Dopo i primi momenti di isteria di massa (perché è giusto definirla così), dopo esserci messi di buona lena a riportare le dichiarazioni di Toshio Suzuki, cofondatore dello Studio Ghibli insieme a Miyazaki e Takahata per ciò che realmente fossero, ecco che col passare dei giorni abbiamo visto la casa di produzione cinematografica nipponica raddrizzare il tiro, rilasciando nuove, chiarificanti spiegazioni che ci danno ragione.
La verità sullo Studio Ghibli
Chiudono o non chiudono? Questa sembrava la notizia, sconcertante, della settimana. La questione è più complessa, ma certo che è che lo Studio Ghibli è in una fase di analisi, valutazione, e decisioni. Abbiamo cercato di capirci di più.
LeggiI chiarimenti in diretta tv di Toshio Suzuki
Dunque, pochi giorni dopo la presunta bomba Toshio Suzuki, produttore che ha finanziato i lavori dello Studio Ghibli sin dalla sua nascita (1985), ha chiarito le proprie iniziali dichiarazioni: lo Studio dunque, avrebbe preso una pausa dalla produzione di film, una sorta di pausa per fare “pulizie e ristrutturazione” per capire come procedere d’ora in avanti. Nello specifico, il quotidiano Variety ha pubblicato l’intervista rilasciata al programma della NHK Asaichi il 7 agosto scorso. “Stiamo cambiando il nostro modo di fare (animazione). (…) Volevamo fare una società da sogno. Abbiamo pensato che dovremmo fare ciò che è più compatibile con noi e non ciò che ci converrebbe. Siamo stati in grado di realizzare (il sogno) in una certa misura e siamo molto felici di questo. Ma ora siamo a un punto in cui dobbiamo pensare a quello che faremo dopo”.
Il ruolo di Hayao Miyazaki
Inoltre Hayao Miyazaki, dopo aver annunciato il proprio ritiro con l’uscita di Si alza il vento (The Wind Rises, che arriverà da noi a settembre), come molti già auspicavano potrebbe avere molto a che fare, ancora, con le opere dello Studio Ghibli.
Il trailer italiano di Si alza il vento
La Lucky Red ha diffuso il trailer pubblicitario dell'ultimo film di Hayao Miyazaki, che arriverà nelle nostre sale a settembre, per una tre giorni molto speciale.
LeggiSuzuki avrebbe confermato questa cosa durante l’intervista. Non si è capito se sia ufficiale ma pensando al passato non ci stupiremo se Miyazaki partecipasse a qualche nuovo progetto cinematografico, piccolo o grande che fosse: Suzuki si stava riferendo a un cortometraggio per il Museo Ghibli di Tokyo di cui i due avevano discusso, ma sembra dovrebbe trattarsi di qualcosa di più simile a Mei e il Kittenbus, il breve spin-off nato da Il mio vicino Totoro.
Venti futuri dall'Asia
Suzuki, infine, si è soffermato sul futuro di animazione giapponese. "Sta cambiando. È cambiato. Da qui, e in tutta l'Asia orientale, oltre che in zone oltremare. È già iniziato (il cambiamento) In Thailandia, Malesia, Taiwan, e in alcune parti del Vietnam.
Si potrebbe dire che in tutta l'Asia, per esempio, se a un Giapponese è venuta l'idea, la persona che crea effettivamente è Thai, o una cosa simile. Ecco come sta cambiando. Se qualcuno vuole disegnare, può andare in Thailandia. Non si tratta di costi di produzione, si tratta di un problema di ambizione. Anche se in Giappone c'è ambizione, siamo in grado di mettere in pausa per un po'. Non si tratta di fare un lavoro che sia “Japan-made” o “Thai-made”, ma fare un solo lavoro in tutta l'Asia, e sembra proprio che questa sia la nuova era”.
È un’affermazione che per noi ha un peso parziale, considerando che story board o artisti italiani hanno avuto la possibilità di lavorare con case cinematografiche di peso internazionale come la Pixar (Enrico Casarosa con il corto La luna, uscito con Ribelle-The brave, per esempio). Da queste dichiarazioni sembrerebbe, invece, che ci sia stato fino a questo punto un forte campanilismo, quindi Suzuki sottolinea un cambiamento in questo senso che non ci resta di auspicare che possa portare progetti nuovi, fervidi spunti creativi nel panorama cinematografico internazionale dal mondo asiatico sul quale, è evidente, sta soffiando un nuovo vento. Ghibli?
4 commenti
Aggiungi un commentoBah... mi sembra una giustificazione pelosa.
Personalmente ero d'accordo con FM - le parole di Suzuki mi erano sembrate verso il "ci prendiamo una pausa perche' lavoriamo con freelance che costano un sacco se non produciamo film che facciano ottimi incassi, quindi abbiamo bisogno di riorganizzarci prima di continuare a pagare" piuttosto che il sensazionalistico "lo studio Ghibli chiude" di molte altre testate
Grazie!
I film Ghibli sono fantastici per arte-idee-colori-disegni-ecc ma costano un boato di manovalanza. Dovrebbero trovare un giusto compromesso, quindi la pausa ha più che senso. Non so, non mi era sembrata una comunicazione così eclatante e leggendo poi mi è sembrato più che plausibile. Certo il titolone attira. I più tonti saranno corsi a comprarsi tutta la filmografia (che ha senso... )... rinnovarsi a volte è necessario, e non è sempre una cattiva idea.
All'uscita di Ponyo sulla scogliera, il blockbuster americano del momento, Batman il Cavaliere Oscuro di Nolan, floppò miseramente in Giappone perché uscì miopemente in concorrenza con il film di Miyazaki.
Oggi invece Si alza il vento non riesce a competere con Frozen.
Il ripensamento è necessario, ma forse bisogna ripensare i film, per recuperare il pubblico più che la linea imprenditoriale.
L'idea che "se qualcuno vuol disegnare può andare in Thailandia" mi sembra felice come quella dei Call Center delle aziende italiane in Romania o della produzione di Gucci spostata in Cina.
Vorrà dire che nei prossimi decenni finiremo per vedere i film di animazione thailandesi al posto di quelli dello Studio Ghibli.
Suzuki vergogna.
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