Ti dichiari un appassionato di fantasy. Come mai hai scelto di portare al cinema proprio La ragazza dei miei sogni di Francesco Dimitri?
La cosa è nata al contrario. Divido il cinema il due categorie: quello bello e quello brutto. Tra quelli fantasy ce ne sono tanti belli. Definirmi un appassionato è dire una mezza bugia. Mi sono avvicinato al genere proprio grazie al romanzo di Francesco, che mi è stato proposto. Mi sono avvicinato in punta di piedi, curioso, e da lì è nata la passione.
Come hai conosciuto il libro, come è andata esattamente?
È andata che con la Draka Production stavamo pensando a un altro progetto, che però non è andato in porto. L’organizzatore della Draka, Antonio Alessi, mi ha proposto la sceneggiatura tratta dal romanzo di Francesco. L’ho letta. C’era tanto lavoro da fare ma si capiva che c’era una pietra preziosa dentro. Scena per scena, riga per riga, abbiamo lavorato al progetto e lo abbiamo voluto fortemente.
C’è qualche altro film che ti piacerebbe girare, anche non di genere fantasy?
Io ho scritto con Beba Slijepcevic, una sceneggiatrice croata, e con Federica Pontremoli (Abemus Papam) un film intitolato Il sole tutto l’anno, commedia d’amore, con uno stile ispirato a quello delle commedie americane, ambientato però per l’ottanta per cento ambientato in Etiopia, contrasto che dà al progetto un respiro internazionale.
Che rapporto hai avuto con Francesco Dimitri?
Un rapporto dal sapore antico, epistolare. Non riusciamo a parlare al telefono, anche per la distanza. Francesco vive a Londra, un caso di fuga di cervelli. Spesso si pensa che emigrino solo figure professionali come ingegneri e chirurghi, ma in realtà emigrano anche persone che fanno cultura. Francesco lo fa per professionale, non “campicchiando”. Per La ragazza dei miei sogni abbiamo discusso molto attraverso le email e abbiamo tirato fuori la pietra preziosa che c’era nella sceneggiatura.
Nel corso della conferenza Nicolas Vaporidis ha parlato di “sapore magico” della Puglia. Come avete portato questo aspetto nel film?
Nel film non ci sono effetti speciali, solo fascinazioni. La magia però è ovunque, basta saperla vedere. L’amore diventa incanto, la pazzia genialità. La magia è tra le pieghe e sta nel lavorare con amici di sempre e non annoiarsi mai, o lavorare con Miriam Giovanelli, persona intelligentissima; la magia è anche in questo.
Aneddoti particolari?
Non ce ne sono di clamorosi, ma credo che usciranno con il tempo, considerando che siamo ancora a lavoro sulle riprese. Con il direttore della fotografia Francesco Di Giacomo con il quale ho lavorato in tutto quello che ho prodotto pensavamo che ci saremmo fermati in giorno stesso in cui abbiamo iniziato a girare, e invece siamo ancora qui e continuiamo a lavorare, giorno dopo giorno, con l’intenzione di non fermarci. Questo, al momento, può essere classificato come aneddoto.
Riguardo lo studio dei personaggi, come hai lavorato con gli attori? Li hai indirizzati o hanno avuto carta bianca?
L’attore che ha voglia di lavorare con me trova pane per i suoi denti. Sono disposto anche a svegliarmi alle tre di notte con chi ha voglia di studiare una battuta particolare, una scena specifica o un confronto di idee. Lascio carta bianca da una parte, ma ci sono dei binari dritti che inseguo. Inseguo il realismo, la verosimiglianza. Se una scena non è verosimile, se non entra a far parte di come debba essere la verità – il cinema è finzione ma deve sembrare vero – allora non mi arrendo. Lo faccio in maniera metodica, riguardando ogni singola battuta, rivedendo situazioni, tagliando pagine e pagine di dialoghi, aggiungendone altrettante. Se non c’è verosimiglianza – se non ci credo io prima di tutto, allora il pubblico non mi seguirà.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID