La mostra intitolata The Lord of the Rings Motion Picture Trilogy, aperta due anni fa al museo nazionale neozelandese Te Papa Tongarewa (Wellington), aveva attirato 800.000 visitatori. Al Science Museum di Londra ne erano stati totalizzati 260.000 a neanche 4 mesi dall’apertura. Ora, per tre mesi, la mostra approda al Powerhouse Museum di Sydney.

L’esibizione non permette solo di ammirare i 650 articoli esposti - tra cui l’abito di Galadriel, tre degli Anelli del Potere, i modellini della Torre di Orthanc e della Torre di Mordor e la riproduzione della caverna di un Troll alta 5 metri - ma anche di esplorare gli effetti cinematografici più spettacolari. Così, si possono apprendere i segreti che hanno permesso a due attori di altezza normale, come Ian McKellen (Gandalf) and Elijah Wood (Frodo), di apparire nel film con stature molto diverse da quelle originarie. E, naturalmente, si può vedere come l’attore Andy Serkis sia riuscito ad animare Gollum attraverso una serie di sensori che hanno registrato tutti i movimenti del suo corpo, filtrandoli poi attraverso il computer e creando lo spettacolare effetto che porta in vita sullo schermo la meschina creatura.

Richard Taylor, uno dei geni creativi dietro la trilogia di Peter Jackson, rivela che ci sono state molte discussioni con la Weta Workshop, responsabile dei fantastici effetti speciali, sull’opportunità di rivelare i ‘trucchi del mestiere’ di quest’ultima. Ma la grande richiesta dei fan di penetrare nei recessi più profondi della lavorazione del film, alla fine ha prevalso. E il successo della mostra sta proprio qui: riuscire a far scoprire agli appassionati la ricchezza e la profondità culturale della Terra di Mezzo, al di là di ciò che essi hanno apprezzato al cinema.