È un ben strano mondo quello di David (Colin Farrell) che rimane single suo malgrado, lasciato dalla moglie in cerca di una persona a lei affine.
L'ossessione dell'affinità è anche perseguita all'Hotel, un lager dotato di medi comfort, dove chi è rimasto solo viene trasferito di peso dalla Città, dove è ammissibile vivere solo in coppia.
Lì i single hanno 45 giorni di tempo per trovare un compagno o una compagna, altrimenti verranno trasformati in un animale a loro scelta. David ha scelto l'aragosta del titolo per delle ragioni che vi lascio scoprire al cinema.
Ma non è tutto. I 45 giorni possono essere prolungati partecipando a delle insolite battute di caccia. Nel Bosco infatti vive chi si è sottratto alla società "civile" rimanendo più o meno volontariamente single. Per ogni cattura di un single datosi alla macchia, gli ospiti dell'Hotel ottengono un giorno in più di permanenza. Un giorno in più per riuscire nell'impresa di riuscire a rimettersi in coppia.
The Lobster è l'odissea di David in questi tre luoghi topici: la Città, l'Hotel e il Bosco, con le loro regole opprimenti e disumane.
Se infatti quella dell'Hotel e della Città sembrano dittature, non meno inquietante è il Bosco. Anche i Solitari hanno delle regole da seguire, imposte da una dispotica leader.
The Lobster è un film decisamente Weird. Immerso completamente in atmosfere e situazioni che spiazzano di continuo lo spettatore, dandogli una esperienza estraniante.
La storia ha molti momenti di inquietante ironia, ed è impregnata di una certa dose di sarcasmo. Ma la cifra stilistica rimane quella di una drammatica allegoria.
La messa in scena si basa su attori funzionali come uno spaesato Colin Farell, con John C. Reilly e Ben Whishaw che non sfigurano come caratteristi, con due co-protagoniste che lasciano il segno come Rachel Weisz e Léa Seydoux.
Ma tutto il cast non demerita, pienamente in sintonia con i luoghi, altrettanto fondamentali nel film. L'Hotel, con quel suo aspetto da 4 stelle ottenute per sopravvalutazione, con un lusso e un comfort più evocati che reali, cita l'Overlook Hotel di Kubrick, dando i brividi sin dalla sua prima apparizione.
Il Bosco, situato nella realtà in Irlanda, che rassicura inizialmente per la sua luminosità, il suo verde raggiante, diventa anch'esso luogo di inquietudine quando il protagonista e lo spettatore comprendono le regole di chi ci abita.
Pur se parzialmente evocata, la Città, da cui prende le mosse la storia, diventa importante proprio per la sua sublimazione. Le imposizioni, il rigido controllo delle regole, la rendono un non-luogo alla Marc Augè, nel quale le relazioni diventano impossibili, proprio perché un regime le vuole imporre.
Permeato di luce naturale, con attori poco truccati allo scopo di restituire una esperienza immersiva e realistica, The Lobster di Yorgos Lanthimos è un film dalla cui visione si esce perplessi, pieni di domande. Non si riesce a formulare subito una netta opinione. Poi, la comprensione delle sue intenzioni potrà portare a giudizi opposti. Lo amerete o lo odierete per gli stessi motivi.
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