Quando ho visto e acquistato in edicola il volumetto che raccoglie la miniserie Spider-Man: il regno, scritta e disegnata da Kaare Andrews, e ho scoperto che era stata pubblicata qualche anno fa nella collana di volumi da libreria 100% Marvel mi sono chiesto: a che pensavo nel 2008, come ho fatto a farmela scappare?
La verità è che la vita di un lettore seriale, sia pur di lungo corso, ha dei momentanei black-out. Seguire anni e anni di fuffa sulle serie regolari, di numeri che si salvano per poche pagine, o che non si salvano affatto, rende diffidenti.
Non so a cosa pensassi nel 2008, ma questa volta la casualità mi ha fatto imbattere in questa edizione e, dopo averla sfogliata brevemente, l'ho acquistata al volo.
L'accattivante e drammatica copertina e i disegni lasciano già intendere che siamo davanti a qualcosa di buono.
La storia, già perché dopo l'impatto iniziale c'è da farsi avvolgere dalla vicenda, è ambientata in una sorta di mondo alternativo. Io preferisco pensare a un possibile futuro di Peter Parker, alias Spider-Man. New York è una città ripulita d'autorità dalle "maschere", siano esse eroi o supercriminali.
Le uniche ammesse sono quelle dell'autoritario corpo di polizia, emanazione del Regno, ossia del giogo che, in cambio di una relativa sicurezza, opprime la città.
Nel nome della sicurezza non ci sono più diritti, più libertà.
In questa città vive ancora un vecchio (no, non invecchiato, proprio vecchio), Peter Parker, i cui giorni da Uomo Ragno sono passati da un pezzo.
Forse ha ancora il potere per opporsi al Regno, ma non sembra averne più la forza morale, quella spinta che gli forniva la frase "da un grande potere derivano grandi responsabilità".
Il Regno, invece, diretto dal Sindaco Waters, è altresì convinto che "da grandi responsabilità derivi un grande potere", e lo usa.
L'atto finale di questo potere sarà l'innalzamento di una grande ragnatela energitica, un campo di forza così potente da impedire a qualsiasi minaccia di entrare a New York, ma anche ai suoi abitanti di uscire. Inoltre tutto quello che è metallico ed elevato, anche croci e campane, è stato rimosso da New York.
E i media, il Daily Bugle Network, la TV sorta sulle ceneri del fu giornale di J.J. Jameson, è il cantore di questo nuovo ordine, nella figura del suo anchorman Miller Janson.
Fermi tutti! Miller Janson?
Ok, quello che prima era un sospetto, ora è una certezza, una esplicita dichiarazione d'intenti. Kaare Andrews si sta inserendo nello stesso solco revisionista di Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller, Klaus Janson e Lynn Varley.
E lo fa tematicamente, ma anche graficamente, con uno stile nel disegno e nei colori, fino alla regolare struttura della tavola, ispirato a un opera fondamentale del fumetto supereroistico e non solo.
Ma non aspettatevi un calco. La capacità di Andrews è quella di saper rimescolare gli elementi, riuscendo a caratterizzare la sua opera con gli specifici elementi ragneschi, per creare una bella storia di Spider-Man, non The Arac-Knight Returns.
Peter Parker vecchio, schivo e riluttante a riprendere il suo ruolo eroico, è il protagonista, ma Andrews è geniale nell'usare come messaggero, come colui che cerca di riportare l'Eroe nella mischia, l'uomo che era stato per anni la sua nemesi, il suo più feroce osteggiatore, James Jonah Jameson. È lui che riporta a Peter la sua macchina fotografica, avvolta nella maschera di Spider-Man del costume nero.
In un mondo senza libertà, la voce di Jameson non è più quella del quarto o quinto potere, bensì quella della libertà di espressione, dell'autodeterminazione.
Altro personaggio è la giovane Susie, una ragazza che dapprima sembra solo una testimone impotente degli eventi, poi cresce in consapevolezza, fino a trovare il suo ruolo nel mosaico narrativo di Andrews, in una scena da brivido.
No, non pensiate, data la fonte originale, a qualcosa di simile alla Carrie Kelley di The Dark Knight Returns, Andrews ha saputo sorprendermi.
Altre tessere del mosaico sono i supercriminali, ce ne sono tanti, pescati dalla mitologia del ragno, e non sono lì a prendere cazzotti. Non tutti almeno.
Alcuni di loro hanno un ruolo da protagonisti nel dramma, uno di loro sarà l'Antagonista.
Come ormai è uso in molta narrazione che vuol dirsi post-moderna, Andrews rivela al lettore alcuni meccanismi, gioca con lui a carte scoperte (ricordatevi del termine Deus Ex Machina).
Inoltre lo scrittore/disegnatore dissemina per tutta la storia degli elementi chiari e inequivocabili su chi sia il Burattinaio, la Nemesi dietro tutti gli eventi. La scoperta non è meno sorprendente quando arriva.
Come sempre è il come che fa la differenza. Storie del crepuscolo degli eroi, della loro caduta e di come si rialzano ne sono state raccontate a iosa.
Questa è una delle migliori, che merita di essere letta e studiata, conservata come un prezioso pezzo della vostra biblioteca.
Se dovessi leggere un solo volume a fumetti nel 2015, vi consiglierei, a oggi, senz'altro Spider-Man: il Regno.
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