A un primo sguardo ll "Texone" del 2014, sembra avere molto in comune con le storie gotiche e dell'orrore.
Almeno a giudicare dalla sinossi e dalle immagini che lo hanno presentato.
Non voglio dirvi che non è così, tutt'altro. Ma voglio anche confermarvi che, pur se con qualche cambiamento rispetto allo standard, la storia scritta da Pasquale Ruju e illustrata da Corrado Roi è un Tex autentico, quasi certificato ISO.
La storia ha parecchi elementi canonici del western classico. In particolare sotto sotto, la storia si può ascrivere a quei western in cui essenzialmente c'è un conflitto per il possesso della terra.
Un parte di Arizona è minacciata da scorribande di pericolosi banditi. Quali sono i loro scopi? Certo è che singolare è il loro modus operandi. Agiscono solo di notte, sgusciando fuori nella nebbia. Sembrano invincibili e nessuno ha mai scoperto il loro nascondiglio.
Tex e Carson, nel loro ruolo di rangers, arrivano allo scopo di fare rispettare la legge, mettendosi alla caccia dei banditi.
Scoprono che forse Vladar, questo il nome del capo dei banditi, e i suoi accoliti non hanno come scopo la violenza indiscriminata, ma che l'oggetto del loro operato potrebbe essere il Conte Constantin Florian, nobile bulgaro che si è trasferito nel nuovo mondo costruendo nientemeno che un castello, replica della sua dimora europea, dove vive con servitù e la bella nipote Felicia.
Qual è il legame che lega i due personaggi, che sembrano aver portato dall'Europa la loro atavica rivalità? Chi sta facendo incetta delle terre che gli spaventati abitanti stanno abbandonando?
Misteri, azione, sparatorie. Non manca nulla nel Texone del 2014, scritto da Ruju con la professionalità che gli è nota e con un senso della sceneggiatura fumettistica che è allo stesso tempo tradizionale, ma nel contempo moderno. Ruju racconta, mostra, non cede per un momento alla sottolineatura di quanto visto sul disegno, bensì ha realizzato un testo che è la perfetta integrazione con la parte disegnata.
Se lo svolgimento della storia appare in un certo senso prevedibile è forse perché più che l'attesa dell'incognita, la lettura vive del momento in cui il lettore raggiunge le sue certezze, rassicurandosi.
Pur se di produzione italiana, Tex è nato nel 1948, ispirato dal western classico, e nessuno, neanche nei momenti di maggiore fasto dello "spaghetti western" si è mai sognato di tradirne questa origine.
Pertanto il male è il male e ha la faccia da male, e Tex è un eroe, non un anti-eroe.
La parte sicuramente meno rassicurante è quella grafica, affidata a un artista che proviene da esperienze diverse. Corrado Roi è più noto per le storie di Dylan Dog, Brandon e Dampyr tra le tante, anche se ha esperienza di western, sia pure con un prodotto "contaminato" come Magico Vento.
Nell'affrontare un western canonico come Tex, sembra riprendere un classico del genere, Ombre Rosse di John Ford, film in cui il bianco e nero sembra rendere metafisica la incombente presenza del "nemico", in quel caso gli "indiani".
Nelle parti più "gotiche", le scene del castello ricordano gli horror di James Whale mentre la caccia nella foresta fa pensare all'espressionismo tedesco di Murnau.
Non a caso, cinema che era trionfo del bianco e nero.
Roi osa, con figure che si stagliano su sfondi eterei e appena abbozzati, ma che diventano dettagliati quando è funzionale alla narrazione. Con ombre che paradossalmente sembrano illuminare la scena.
Se invece devo paragonare l'esperienza di lettura fumettistica con precedenti texiani, non riesco a non pensare proprio al tratteggio di Galep, unito al gusto del chiaroscuro di Ticci.
Ma confesso qui che, pur leggendo molti fumetti, non ho letto tutte ma proprio tutte le storie di Tex, pertanto il mio confronto può apparire un po' limitativo.
È chiaro che ognuno filtra ciò che vede e legge e lo interpreta a seconda delle proprie esperienze. Pertanto ritengo che ognuno potrà trovare nell'operato di Ruju e Roi i propri.
In conclusione si tratta di una buona lettura, un appuntamento con un personaggio che è un punto di riferimento del fumetto italiano che non tradisce gli appassionati del canone e può incuriosire i lettori che provengono da altre esperienze a farsi tentare, una volta tanto, dal buon vecchio western.
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