Che la narrativa fantasy non sia in grado di parlare di argomenti importanti è un pregiudizio fin troppo diffuso. A sfatarlo contribuisce un delizioso libretto scritto da Pierdomenico Baccalario e illustrato da Claudia Petrazzi.
I protagonisti di Un drago in salotto appartengono senza dubbio ai regni della fantasy, così ricca di principi, principesse e anche di draghi, ma la loro storia non potrebbe essere più ancorata alla realtà.
Lo spunto di partenza fa sorridere: un principe e una principessa litigano sul colore del loro castello. Lei lo vorrebbe bianco, lui lo preferirebbe nero. Bianco e nero, contrasti fra realtà opposte e inconciliabili. La fantasy più classica è piena di personaggi così, privi di sfumature, e nessuno in questo libro propone di dipingere il castello di grigio in modo da far incontrare a metà strada i due coniugi.
Le due realtà, i due colori, sono davvero opposti e inconciliabili? Non sarebbe possibile incontrarsi a metà strada? E queste divergenze sono davvero tanto importanti o il litigio è basato su delle sciocchezze?
L’interpretazione è lasciata al lettore, che troverà in queste pagine la sua verità. Il compito dello scrittore non è di spiegare ogni cosa nei minimi dettagli e Baccalario sceglie di lasciare spazio alla fantasia di chi entrerà nella sua storia, limitandosi a fornire le informazioni necessarie allo svolgersi della storia.
Principe e principessa si separano, scegliendo di proseguire ciascuno la propria vita in un castello del colore che più gli piace. La conseguenza di questa frattura non è un giudizio morale. La colpa non è di nessuno, o è di entrambi allo stesso modo, anche se in queste pagine di colpa non si parla mai. La separazione fra i due però è un fatto, come è un fatto che molti bambini, molti dei potenziali lettori, appartengono a famiglie i cui genitori sono separati.
E, come i bambini sono spesso divisi fra due case, anche qui c’è una bambina che si trova a dover accettare la separazione dei genitori e a condurre due vite diverse a seconda di quale sia il castello in cui risiede in quel momento.
La situazione cambia quando al castello della principessa arriva un drago vero, in carne e ossa, anche se un po’ inconsueto. La reazione della bambina, del drago e della principessa non è quella che il lettore si aspetterebbe, ma è quella giusta e le pagine scorrono verso la giusta conclusione.
Il libro è breve, poco più di una cinquantina di pagine su cui spesso si trovano scritte solo una manciata di righe, mentre ampio spazio è dedicato ai delicati disegni a china della Petrazzi. Testo e immagini si amalgamano bene e contribuiscono a donare l’impressione di una storia delicata e lieve, che può essere letta da tutti come un semplice racconto di fantasia o che può aiutare a trattare il tema della separazione senza drammi e in modo appropriato alla sensibilità di un bambino.
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