Il signor Blackthorn fece un passo in avanti, armato di spadone. La lama era già sporca di sangue. Gli occhi di Mark si spalancarono per il terrore: lo spadone si sollevò e...

Il coltello da lancio lasciò la mano di Emma. Si librò nell’aria e andò a piantarsi nel petto di Sebastian Morgenstern.

Lui vacillò all’indietro, e la mano del signor Blackthorn che impugnava l’arma tornò al fianco. Gli altri gridavano; Mark balzò in piedi mentre Sebastian fissava sgomento la lama nel proprio petto, l’elsa che gli sporgeva dal cuore.

Fece una smorfia.

— Ahia — disse, estraendo la lama. Era insanguinata, eppure lui non sembrava per nulla scosso. La gettò a terra e indirizzò lo sguardo verso l’alto. Emma poté letteralmente sentire quegli occhi neri e vuoti su di sé, come un tocco di dita gelide. Lui la stava studiando, soppesando, giudicando e infine liquidando.

— È un peccato che tu non possa sopravvivere — le disse — per raccontare al Conclave di come Lilith mi abbia rafforzato oltre ogni misura. Forse solo Gloriosa potrebbe mettere fine alla mia vita. È un peccato che i Nephilim non abbiano più favori da chiedere al Paradiso. Ora nessuno di quei fragili strumenti di guerra che forgiano nella Città di Diamante può farmi alcun male. — Si rivolse agli altri. — Uccidetela — ordinò, facendo il gesto disgustato di pulirsi la giacca ormai zuppa di sangue.

Emma vide Mark sfrecciare verso le scale nel tentativo di raggiungerla, ma la tetra figura al fianco di Sebastian lo fermò e lo fece tornare indietro tirandolo con le sue mani guantate di nero. Strinse le braccia intorno a Mark e lo trattenne, quasi a volerlo proteggere. Il ragazzo si dimenò, poi Emma non riuscì più a vederlo. L’orda degli Shadowhunters oscuri stava risalendo i gradini.

Emma fece dietrofront e scappò. Aveva imparato a correre sulle spiagge della California, dove la sabbia cedevaa ogni passo sotto i piedi: su una superficie dura, quindi, era veloce come il vento. Sfrecciò lungo il corridoio, i capelli che le svolazzavano dietro la schiena, saltò e volò giù da una breve rampa di scale; scartò a destra e fece irruzione dentro l’ufficio. Si girò, sbatté la porta e tirò il chiavistello prima di voltarsi a guardare.

L’ufficio era piuttosto ampio, le pareti tappezzate di libri da consultazione. Anche all’ultimo piano c’era una biblioteca, ma era da questa che il signor Blackthorn gestiva l’Istituto. La scrivania di mogano ospitava due telefoni: uno bianco, l’altro nero. Il ricevitore di quest’ultimo era staccato e Julian stringeva la cornetta, gridando nel microfono: — Dovete tenere aperto il Portale! Non siamo ancora al sicuro! Vi supplico...

La porta dietro Emma tuonò quando gli Ottenebrati vi si scagliarono contro. Julian alzò lo sguardo, allarmato, e appena vide la ragazza si lasciò sfuggire di mano la cornetta. Emma ricambiò lo sguardo e poi si accorse che l’intera parete a est stava brillando. Al centro c’era

un Portale, un’apertura di forma rettangolare attraverso la quale vedeva sagome d’argento vorticanti, un caos di nuvole e di vento.

Barcollò per raggiungere Julian, e lui la prese per le spalle. La strinse forte con le dita, come se non credesse che fosse davvero lì, o che fosse reale. — Emma — sussurrò piano, poi la sua voce riprese un tono normale. — Ehm, dov’è Mark? Dov’è mio padre?

Lei scosse la testa. — Non possono... Non sono riuscita a... — Deglutì. — È Sebastian Morgenstern — annunciò, trasalendo quando la porta tremò di nuovo sotto l’impeto di un altro assalto. — Dobbiamo tornare da loro... —

proseguì, voltandosi, ma la mano di Julian era già attorno al suo polso.

— Il Portale! — gridò lui sopra al suono del vento e i colpi alla porta. — Conduce a Idris! L’ha aperto il Conclave. Emma... resterà aperto solo per pochi secondi!

— Ma... Mark! — protestò lei, pur non avendo la minima idea di come agire, di come farsi strada attraverso

la folla di Ottenebrati, né di come sconfiggere Sebastian 

Morgenstern, più forte di qualsiasi altro comune Sha-

dowhunter. — Noi dobbiamo...

— Emma! — gridò Julian, poi la porta dell’ufficio si spalancò e la feroce orda si riversò nella stanza. La ragazza udì la donna dai capelli castani che, tentando di catturarla, farneticava qualcosa a proposito del fatto che tutti i Nephilim sarebbero stati bruciati, consumati dalle fiamme di Edom, uccisi e distrutti...