo libero gli stregoni?

suonò una seconda volta, indugiando più a lungo sul pulsante. Altri due tentativi insistenti, e finalmente Magnus spalancò la porta. sembrava infuriato. Indossava una vestaglia di seta nera sopra una camicia bianca elegante e un paio di pantaloni in tweed. Piedi nudi, capelli scompigliati, un’ombra di barba. — Che ci fai tu qui?

— Ahi, ahi, ahi. Che pessimo benvenuto…

— Perché benvenuto non lo sei.

Jace inarcò un sopracciglio. — Pensavo fossimo amici.