Franchise che finisce, potenziale franchise che viene messo in cantiere.
A dicembre con l'arrivo in sala di Lo Hobbit: la battaglia dei cinque eserciti terminerà la trilogia dedicata al romanzo di J.R.R. Tolkien.
Ma la Warner Bros, major produttrice anche del franchise di Harry Potter, non sta con le mani in mano.
Alla ricerca di nuovi spunti per potenziali cicli cinematografici, ha opzionato i diritti della saga I Dragonieri di Pern, della scrittrice irlandese-americana Anne McCaffrey.
Si tratta di più di venti volumi che, etichettati come science-fiction, sono rivendicati sia dagli appassionati della fantasy che della fantascienza.
Il primo della serie, Il volo del drago conosciuto anche come Volo di drago (Dragonflight) che diede inizio alla prima trilogia del ciclo di Pern, risale al 1968, e nacque come estensione del romanzo breve La cerca del Weyr (Weyr Search) del 1967.
L'ultimo, considerati anche i romanzi del figlio Todd co-firmati con la madre, deceduta nel 2011, risale all'anno 2012, intitolato Sky Dragons come tutti questi ultimi romanzi è ancora inedito in Italia.
Addio ad Anne McCaffrey
Alcuni di voi non conosceranno neppure la prima donna vincitrice di un premio Hugo - i cui libri sono oggi quasi introvabili in italiano. Ma il suo lavoro vive, se non altro perché tanti successi recenti lo hanno copiato a piene mani.
LeggiDi materiale su cui basare dei film, con le tante avventure del corpo scelto di guerrieri dell'aria che cavalcano giganteschi draghi telepatici sul pianeta Pern, orbitante intorno alla stella Rukbat, non ne manca.
Il team produttivo dei Dragonieri di Pern
Di informazioni non ce ne sono molte per ora. Il produttore esecutivo del progetto si chiama Drew Crevello, che solo due mesi fa è stato ingaggiato ufficialmente dopo aver scritto per due anni. Ha collaborato a The Grudge 2 e con la Fox ha lavorato al franchise degli X-Men.
Altra produttrice associata è Julia Spiro che ha nel suo curriculum solo I maghi del crimine, curioso thriller diretto da Louis Leterrier in cui un l'FBI e l'INTERPOL danno la caccia a un gruppo di illusionisti specializzati in rapine.
Il progetto della Warner sarebbe di rendere I dragonieri di Pern un brand come già è stato con Harry Potter e le saghe tolkieniane, con progetti non solo cinematografici ma anche collegati ad altre forme di intrattenimento, come i videogiochi, e al merchandise.
Notizie di possibili trasposizioni della saga girarono già nel 2006, ma il progetto non andò mai in porto, anche per l'opposizione dell'autrice, non soddisfatta delle proposte di adattamento formulate all'epoca.
La Saga Dei Dragonieri Di Pern sul grande schermo
La serie fantasy/fantascientifica scritta da Anne McCaffrey, I dragonieri di Pern, vedrà il grande schermo per merito della Canadian production company Copperheart Entertainment
LeggiNon ci sono notizie su quando e se la Warner passerà alla fase operativa, non sarebbe la prima volta che a una opzione su dei diritti non si giunge poi all'opera finale.
Per ora rimaniamo in attesa di ulteriori sviluppi.
7 commenti
Aggiungi un commentoPiù che altro in Italia molte saghe non trovano il numero abbastanza congruo di acquirenti affinché le saghe continuino, oppure le case editrici falliscono.
Penso che se i volumi di un autore vendono bene, nessun editore rinunci a pubblicarlo, sarebbe autolesionismo.
È un po' un circolo vizioso. Anche i lettori (vedi me) si scocciano parecchio a non trovare i libri o a trovarli a un prezzo vergognosamente alto.
E allora si legge in inglese e sul kindle.
Perché stiamo tutti leggendo il terzo Locke Lamora in inglese? (Nord mi sembra molto vicina all'autolesionismo in questo frangente)
Perché il terzo ragazze lupo devo leggerlo in inglese?
Perché quando cerco un David Eddings è sempre esaurito?
Perché gli Erikson o gli Hobbe sono divisi in due e venduti al doppio del prezzo?
Perché diamine ci sono le edizioni economiche in inglese per tutti i libri e sono sempre disponibili e in Italia non ce n'è traccia? Solo colpa dei non lettori? E tu editore cosa fai per invogliare la lettura?
E non c'è coraggio. Se non usciva il film magari non stampavano nemmeno Percy Jackson.
Poste qui sono domande retoriche dato che i soggetti coinvolti non siamo noi.
Posso solo dirti che mi sono fatto un .... così con questo articolo, http://www.fantasymagazine.it/approfondimenti/20890/sui-prezzi-dei-libri-punti-di-vista-a-confronto/ cercando di comprendere, tramite la determinazione del prezzo dei libri, i meccanismi del libro inteso come progetto. Così anche Martina con gli articoli "Caro editore"
http://www.fantasymagazine.it/rubriche/17503/caro-editore-ti-odio-1/
http://www.fantasymagazine.it/rubriche/17525/caro-editore-ti-odio-2/
http://www.fantasymagazine.it/rubriche/17526/caro-editore-ti-odio-3/
http://www.fantasymagazine.it/rubriche/17527/caro-editore-ti-odio-4/
Forse in questi articoli potrai trovare risposte generiche, non ai casi specifici, ma d'altra parte a quelli potrebbero rispondere solo i soggetti interessati.
So, per quanto riguarda Delos Books, per esempio, per ammissione stessa dell'editore dalle pagine di Robot, che se non abbiamo continuato a pubblicare volumi cartacei, interrompendo delle serie, è stato perché non vendevano abbastanza. E non avevamo alcuna intenzione o voglia di fermarci. Non c'era l'intenzione sadica di stuzzicare il lettore e poi lasciarlo con un palmo di naso.
Ritengo che i nostri libri abbiano venduto il massimo possibile, spinti solo da quel poco di massa critica creata dalle news sui nostri siti e dal passaparola, date le condizioni della filiera distributiva, ma non sufficiente a sostenere i costi necessari a produrli.
Simple as that.
Mi dispiace se è retorica, ma mi limito a constatare che:
- Ho acquistato quattro libri oggi.
- Per l'editoria italiana sono un non lettore.
Il tutto non senza amarezza da parte mia. Cioè avrei comprato questi libri anche in italiano, potendo.
Ma il mercato è mercato anche per il lettore, non solo per l'editore.
<Fine OT>
Diciamo che ahimé la scelta di tutti, ma in primis delle grandi case editrici che sono quelle con più mezzi da investire, sta causando il crollo di un mercato che andrebbe reincentivato portando più scelta in libreria o sugli scaffali virtuali. Invece:
[list][*:7450d857a4]Si comprano diritti di opere, si comincia male la traduzione e ci si arrabbia se la gente smette di leggere
[*:7450d857a4]Si comprano diritti di opere senza sapere se avremo la possibilità di chiudere il ciclo editoriale
[*:7450d857a4]Si tolgono velocemente dal catalogo opere che per la loro validità sono da considerarsi "classici" di genere (Vance, Howard, Moorcock)
[*:7450d857a4]Si insozza il catalogo di prodotti lanciati sulla moda del momento, che anche se garantiscono una certa vendità lì per lì, poi rimangono sul groppone[/list:7450d857a4]
Per me come lettore è uno spreco di risorse, per questo passo al mercato in inglese...
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